Arrivata a Pisa in condizioni disperate da Gaza, Marah Abu Zuhri morta a 20 anni di malnutrizione, PRC: vittima genocidio che troppi negano

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Marah Abu Zuhrii, morta a 20 anni a Pisa dopo essere arrivata da Gaza
Marah Abu Zuhrii, morta a 20 anni a Pisa dopo essere arrivata da Gaza

Aveva solo vent’anni Marah Abu Zuhri, arrivata a Pisa in condizioni disperate da Gaza grazie a uno dei pochi voli umanitari organizzati dall’Italia e dall’Europa. Voli tardivi e selezionati con il contagocce, che servono più a lavarsi la coscienza che a salvare davvero vite. Marah non ce l’ha fatta: è morta a causa della malnutrizione, della fame e della carestia che da mesi consumano migliaia di persone intrappolate nella Striscia, soprattutto bambini.

I medici dell’ospedale di Pisa hanno fatto tutto ciò che era possibile, ma il cuore della giovane non ha retto agli stenti di una vita segnata da privazioni e violenze. Ora il suo nome e il suo volto diventano testimonianza, prova tangibile di un dramma che non può più essere derubricato a “danno collaterale”.

A ricordarlo, con parole durissime, è il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, per voce del segretario nazionale Maurizio Acerbo e della responsabile Esteri Anna Camposampiero: «Marah Abu Zuhri è morta anche per colpa di chi nega l’evidenza. Ora ci sono i referti a smentire lo squallore negazionista di Netanyahu e dei suoi complici. Non potrete più dire che non è vero. Non si tratta di un caso isolato: è il frutto di una strategia di sterminio che in troppi continuano a giustificare».

L’accusa non riguarda solo Israele e il suo governo, ma anche l’Occidente che con esso continua a intrattenere rapporti economici e diplomatici. «Se la si pensa diversamente – prosegue la nota – si abbia almeno la dignità di affermare che Israele non deve essere fermata e che le sue operazioni devono restare impunite. Ma basta con l’ipocrisia di chi nega il termine “genocidio” mentre migliaia di persone muoiono di fame e bombe».

La morte di Marah Abu Zuhrii diventa così un grido che squarcia il dibattito sterile e complice che domina la politica europea: mentre i governi parlano di “tempi non maturi” per il riconoscimento dello Stato di Palestina, i corpi delle vittime raccontano una verità che non si può più nascondere.

Una ragazza di vent’anni, spezzata dalla malnutrizione, ricorda a tutti che non basta piangere i morti: occorrono azioni concrete per fermare un genocidio che continua davanti agli occhi del mondo.