
Il piano della sindaca di Arzignano, Alessia Bevilacqua, di evitare il commissariamento dell’ente dopo la sua elezione nel Consiglio della Regione Veneto è fallito. Nei giorni scorsi e ieri mattina si sono dimessi 10 consiglieri comunali, decretando ufficialmente il decadimento degli organi amministrativi.
A rassegnare le dimissioni sono stati Mario Zuffellato, Marianna Carulli, Silvia De Cao, Emanuela Fochesato e Roberta Refosco (Liga Veneta Repubblica); Diego Zaffari, Antonio De Sanctis e Elena Dalla Benetta (Pd); Nicolò Sterle (Forza Italia) e Marco Cazzavillan (Gruppo Misto).
Ora il prefetto della provincia di Vicenza, Filippo Romano, nominerà un commissario con il compito di guidare Arzignano fino alle prossime elezioni, previste indicativamente tra metà aprile e metà giugno 2026.
La crisi è precipitata a poche ore di distanza dalle dimissioni del vicesindaco Riccardo Masiero, il più votato alle elezioni comunali 2024. Ieri mattina, anche Nicolò Sterle, consigliere di minoranza del gruppo “Forza Italia Berlusconi – Sterle Sindaco”, ha rassegnato le proprie dimissioni, portando il numero dei firmatari alla soglia critica per lo scioglimento dell’assise. Una decisione arrivata al culmine di una fase di estrema tensione scatenata dal recente rimpasto di Giunta operato dalla sindaca Bevilacqua.
Le dimissioni seguono strategicamente la seduta di Consiglio Comunale del 17 dicembre. “È con grande senso di responsabilità che ho protocollato le mie dimissioni dopo che sono state votate delibere importanti come le varianti al piano degli interventi e il bilancio, così da consentire un proseguimento lineare della macchina comunale nei prossimi mesi”, ha spiegato Sterle in una nota ufficiale.
Al centro della contesa c’è la scelta di Alessia Bevilacqua, recentemente eletta in Consiglio regionale del Veneto con 8.425 preferenze (nella lista Lega-Liga Veneta Stefani Presidente), di procedere a un radicale riassetto della sua squadra di governo. Una mossa ritenuta necessaria in vista della sua ormai prossima opzione per la carica veneziana, essendo quest’ultima incompatibile con quella di primo cittadino.
Il tentativo di gestire la transizione verso Venezia senza passare per il commissariamento si è però scontrato con la resistenza di una parte della sua stessa maggioranza e delle opposizioni, che hanno preferito staccare la spina all’amministrazione. Con la caduta del Consiglio, si chiude anzitempo l’esperienza amministrativa di Bevilacqua, lasciando la città del Grifo nelle mani di un funzionario prefettizio fino al ritorno alle urne.








































