Autonomia, lettera del professor Bertolissi che replica per il Veneto all’appello di 30 costituzionalisti

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In merito all’appello in materia di autonomia differenziata rivolto da trenta costituzionalisti al Capo dello Stato, l’Ufficio stampa della Giunta regionale del Veneto tramette una nota del professor Mario Bertolissi, membro della delegazione trattante per la Regione del Veneto (nel video le parole di Luca Zaia dopo la Seduta della Consulta per l’Autonomia del Veneto del 5 marzo).

Alcuni autorevoli giuristi hanno sottoscritto un appello al Presidente della Repubblica, affinché venga salvaguardato il ruolo del Parlamento, garante di “uno sviluppo equilibrato e solidale del regionalismo italiano”. La premessa sottostante – par di capire – è che il procedimento in atto – riguardante le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – stia disarticolando il Paese. Ma così non è.

In primo luogo, i testi elaborati in bozza richiamano costantemente i principi fondamentali della Costituzione, di cui è garante il Giudice delle leggi.

In secondo luogo, le differenze-discriminazioni tra Regioni esistono da sempre e ad esse lo Stato non ha saputo, finora, porre rimedio.

In terzo luogo, le procedure istituzionali in atto si stanno svolgendo nel rispetto puntuale dell’art. 116, 3° comma, della Costituzione.

In quarto luogo, i timori, che hanno ad oggetto la centralità del Parlamento, sono smentiti dalle disamine dei costituzionalisti, i quali, da lungo tempo, vanno dicendo di una centralità del Governo, come è nei fatti.

In quinto luogo, questo rilievo è confermato dalla recentissima vicenda, definita dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 17/2019.

In sesto luogo, non è possibile, in base al principio di non contraddizione, parificare il procedimento legislativo ex art. 116, 3° co., Cost., al procedimento ex art. 72, Cost.

In settimo luogo, nel resoconto stenografico dell’indagine conoscitiva, svolta dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali nel corso della passata legislatura, si legge che, quella di competenza parlamentare, è “una legge in senso formale, vincolata all’intesa precedentemente raggiunta tra Governo e Regione” (Atti Parlamentari, seduta del 6 febbraio 2018, 41).

In ottavo luogo, mina l’unità e indivisibilità della Repubblica il criterio della spesa storica, fonte di inefficienze, sperpero di pubblico denaro e di irresponsabilità, cui non si è mai voluto derogare.

In nono luogo, è bene che il Parlamento discuta: di numeri, di cose fatte e non fatte, di risultati, di tutele realizzate e no, dopo aver riscontrato se è ancora vero che esistono – come scriveva Livio Paladin nel 1976 – “Regioni di avanguardia… Regioni collocate nel mezzo” e Regioni di “retroguardia”, alla luce del principio di responsabilità. C’è da chiedersi: perché mai non se ne è parlato in passato e si è atteso l’impulso del Veneto?

In decimo luogo – ed infine – l’interesse nazionale è messo in pericolo da chi non è stato in grado di svolgere una attività di buon governo e di buona amministrazione: pure in questo caso, alla luce di una disposizione costituzionale chiarissima, quale è l’art. 97.

Infine, mi pare che la volontà di forzare e far leva sul Presidente della Repubblica, che è autorevolissimo custode della Costituzione e che mai si è espresso sulla materia, appaia come un maldestro e miserevole tentativo. E’ un po’ come pensare di avere l’arbitro che gioca con la tua squadra. Speculare sulla correttezza del Capo dello Stato appare irrituale, soprattutto se a esprimersi sono autorevoli costituzionalisti. Forse pensano che al Quirinale abbiano momenti di distrazione…

Mario Bertolissi