
Episodi recenti di violenza giovanile e aggressioni da parte delle cosiddette “baby gang” hanno sollevato un profondo allarme sociale ed educativo nel Vicentino e in tutto il Veneto.
Un grave episodio avvenuto su un autobus di linea tra Treviso e Vicenza, che ha visto alcune adolescenti protagoniste di offese, minacce e comportamenti irrispettosi nei confronti dell’autista e dei passeggeri, ha indotto il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) a esprimere “profonda preoccupazione”.
Azione Studentesca Vicenza: “Città un campo di caccia”
La situazione di allarme è condivisa anche sul fronte della sicurezza urbana. Azione Studentesca Vicenza ha distribuito in Corso Palladio il volantino intitolato “Il coraggio ce l’hai dentro”, a seguito delle continue aggressioni da parte di “maranza e di baby gang” ai danni di studenti e giovanissimi.
Il movimento studentesco denuncia: “Non possiamo rimanere osservatori inerti. La nostra città si è trasformata in un campo di caccia per questi delinquenti da TikTok, che in gruppo spadroneggiano per rapinare e minacciare gli studenti, specialmente i più indifesi”. Azione Studentesca riferisce che in una sola settimana ci sono state “addirittura 3 rapine“, una delle quali sventata dal coraggio della vittima.
“Saremo sempre – conclude Azione Studentesca – dalla parte dei coraggiosi che non accettano di veder trasformare la nostra città in una banlieu francese”.
La lettura pedagogica: deficit emotivo e carenza di limiti
Il CNDDU, presieduto dal professor Romano Pesavento, interpreta questi comportamenti come “indicatori di un disagio relazionale e valoriale sempre più evidente, che richiede una risposta pedagogica e culturale sistemica”. Il Coordinamento sottolinea che l’immagine che la cronaca restituisce è quella di una gioventù “disorientata, che sembra aver smarrito il senso del limite e il rispetto delle regole fondamentali della convivenza civile”.
Da un punto di vista psicoeducativo, il CNDDU ritiene che tali comportamenti rivelino non solo un deficit di educazione civica, ma una più profonda carenza di alfabetizzazione emotiva. Le giovani e i giovani coinvolti, infatti, “sembrano incapaci di decodificare la frustrazione, di gestire l’attesa e di attribuire valore all’autorità come riferimento protettivo, non come limite da abbattere”. Questo fenomeno trova radici nella dispersione affettiva, nell’eccessiva esposizione digitale e nella mancanza di esperienze formative basate su cooperazione e responsabilità.
L’appello alle Istituzioni: un Patto Sociale per l’Educazione
Il Coordinamento Docenti chiede un impegno sociale comune, corale e strutturale per restituire ai giovani punti di riferimento chiari. La famiglia, la scuola, le istituzioni e il mondo dell’informazione devono allearsi in una “responsabilità condivisa”.
In particolare, il CNDDU chiede al Ministro dell’Istruzione e del Merito un forte investimento nella scuola pubblica, un “presidio autentico della democrazia”. Si chiede l’inserimento nei curricoli scolastici di percorsi stabili di educazione socio-emotiva, giustizia riparativa e mediazione dei conflitti, capaci di rafforzare le competenze relazionali.
Il CNDDU auspica l’attivazione di tavoli permanenti tra scuola, enti locali e associazioni per costruire percorsi educativi condivisi e sostenibili, affinché il rispetto torni a essere la cifra della nostra civiltà e la fragilità giovanile sia trasformata in “cittadinanza attiva”.





































