Baciate BPVi e Veneto Banca: il 73% del FIR. ADUSBEF: per Cassazione finanziamento nullo, indennizzati non corrono rischi di restituzione ma…

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Fir: una manifestazione a Roma dei risparmiatori traditi dalla banche risolte tre incontri
Fir: una manifestazione a Roma dei risparmiatori traditi dalla banche risolte

Mentre le associazioni e i risparmiatori dibattono nelle chat di ulteriori riparti e delle tempistiche relative all’arrivo del sospirato 10% aggiuntivo del FIR (Fondo Indennizzo Risparmiatori) previsto entro fine anno, pare passato di moda fare i conti con un’altra dura realtà, il cosiddetto fenomeno delle baciate o operazioni correlate che dir si voglia.

ViPiu.it ha interpellato ADUSBEF per vederci chiaro e capire in quanti hanno contratto debiti con le due banche venete per l’acquisto di azioni o  obbligazioni, per poi trovarsi con la spada di Damocle di un’azione di recupero del credito.

Siamo andati a leggere i comunicati più recenti pubblicati dalle due banche in L.C.A

Veneto Banca S.p.A. in LCA in base al D.M. n. 186 del 25.6.2017 nella sua quinta informativa sintetica sullo stato della procedura di Liquidazione coatta amministrativa (aggiornata ai saldi contabili al 31.12.2021 con informazioni sugli eventi più significativi del 2022) informa che: “I Crediti verso clientela sono integralmente costituiti da crediti deteriorati (scaduti, inadempienze probabili e sofferenze), esclusi dalla cessione a Intesa Sanpaolo e comprensivi di quelli High Risk deteriorati retrocessi esclusi dalla successiva cessione ad AMCO (già SGA, ndr), al netto degli incassi conseguiti nel periodo… Nella voce figurano, altresì, Euro 191,9 milioni di crediti deteriorati correlati ad operazioni di commercializzazione di titoli di Veneto Banca esclusi dalla cessione ad AMCO, iscritti al presumibile valore di recupero (Net Book Value – NBV) rilevato nelle fasi iniziali della liquidazione, dal quale sono stati dedotti gli effetti incrementativi derivanti dal passaggio del tempo (es. per la capitalizzazione di interessi)”.

Banca Popolare di Vicenza S.P.A. in LCA in base al D.M. n. 185 del 25.6.2017  nella sua quinta informativa sintetica sullo stato della procedura di Liquidazione coatta amministrativa (la relazione è aggiornata al 31.12.2021, ma contiene informazioni sugli eventi più significativi del 2022) a sua volta informa che : “I Crediti verso clientela conseguono ai crediti deteriorati (scaduti, inadempienze probabili e sofferenze), esclusi dalla cessione a Intesa Sanpaolo, e alle successive retrocessioni da parte di ISP di crediti Cartolarizzati e High Risk sempre ai sensi del contratto di cessione, al netto degli incassi conseguiti nel periodo… Nella voce figurano, altresì, € 561 milioni di crediti netti deteriorati correlati ad operazioni di commercializzazione di titoli di BPVI esclusi dalla cessione ad AMCO, esposti ai valori di apertura della LCA, senza includere gli interessi medio tempore maturati.”

Il totale dei crediti da operazioni correlate, in gergo baciate, risulta, quindi, pari ad euro 752.9.

Facendo un raffronto con quanto erogato dal FIR, secondo l’ultimo comunicato ufficiale della Consap: “01/02/2023 Aggiornamento Dati – Attività FIR Al 31 dicembre 2022 le domande complessivamente valutate dalla Commissione tecnica sono state n. 144.871 per un controvalore di oltre euro 1.030 mln, definendo l’intero procedimento di valutazione delle istanze sia afferenti al canale forfettario che a quello ordinario. Gli indennizzi riconosciuti dalla Commissione tecnica sono quelli principalmente riferiti agli strumenti finanziari dei seguenti Istituti bancari: Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca delle Marche e Cassa di Risparmio di Ferrara.”

Una semplice proporzione fra i due valori numerici a fine 2022, ossia baciate euro 752,9 milioni, FIR 1.030 milioni, porta a concludere che il totale delle baciate corrisponde al 73.09 % di quanto erogato dal FIR.

In altre parole, se le due L.C.A dovessero intraprendere azioni di recupero gli azzerati dei crac bancari, coinvolti nelle operazioni baciate, dovrebbero restituire gran parte dei denari percepiti dal Fondo Indennizzi risparmiatori.

Come a dire che cinque anni di battaglie e sacrifici svanirebbero inghiottiti dal buco creato dalle banche, perché c’è il rischio concreto che dalle LCA i risparmiatori non vedano un soldo. Basta leggere in coda ai comunicati citati una dichiarazione fotocopia l’una dell’altro: “Per doverosa trasparenza, si precisa altresì che – tenuto conto delle passività derivanti dalla cessione a ISP, degli attivi della LCA e delle informazioni rese disponibili da AMCO sulle prospettive di monetizzazione dei crediti ceduti ai sensi del DM n. 221/2018 – non sono al momento ravvisabili concrete prospettive di soddisfacimento dei creditori diversi da quelli rientranti nelle categorie di cui ai precedenti numeri 1) e 2).”, che ovviamente non includono i risparmiatori.

Sarebbe la beffa finale, perché, se dai processi penali si nutrono scarse, per non dire nulle, speranze di risarcimenti, meno che mai dalle liquidazioni, che poi i sudatissimi denari del FIR finiscano nella gran parte in pancia alle LCA farebbe strillare i più al motto di “summum ius summa iniuria “ e onestamente sarebbe difficile dar loro torto.

Ma vediamo se poi la sfiducia nel diritto e nella giustizia, così radicato, è altrettanto giustificato.

La Corte d’appello di Venezia  Sezione Specializzata in Materia di Impresa, in una recentissima sentenza, la n. 1922/2023 pubblicata il 03/10/2023 n. RG n. 1560/2021 dice: “Deve perciò concludersi che l’attività di assistenza finanziaria compiuta al di fuori dei limiti stabiliti dall’art. 2358 c.c. (comportante il rischio della non effettività, totale o parziale, dei nuovi conferimenti e al tempo stesso dell’aumento del capitale sociale, con ricaduta sul patrimonio netto della società: cfr. Cass. n. 25005/2006) è nulla per violazione della norma imperativa. Ciò comporta, a sua volta, in ragione del collegamento negoziale, la nullità dell’operazione unitariamente considerata, ovvero del contratto di finanziamento e del correlato acquisto di azioni della banca”.

Per la nostra Corte d’appello veneta quindi, il finanziamento per l’acquisto di azioni è nullo, come non fosse mai nato, e questa è già una notizia confortante.

Mancava all’appello la Corte di Cassazione a dissipare dubbi di sorta. Come sappiamo compito della Suprema Corte è quello di dare un’interpretazione uniforme sul territorio nazionale alle norme di legge. Oggi, a dissipare ogni dubbio, abbiamo una recente pronuncia proprio della Corte di Cassazione prima sezione civile che al Numero registro generale 14142/2016 con data di pubblicazione 06/10/2023, ha espresso il seguente  principio di diritto : Il principio fondamentale è allora questo: che sono sempre affetti da nullità gli atti contrari a norme imperative dirette a tutelare interessi di carattere generale. E tali sono quelli dei terzi e dei creditori sociali a che le operazioni di assistenza finanziaria, in violazione dell’art. 2358 cod. civ., non abbiano a depauperare il patrimonio della società “.

Significa forse che, automaticamente, se arriva una lettera del recupero crediti o delle LCA o peggio ancora un decreto ingiuntivo siamo a cavallo? Non dovremo far nulla?, Ahimé no, i principi di diritto vanno sempre fatti valere nelle aule di Tribunale, quindi occorrerà sempre l’ausilio di un legale e, se del caso, opporsi.

Tuttavia credo che i commissari delle liquidazioni avendo già riconosciuto come correlate, a detta dei loro stessi comunicati stampa, un certo quantitativo di crediti, dovrebbero seriamente riflettere sul da farsi.

I principi di diritto ora ci sono e sono molto chiari, ma forse è arrivato il momento di aprire un tavolo di confronto con le associazioni ed elencare esplicitamente una per una le operazioni correlate, per metterci una pietra sopra.