
Mentre la città si prepara ad accogliere la Fiera del Gioiello, uno degli appuntamenti economici più rilevanti del territorio, cresce la protesta di movimenti, associazioni e realtà solidali con la Palestina che chiedono di boicottare Israele nella kermesse commerciale.
Al centro della contestazione c’è il ruolo dell’industria dei diamanti israeliana: pur non possedendo miniere proprie, Israele è il principale hub mondiale per il taglio e la lavorazione delle pietre preziose. Un settore che, denunciano gli attivisti, ha legami diretti con l’industria bellica e con il Mossad, i servizi di intelligence israeliani. “Diamanti insanguinati, che alimentano il genocidio del popolo palestinese” – recita lo slogan che accompagna la campagna.
Per questo motivo, i promotori di questo appello chiedono alla Fiera di Vicenza di interrompere i rapporti commerciali con operatori israeliani e agli espositori di non acquistare diamanti lavorati in Israele, almeno fino alla fine dell’occupazione e della violenza nei territori palestinesi.
L’appello sarà rilanciato venerdì 5 settembre alle 20, presso l’Istituto Saveriani in viale Trento, con un’assemblea dal titolo “Palestina: complicità in tempo di genocidio. Armi, commercio, scuole e silenzi”.
Tra gli ospiti ci sarà Antonio Mazzeo, insegnante e attivista della Freedom Flotilla, recentemente assaltata dall’esercito israeliano in acque internazionali: Mazzeo è stato arrestato e incarcerato in Israele prima del rilascio. Insieme a lui interverrà Roberto Devogli, docente dell’Università di Padova e cofirmatario dell’appello accademico contro il genocidio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.
L’iniziativa, promossa in contemporanea con l’apertura della Fiera, vuole costruire un fronte ampio contro ogni forma di complicità con le politiche israeliane, coinvolgendo il mondo del lavoro, della scuola e dell’università.
A sostenere l’appello ci sono sigle e movimenti molto diversi: BDS, USB, Donne per la Palestina, Docenti per Gaza, Sanitari per Gaza, Collettivi universitari, Intifada studentesca, Cristiani per la Pace, Pax Christi, Rete antisionista per la Palestina, Salaam ragazzi dell’Olivo, Rifondazione Comunista, Circolo Gramsci, Legambiente, Caracol, Bocciodromo.
Un fronte plurale che intende denunciare quello che definisce “un silenzio colpevole” attorno al genocidio in corso a Gaza e alla continua espansione coloniale in Cisgiordania.
Vicenza, capitale mondiale del gioiello, diventa così anche teatro di una battaglia politica e morale: da un lato il business miliardario del lusso, dall’altro la voce di chi accusa quelle stesse pietre di essere macchiate di sangue.