
(Adnkronos) –
Mattia Bellucci risponde all’Adnkronos da New York, poco prima di fare colazione. Oggi, mercoledì 27 agosto, è il giorno del match più importante della sua carriera. Almeno fin qui. Agli Us Open, il 24enne azzurro se la vedrà contro Carlos Alcaraz. E ha cominciato la mattinata a modo suo: "Sarà la mia prima volta sul Centrale, non capita a tutti. Ho voglia di respirare un'atmosfera unica e ho appena rivisto alcune partite storiche su quel campo. La finale del 1990 tra Agassi e Sampras, ma anche diversi spezzoni dei match di Roddick". Tanto per calarsi subito nel clima. Per Mattia, giocare sull’Arthur Ashe Stadium sarà la realizzazione di un sogno: "La prima volta che ho visto questo campo, dal terzo anello, è scappata una lacrima. Ero insieme al mio coach, Fabio Chiappini, e ci siamo guardati con un po’ d’emozione". L’intesa è stata immediata: "Magari, prima o poi, ci giocherò anch’io". Detto, fatto. Il momento è arrivato e per Bellucci non è casuale, ma frutto di un percorso. Dopo la top 100 agguantata nel 2025 e la posizione numero 65 del ranking Atp. Risultati raggiunti sempre tenendo a mente il punto di partenza. Quei campi d’asfalto su cui ha cominciato a divertirsi da piccolo, insieme ai primi tornei internazionali: "Sarà un'emozione grande – sorride – e ho ripensato a quei momenti perché credo che sia giusto non dimenticare il passato, le prime difficoltà. Voltarsi indietro e guardare dove tutto è cominciato per sapere di aver meritato ogni cosa. Sono al secondo turno di uno Slam, ma ho già giocato un terzo turno a Wimbledon e ho sfiorato la possibilità di affrontare Carlos altre volte. Il fatto che stia capitando qui, sul campo che ho sempre desiderato, forse è un disegno del destino". Sulla sfida allo spagnolo, Mattia chiarisce una cosa: "Come si affronta un giocatore così? Ci si prepara come per le altre partite, cercando di tenere sotto controllo le cose che si possono tenere sotto controllo. Pensando alla prestazione, non al risultato". Come suggerito anche da coach Chiappini: "Non mi sta dando consigli dal punto di vista motivazionale, ma suggerimenti di gioco. Sul piano da attuare in campo, il metodo più efficace per evitare la tensione e concentrarsi su qualcosa di concreto". Un aspetto in parte mancato nel primo turno degli Us Open, vinto contro il cinese Shang per il ritiro dell’avversario nel quarto set (sul punteggio di 7-6 1-6 6-3 3-0, in favore dell’azzurro): "È stato un match molto complicato, ero entrato in partita davvero teso. I primi turni per me sono sempre impegnativi ed esordire agli Us Open non è semplice. Ho speso troppe energie nel primo set, l’ho vinto e ho faticato nel secondo. Poi sono riuscito a reagire". Il match contro Alcaraz avrà un osservatore speciale, il rivale dello spagnolo per il primato nel ranking Atp: "Sinner non mi ha scritto – sorride Mattia – ma in questi giorni ci siamo visti e salutati. Se mi farà un regalo in caso di vittoria contro Alcaraz? Non lo so, io cerco di stare concentrato sulla mia partita. A prescindere dal risultato che verrà, per me giocare contro uno dei migliori è uno stimolo grande. Sono convinto che mi possa far crescere". Mattia ha scalato tante posizioni in classifica anche grazie all’exploit nell’Atp 500 di Rotterdam a febbraio, quando aveva ceduto solo in semifinale a De Minaur. In quei giorni, dopo i successi contro Medvedev e Tsitsipas, proprio Alcaraz aveva parlato di lui in maniera positiva (“È bello vedere volti nuovi, l’Italia merita di avere un giocatore come lui tra i primi 100”). La replica contiene un pizzico d’orgoglio: "Il movimento italiano ha un grandissimo valore oggi. Avere la stima di uno dei top della classifica mondiale è un apprezzamento importante. Cercherò di valorizzare e rendere giustizia alle sue parole". In chiusura, Bellucci racconta qualche curiosità. Come le origini della sua ormai iconica bandana: "È una passione nata così, le indossavo anche quando avevo 8-9 anni. Con i capelli lunghi sono comode. E poi mi piace l’abbigliamento vintage, ho trovato articoli interessanti anche in Giappone". In campo, però, nessuno sponsor: "Non so se la crescita degli ultimi mesi porterà a nuove opportunità. Fuori dal campo, Cp Company mi dà un grosso supporto e ho l’opportunità di scegliere cosa indossare. È bello avere voce in capitolo in questo senso". A New York, intanto, nelle poche ore libere gira tra un negozio e l’altro: "Sto cercando di vedere più cose possibili, non voglio perdermi le novità". Stanotte, l’Arthur Ashe Stadium gli regalerà quella più bella. (di Michele Antonelli) —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)