
«Ci si incontrava sporadicamente,ma un po’alla volta il numero degli stranieri,e quindi degli italiani e dei veneti,è venuto aumentando e così ci siamo proposti di organizzarci in modo tale da poterci incontrare periodicamente.Il Giappone oggi è un paese molto popolare,specialmente fra i giovani,e volare ha costi più ridotti di 45 anni fa. Gli italiani residenti da poche centinaia che erano allora sono adesso alcune migliaia,se non di più,senza contare i turisti che prima del coronavirus si aggiravano sulle 150.000 persone all’anno. Ci sono alcune centinaia di veneti,attivi in tutti i campi,dai dirigenti d’azienda,agli importatori,cuochi,dipendenti d’ambasciata,missionari,professori,sportivi e tutta una serie di giovani che lavorano nei campi del manga,dei video giochi ecc.Il Bigoli Club è nato nella seconda metà degli anni 80 quando in qualche modo siamo riusciti a valorizzare le esperienze di alcuni di noi per metterle a beneficio del club stesso.Abbiamo chiesto agli importatori di prodotti alimentari di rifornirci a prezzi da grossista,ai dirigenti di azienda di accoglierci nelle loro case con terrazze spaziose,ai cuochi di prepararci i nostri piatti tradizionali,il cervo,i bigoli con l’arna,la polenta e il baccalà,i crostoli e così via». 
«Alla fine del 1984 io sono entrato in Ambasciata come interprete e traduttore essendomi in precedenza laureato in Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Padova-Sezione di Verona,e successivamente in Lingua Giapponese presso l’Università degli Studi Esteri di Tokyo. Sono rimasto in Ambasciata per 35 anni fino alla fine di giugno del 2019 principalmente all’ufficio Stampa e poi all’ufficio Politico. In questo ambito ho lavorato con numerosi esponenti di primo piano della nostra vita politica ed economica e ho avuto modo di intrecciare una fitta rete di relazioni in Giappone nel mondo politico,dei media ed in quello economico.Attualmente aiuto alcune aziende italiane ed europee a svilupparsi in questo mercato.Tokyo è molto diversa dalle provincia perché in Giappone esiste un divario molto forte fra grandi metropoli e province. Gli abitanti di Tokyo e di altre grandi metropoli sono abituati a viaggiare,conoscono il mondo e si sentono a proprio agio anche quando non abbiano una padronanza della lingua inglese,ma questo non significa che molti non la parlino piuttosto bene. Gli abitanti di Tokyo hanno la consapevolezza che la loro è una metropoli inferiore a nessun altra al mondo E sanno benissimo che cosa possono e vogliono ottenere. Ma amano anche mantenere un tono di sobrietà».
«Per contro i giapponesi di provincia sono poco abituati a trattare con gli stranieri e sono meno propensi a volgere lo sguardo alla cultura e ai consumi occidentali. Preferiscono restare nella loro cultura e bisogna dire che a volte qui si trovano dei veri gioielli ancora poco conosciuti,spaziando dalle prelibatezze alimentari fini a forme tradizionali di spettacolo.Vivere a Tokyo non è facile nemmeno per i giapponesi,e per un occidentale,diciamo per un italiano,abituarcisi richiede una determinazione consapevole. Aiuta molto sapere che l’impegno serio nel lavoro come nelle relazioni sociali in genere viene riconosciuto e premiato».
«Anche io ho l’impressione che per i veneti sia più facile adattarsi al Giappone di italiani provenienti da altre regioni. Sia noi che loro siamo abituati al cosiddetto “sacrificio”. Credo che per quanto riguarda il lavoro,forse anche noi veneti abbiamo qualcosa da imparare da loro;i risultati che hanno ottenuto lo dimostrano».«Per quanto riguarda poi il divertimento,in Italia,chissà perché,ci si è fatti un’idea un po’triste del modo di vita dei giapponesi. Invece,i giapponesi sanno divertirsi,eccome! Ad esempio il successo in tutto il mondo del loro karaoke – conclude Letter – lo dimostra ampiamente,ma anche cose come il cosplay,che con altro nome e modalità appena un po’ diverse, esisteva già 45 anni fa».
Clicca qui se apprezzi e vuoi supportare il network VicenzaPiù







































