Bisogno di doveri e valori morali alla base di tutto

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Non passa quasi giorno che non si abbia notizia di violenze in città. Da troppo tempo la situazione è grave e non solo nelle grandi città, ma anche nei tranquilli borghi, dove la vita sembrerebbe dover trascorrere tranquilla. Sociologi, psicologi ed esperti delle cose umane ne discorrono sovente e nei loro commenti traspare sempre o quasi un tentativo di giustificazione dei comportamenti, dovuti a situazioni socio-economiche critiche, a difficoltà di integrazione, al bullismo, ormai dilagante e al desiderio emulativo che coinvolge i più giovani che si uniscono addirittura in babygang che si scontrano con altre, come accaduto in piazza San Lorenzo a Vicenza, dove si susseguono anche atti vandalici nei confronti del tempio di cui non si ha rispetto.
Certo molti discorsi che aiutano a delineare il problema, ma poco a risolverlo. Sembra ormai che nè le famiglie, nè la scuola nè la quasi abbandonata Chiesa con le sue istituzioni e neppure il deterrente delle forze dell’ordine possano fare qualcosa. Ci si limita a denunciare, a valutare, ma poco si fa per cambiare lo stato di cose. Ogni singolo fin dalla più tenera età deve poter fare “quello che vuole” e la grande indicazione dell’umanista Leon Batista Alberti nel suo Trattato della Famiglia: “le buone assuetudini e i lodati studi rendono le famiglie degne” fa più presa. Probabilmente non interessa nemmeno ai genitori, che, nel garantire al figli “il fare quello che vogliono”, in realtà lo garantiscono a se stessi e non accettano alcun ostacolo per i figli, come dimostrato da diverse aggressioni ai docenti, e quindi nessuno anche per se stessi.
Forse e senza paura di fare “la morale” è tempo per amore del genere umano, della società e dello Stato raccogliere tutte le forze per impedire o almeno limitare la disfatta morale, che è palpabile in ogni settore dal più grande, il politico corrotto di turno, all’idraulico che evade le tasse, al docente che svolge ideologicamente il suo lavoro, al sacerdote che teme di essere anche duro nel proclamare la verità e la necessità di una vita virtuosa e si rifugia nel sociologismo di maniera, ad ognuno di noi che, appena può, fa il furbo, abbandonando rifiuti in ogni dove ecc. Tantissimi episodi che coinvolgono tutti, immigrati o profughi legali o illegali compresi.
Il problema non sono le leggi, i decreti, le delibere dei sindaci che vietano e vietano; accade, come a Vicenza, rientrando da visite a parenti, che sotto il cartellone, dove si avverte che sono in corso controlli antiprostituzione, secondo le delibere dell’ex sindaco Variati, stazionino non una, non due, bensì tre “signorine” alle quali la Polizia Municipale, talora, infligge pesanti multe che regolarmente non vengono pagate. Alessandro Manzoni ben descrive la situazione delle leggi che risultano impotenti; delle famose grida son piene le fosse. Non vi è certezza della pena, le carceri sono piene e i giudici, dopo aver considerato il reato, spesso lasciano libero addirittura il colpevole preso in flagranza di reato, che poco dopo il rilascio, il record è, se non ricordo male, di un quarto d’ora, commette nuovamente lo stesso reato (furto).
I mali li consociamo, ma avvertiva in situazioni difficili più di un secolo e mezzo fa il poeta vicentino Giacomo Zanella che guarda proprio da Piazza San Lorenzo lo scempio della nostra vita sociale attuale: non v’è chi applichi il medicamento o il ferro. Non si fa niente o pochissimo, ci si limita a constatare e chi denuncia la situazione passa per il solito “rompi…” quando va bene. Del resto dove si crede di fare cultura profanando perfino le cose sacre, come accaduto all’Olimpico a Vicenza, cosa si vuole?
Riprendere i grandi ideali, la radice stessa della nostra Europa, della nostra Italia, di Vicenza. Ideali che non sono vuote parole, visto che in esse vi è il contenuto serio della vita.
La famiglia, il valore dello Stato con le sue leggi, il senso della vita (dio) che non è nel solo orizzonte umano e accanto il valore delle scienza che deve essere rispettata e non è oggetto di ogni vento di opinione singolare. Il lavoro che non è solo un mezzo per avere del denaro da spendere, ma realizzazione e talora anche con sacrificio, fatica. L’importanza dello studio: la scuola non è un luogo di aggregazione sociale come per troppi decenni, si è consumata l’impreparazione e la mancanza di buona educazione civica che non è la dichiarazione di posizione politica, e dove non si ha nemmeno il coraggio di dichiarare insufficiente colui che ruba come in una delibera per il voto di Condotta nel più noto Liceo vicentino, dove solo una voce si alzò a denuncia.
Certo i problemi sono molti, ma se mai iniziamo, mai possiamo proporre un vero vivere civile, che inizia dalla famiglia, dalla buona educazione dalla scuola dove si deve imparare a vivere insieme a quelli che sono i cittadini, dal considerare valore non un’astratta solidarietà che spesso si traduce solo nella richiesta e ottenimento di qualche cosa, ma nella reale partecipazione di scambio mutualistico. In termini religiosi europei e non solo si chiamava “carità”, parola poco pronunciata perfino in Chiesa. Nella vita della propria città, borgo, dove si è consapevoli del rispetto dovuto che è poi rispetto, amore, per se stessi anche.
Forse è anche tempo di non incolpare solo “gli altri”, ma di assumersi le proprie colpe. Non esisterebbero i cattivi spacciatori di svariati tipi di stupefacenti, la malavita che li organizza e lucra, se non vi fossero i consumatori. Non è la vite responsabile di produrre alcolisti, ma chi ne fa abuso. Così non si fa più nemmeno un briciolo di prevenzione nelle scuole all’uso delle droghe, ma forse anche qualche docente ne fa uso?
Tanti aspetti e tutti dipendenti da un unico, l’abbandono, quando non la negazione di quegli elementi morali che costituiscono almeno la base del vivere insieme. Se sembra utopia che tutto nella società funzioni al meglio, forse, però, vale la gioia di provarci… staremo meglio.

Un cittadino