Bono Vox torna a Cannes con il suo biopic ‘Stories of Surrender’

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CANNES (FRANCIA) (ITALPRESS) – Una vita on stage, da irlandese cattolico a star mondiale, passando per gli anni della scuola, l’incontro con i compagni di band e i rapporti con il padre: il bianco e nero della regia di Andrew Dominik governa “Bono, Stories of Surrender”, il biopic narrato e cantato in prima persona da Bono Vox portato in Proiezione Speciale a Cannes 78.

Un’anteprima sulla Croisette del film evento che dal 30 maggio sarà disponibile su Apple tv+ e che fissa sullo schermo il “book tour” “Stories of Surrender: An Evening of Words, Music and Some Mischief…”. Si tratta dello spettacolo che Bono ha portato in giro per il mondo ad accompagnare la pubblicazione nel 2022 della sua autobiografia “Surrender: 40 canzoni, una storia” (Mondadori).

Ma l’intenzione del film non è solo quella di allargare la platea dei “pochi” privilegiati che hanno assistito alle quindici date dello spettacolo, dal Beacon Theatre di New York al Palladium di Londra, dal Grand Rex di Parigi al Coliseum di Madrid, sino alla data addizionale del San Carlo di Napoli.

È proprio su quest’ultima data che il film di Adrew Dominick si chiude, a suggellare un legame familiare con la baia di Sorrento che unisce Bono in particolare alla memoria del padre, il tenore cattolico Bob Hewson, che costituisce uno dei punti fermi della narrazione della sua autobiografia.

Costruito come un film on stage, “Bono: Stories of Surrender” mette in mostra la straordinaria tenuta della star anche sulla scena non propriamente musicale: seguendo l’impianto dello spettacolo, Dominick lavora un po’ come ha fatto per Marilyn in “Blonde”, cercando gli slittamenti di piano tra i tempi narrativi. Il focus del film resta il palco sul quale l’interprete ricostruisce in narrazione gli eventi salienti della sua vita e della sua carriera.

Ad accompagnarlo non gli U2 ma un batterista, una tastierista e un’arpa. Bono persegue una narrazione in prima persona dei suoi ricordi, contando su pochi elementi scenografici: un tavolo e quattro sedie e, in un angolo, due poltroncine e un tavolino, a simulare la Sala Sorrento dell’Ambasciata Italiana a Dublino in cui periodicamente incontrava il padre.

Il contrappunto offerto dai grandi successi degli U2 (da Sunday Bloody Sunday a With or Without You e tutte le altre) segna le tappe di una carriera iniziata quando a scuola ha incontrato The Edge ovvero il chitarrista David Howell Evans, il batterista Larry Mullen Jr. e il bassista Adam Clayton con i quali ha fondato la band che in principio avrebbe dovuto chiamarsi “The Hype”.

L’importanza della moglie Alison che ha creduto in lui sin dai tempi della scuola, la morte della madre e soprattutto il rapporto contrastato col padre cattolico, che ha guardato alla sua carriera di rocker con diffidenza sino agli ultimi anni, sono gli snodi della narrazione. Su tutto spicca il racconto divertente del rapporto con Luciano Pavarotti e la sua visita inattesa a Dublino, che prelude all’impegno di Bono e della band sulla scena dei concerti umanitari in cui si è sempre distinta. Tutto tiene insieme una narrazione che sa essere divertente e coinvolgente sino al finale che ritrova i colori della baia di Sorrento e all’omaggio che Bono offre, in onore del padre, alla canzone tradizionale partenopea, eseguendo a cappella Torna a Sorrento.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS)