Borgo Berga, interrogazione Zanettin (FI) a ministro Franceschini: “rivedere parere ideologico Soprintendenza”. Asproso (Coalizione Civica): “ideologia è non ammettere errori”

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Borgo Berga
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Il deputato vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin ha presentato un’interrogazione al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini dopo lo stop della Soprintendenza alla lottizzazione di Borgo Berga a Vicenza. Parere negativo che peraltro bacchetta le amministrazioni sia di centrodestra che di centrosinistra ma che Zanettin considera “ideologico” chiedendo quindi al ministro “se condivida i giudizi dei suoi uffici periferici pur se connotati da evidenti valutazioni politiche e sviati da un palese travisamento dei fatti.
Se il ministro intenda avviare, in via di autotutela, un procedimento di revisione dei giudizi della Soprintendenza”.

On. Pierantonio Zanettin
On. Pierantonio Zanettin

Secondo Zanettin “è singolare” che la Soprintendenza abbia reso inedificabile il lotto E “dopo aver autorizzato, per decenni, tutti gli altri interventi eseguiti all’interno dello stesso comparto urbanistico. I severi giudizi della Soprintendenza paiono farciti da pregiudizi ideologici, sono contraddittori e travisano la realtà dei fatti – aggiunge ancora Zanettin nella nota che accompagna la sua interrogazione -. Gli uffici della Soprintendenza paiono dimenticare che il comparto Borgo Berga era interamente occupato da un’area industriale dismessa, quella appunto dell’ex stabilimento Cotorossi, su cui per decenni non è cresciuto nemmeno un filo d’erba.Il recupero urbanistico dell’aerea è avvenuto mediante un Piruea, che ha consentito all’Amministrazione comunale di acquisire gratuitamente l’area di sedime del nuovo Tribunale, risparmiando così territorio non compromesso dal punto di vista edilizio. Appare davvero surreale qualificare aggressione speculativa o azioni depauperanti interventi che, come quelli eseguiti in attuazione del Piruea “Cotorossi”, sono stati peraltro regolarmente autorizzati ai sensi dell’art. 146 del codice dei beni culturali dalla stessa Soprintendenza“.

Ciro Asproso Coalizione Civica Vicenza

Abbiamo sentito a tal proposito il consigliere comunale di opposizione Ciro Asproso, che assieme ai comitati si è spesso battuto contro la lottizzazione di quell’area, almeno in quel modo, e che di recente ha sollecitato l’attuale sindaco Rucco a prendere una posizione rispetto al parere della Soprintendenza. “Vorrei ricordare all’onorevole Zanettin che al tempo quando la giunta Hüllweck approvò il Piruea lui era in maggioranza, quindi oggi non è molto credibile, vuole difendere una soluzione politica; la seconda riflessione è sulla tipologia: la fabbrica non aveva l’impatto paesaggistico di Borgo Berga di oggi con l’innalzamento degli argini, era una fabbrica quasi invisibile rispetto al paesaggio circostante, il piano di recupero di quell’area doveva essere rispettoso del contesto ambientale e architettonico senza alterare il prospetto visivo. Poi c’è la vecchia querelle sull’innalzamento del piano campagna: i periti hanno confermato un innalzamento del piano campagna rispetto a piazzale Fraccon per ottenere maggior cubatura. Ci vorrebbe l’onestà intellettuale ricordare le cose com’erano: sono passati 20 anni dal Piruea Cotorossi, anche la Soprintendenza ha maturato posizioni diverse – ci ha detto ancora Asproso rispondendo al punto di Zanettin sul fatto che il parere di oggi della Soprintendenza sembrerebbe contraddire pareri passati e anche sul rivolgersi al ministero, il quale, ricorda Asproso, è già intervenuto proprio per arrivare a questo parere odierno – purtroppo la Soprintendenza di allora non aveva operato con perizia ed è dovuto intervenire il ministero, sbagliò la Soprintendenza di allora, così come sbagliò il Comune, così come sbagliarono i privati. Tra l’altro la delegazione mandata dall’Unesco ha detto che quell’operazione ha stravolto il paesaggio, a conferma del fatto che il parere della Soprintendenza non è ideologico. L’ideologia semmai è di chi oggi non vuole ammettere gli errori fatti”

Asproso sul tema ha anche diramato una nota ufficiale di cui pubblichiamo alcuni estratti:
“L’intervento urbanistico che, per la cronaca, interessa un’area di 100 mila mq sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico (a pochi passi dal centro storico e a da siti tutelati dall’Unesco), non è stato assoggettato né, a Valutazione Ambientale Strategica, né alle necessarie verifiche di conformità geologica, geomorfologica e idrogeologica.
L’inosservanza dell’Accordo pubblico-privato ha comportato la mancata cessione al Comune di 20 mila mq di standard a verde. Evidenti e gravi carenze istruttorie del PIRUEA 2003 (riguardo la mancata rappresentazione in termini economici degli interessi in gioco), hanno fatto sì che il Comune considerasse nullo il valore della capacità edificatoria ceduta al proponente dell’intervento edilizio, e che omettesse di calcolare l’entità del plus-valore derivante al privato dall’intera operazione immobiliare. A riprova di ciò, non si è mai trovata traccia del Piano Economico finanziario che doveva essere allegato alla Convenzione.
La mancata osservanza delle prescrizioni della Soprintendenza (sebbene recepite nelle norme tecniche di attuazione del PIRUEA) ha causato la completa demolizione del vecchio manufatto e la perdita del valore archeologico – industriale del sito. La violazione del Regio Decreto n. 523 del 1904, ha prodotto una grave alterazione degli argini fluviali e ha permesso di fabbricare ad una distanza abbondantemente inferiore ai 10 metri dalle sponde del Retrone e del Bacchiglione. La vecchia fabbrica del Cotonificio Rossi era posizionata ad un livello di piano campagna inferiore a quello dell’attuale complesso edilizio. Il che ha comportato evidenti vantaggi per il privato, il quale ha potuto disporre di volumetrie ed altezze ben eccedenti rispetto a quelle indicate dal PIRUEA, mentre ha procurato un danno irreversibile all’ambiente e al paesaggistico, a causa dei nuovi fabbricati che contrastano con i prospetti visivi dei siti UNESCO. Solo su un punto mi sento di convenire con l’On. Zanettin, ed è quando richiama la Soprintendenza di Verona alle sue responsabilità per le autorizzazioni rilasciate in passato. Pur tuttavia, se queste responsabilità sono innegabili, va anche detto che il vincolo paesaggistico in questione è originato da una precisa volontà del Ministero dei Beni Ambientali. Ciò, a mio modo di vedere, è appunto il riconoscimento del danno perpetrato e il tentativo sia pur tardivo di porvi rimedio. Da qui, discende anche la decisione di voler preservare il “Lotto E” e di impedire nuove edificazioni”.