Brendola, la commovente lettera dei fratelli Targon ritrovata 80 anni dopo

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Una Sala Consiliare del Municipio di Brendola affollata ha ospitato, sabato 14 giugno 2025, un commovente ricordo dei fratelli Massimiliano e Silvio Targon, soldati brendolani dispersi sul Fronte russo del Don durante la Seconda Guerra Mondiale, dichiarati entrambi dispersi e deceduti nel Gennaio 1943, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. 

A Silvio, il più giovane dei due, classe 1922 (il fratello Massimiliano era del ‘19) il padre Angelo, proprio nei giorni in cui i due soldati perdevano la vita, aveva scritto una lettera rinvenuta, dopo 80 anni, nell’Archivio storico comunale.

Molto sentito il momento della consegna della busta ai familiari dei Fratelli Targon, da parte del sindaco Bruno Beltrame nelle mani della signora Maria Gemma Pegoraro, figlia di Rosa, una delle due sorelle di Massimiliano e Silvio. 

“Ho provato una grande emozione – ha detto il sindaco Bruno Beltrame – nell’aprire la busta e nel leggere le poche righe comprensibili. Dopo 80 anni, il significato di quelle parole scritte dal padre Angelo acquistano un significato enorme e fanno rivere nel ricordo i due fratelli alpini, partiti e non più tornati dalla Russia. Quella busta ci ha svelato una storia drammatica e dolorosa, che fa parte della nostra storia. Il nostro pensiero e il nostro ricordo – ha concluso – vanno anche a tutti i Caduti brendolani delle due Guerre, in modo particolare ai 26 soldati brendolani Caduti o dispersi sul Fronte Russo, i cui nomi sono scritti nella storia e nel Monumento in Piazza Della Vittoria, restaurato dal Comune lo scorso anno”. 

“La sorella Assunta la va molto bene e da molto tempo che non ha la più la febbre – le prime poche righe leggibili della lettera scritta dal padre Angelo Targon al figlio Silvio

Dentro alla busta un ulteriore commovente particolare: il papà aveva inserito -assieme alla propria lettera- anche una busta vuota preaffrancata: busta vuota carica di speranza che purtroppo non sarebbe mai stata usata dai figli per rispondere.  

Una grande gioia ricevere questa lettera – ha affermato commossa la nipote Maria Gemma Pegoraroche mi riporta bambina. Degli zii ho il ricordo di un episodio sempre vivo di quando uno dei due, non so se era Silvio o Massimiliano (avevo 5 anni), mi alzò e mi portò sulla sua spalla e cantando una canzone degli alpini mi fece sentire il solletico sul collo della penna del cappello. Ringrazio il Comune di Brendola perché oggi abbiamo ritrovato i nostri zii che non abbiamo mai smesso di cercare”.

La lettera era “custodita” in una piccola busta in un faldone dell’archivio storico comunale. Nello spostare i faldoni, il caso ha voluto che la piccola busta “riuscisse” da sola a cadere e da sola a catturare l’attenzione del bravo archivista Vittorio Maran, volontario civico presso l’archivio comunale. 

La busta, di color azzurrino, con la dicitura postaerea, si è conservata in buono stato nonostante lo scorrere del tempo: sul frontespizio reca il nome del destinatario “all’alpino Targon Silvio”, mentre sul retro porta il nome del mittente Targon Angelo, il padre. Presenta anche dei timbri postali: sulla facciata anteriore uno doppio dell’Ufficio Postale di Brendola è datato 22 gennaio 1943; sul timbro posto invece nella facciata posteriore sempre dalle Poste di Brendola è leggibile solo l’anno: 1945: anno in cui la busta con la lettera è ritornata indietro a Brendola senza essere stata recapita all’alpino Silvio Targon.

All’inizio dell’incontro, l’assessore alla Cultura Matteo Fabris ha ricordato “le vite dei soldati sacrificate nei due conflitti mondiali. Oggi è nostro dovere – ha ribadito – raccontare, narrare e ricordare perché come si legge nei Monumenti ai Caduti: se un soldato viene dimenticato muore due volte”. 

Ai presenti è giunto anche il saluto dell’europarlamentare Elena Donazzan che con un videomessaggio da Bruxelles, ha voluto porre l’attenzione sul dovere di trasmettere la memoria: “Brendola – ha evidenziato – si dimostra una comunità rispettosa della propria storia e propri dolori. Dolori – ha aggiunto – che ha vissuto anche la famiglia: sulla tomba il nome dello zio Enrico, disperso in Russia del quale non abbiamo più saputo nulla che sua mamma ha sempre aspettato. Ogni soldato caduto, ogni famiglia con dolore per un soldato caduto è la nostra famiglia”.

Alla cerimonia è intervenuto anche il Vescovo emerito di Vicenza, monsigonr Beniamino Pizziol evidenziando come il ricordo dei fratelli Targon sia una vicenda che si innesta nella storia universale. Ha quindi accennato anche quanto vissuto dalla sua famiglia con il papà, partito come soldato per l’Albania e dopo l’armistizio del settembre 1943, fatto prigioniero in Germania: “La guerra chiama guerra, noi dobbiamo far si che la pace sia contagiosa”, è stato il monito del Vescovo.

Sulla disastrosa “Campagna di Russia” durante la Seconda Guerra, nella quale si inserisce anche la tragica vicenda di Massimiliano e Silvio Targon, è intervenuto lo storico Manuel Grotto, Tenente degli alpini in congedo e componente della Commissione Nazionale Russia-Albania dell’Associazione Nazionale Alpini. Grotto per calarsi meglio nelle sofferenze dei soldati, ha fatto due “pellegrinaggi” in Russia, sulla zona del Don, uno in estate e uno in inverno, ripercorrendo terre e luoghi in cui hanno combattuto gli alpini del Battaglione Vicenza. nel quale erano arruolati i due fratelli brendolani. E si è commosso raccontando il dramma umano vissuto dai soldati in Russia documentato nelle toccanti e strazianti lettere inviate dal fronte e dalle testimonianze che ha raccolto dai superstiti. Durante la sua dettagliata Relazione sulle vicende dal Fronte del Don, sono state mandate in onda anche alcune interviste ai Reduci del 9° Reggimento Vicenza raccolte nei decenni scorsi dallo stesso storico. Il racconto diretto di quei sopravvissuti ha coinvolto emotivamente tutti i presenti.

I fratelli Targon partirono nel febbraio del 1942 lasciando la propria famiglia composta oltre che dai genitori, Angelo ed Elisa Prando, anche da sei sorelle.

Silvio, il fratello minore, era stato reclutato e la sua matricola aveva il numero 21960: apparteneva alla 117ema Compagnia del 9° Reggimento Alpini del Battaglione Vicenza. Venne dichiarato disperso in seguito al combattimento di Popowka il 21 gennaio 1943. La triste notizia è stata comunicata con un telegramma del Ministero della Guerra alla Stazione dei Carabinieri di Brendola con preghiera di informare la famiglia. Dal carteggio agli atti emerge che due settimane prima di morire, il 6 gennaio 1943, Silvio avrebbe scritto ai genitori.

Massimiliano, il più grande, matricola numero 7894-62, come il fratello è stato assoldato dal 9° Regimento Alpini del Battaglione Vicenza: dichiarato disperso in combattimento sul Fronte Russo, il 5 gennaio del 1943 con atto del Sottosegretario di Stato per l’Esercito al Comando del Distretto Militare – Ufficio Matricole di Vicenza. L’ultima corrispondenza nota inviata dal soldato risaliva al 15 ottobre 1942.

Coinvolgente la ricostruzione di quegli anni fatta da Arcangela Murzio, insegnante in pensione e ricercatrice di storia locale. “Da Brendola per il Fronte russo partirono in un’ottantina. Molti di loro non sono più tornati. Negli anni scorsi ho raccolto una testimonianza diretta da un anziano brendolano, Emilio Capitanio, che mentre era intento a lavorare nella sua vigna lungo la strada Della Calderara (ora Via Soastene), ha visto un gruppetto di giovani, appena partiti dal centro di Goia e diretti a piedi alla stazione di Tavernelle per prendere il treno che li avrebbe portati sul Fronte del Don: al suo saluto rivolto ai ragazzi, ricevette come risposta un saluto di addio: “Partiamo per la Russia ma non torneremo”.

“Quando la notizia dei due fratelli Targon morti in Russia – continua l’insegnate Murzio Arcangela citando racconti dei propri genitori – è arrivata in Comune, è toccato a mio papà Attilio, a quel tempo impiegato dell’Anagrafe, ed al parroco di San Vito, Don Gioacchino Dal Ben, avvisare i genitori. Un dramma nel dramma. Poi nel 1945 dal servizio postale è tornata indietro la lettera che oggi è stata consegnata ai familiari. Tutti, dal segretario Antonio Zordan, al responsabile dell’Ufficio Anagrafe Arbesti Girardi, all’impiegata Lucia Todesco e lo stesso mio papà, non se la sentirono di riconsegnarla alla famiglia. Avrebbe significato riacutizzare ferite sicuramente non rimarginate. La lettera – ha concluso – è stata quindi messa da parte e negli anni successivi finita fra i documenti da archiviare”.

Interessante la relazione dell’architetto Stefania Maggio, progettista del restauro del Monumento dei Caduti in Piazza della Vittoria, eseguito lo scorso anno che ha consentito, grazie alle sue indagini documentali eseguite per il progetto, di recuperare i nomi di altri 15 soldati brendolani caduti o dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale, e quindi di “unirli” ai nomi dei propri commilitoni già presenti nelle iscrizioni delle lapidi del Monumento.

Le cante del coro “I Musici” di Brendola, diretto dal maestro Davide Serena, hanno contribuito a rendere più solenne il ricordo di Massimiliano e Silvio Targon.