Campagna elettorale Pd in Veneto: confondono il nome e dimenticano la stampa indipendente. Manildo: Alessio o Giovanni o panda da WWF?

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Manildo, Alessio o Giovanni o panda da WWF?
Manildo, Alessio o Giovanni o panda da WWF?

Che Giovanni Manildo fosse un panda da combattimento lo si leggeva dai tempi della sua sfida al boss leghista di Treviso,. Ce l’aveva detto lui stesso, e lo ha pure ribadito: forza tranquilla, riferimento alto – Mitterrand – e soprannome da caserma alpina. Ma che il suo staff comunicativo, e l’intera macchina del Pd veneto, fosse una foresta di bambù nella quale il nostro panda rischia di scomparire, lo abbiamo appreso con la pazienza del lettore e la perizia del cercatore di refusi.

Prima lo chiamano Alessio, come un cugino distratto alla grigliata di Ferragosto, e nessuno se ne accorge. Né il Pd provinciale che firma il comunicato, né il Giornale di Vicenza che lo copia e incolla (con l’autorevolezza che gli compete). O forse Alessio Manildo è lo pseudonimo da battaglia quando il panda combatte nell’ombra, tipo ninja gentile.

Poi lo lanciano a Vicenza senza dirlo a noi poveri reietti della stampa indipendente. Sarà che le testate non addomesticabili (secondo i politici di turno a caccia di voti) non meritano un invito alla presentazione, con pizza o che pizza’, della “campagna pandosa”. Sarà che hanno preferito tenerla segreta per evitare che la notizia trapelasse… non si sa mai che qualcuno si interessi davvero.

Ma noi, per non penalizzare i lettori, abbiamo umilmente preso in prestito lo scritto della collega del GdV allegandoci, però, una nostra fotografia scattata di nascosto da uno dei nostri paparazzi mentre il panda, in sigla PD, era in posa serena sotto Monte Berico in attesa dell’arrivo delle folle del “campo largo”, che a occhio e croce sembra più un campo base tibetano in attesa dell’arrivo del vero candidato. Perché sì, aleggia ancora quel dubbio sottile: è lui o non è lui? Forse ci stanno scaldando il cuore in attesa del vero Manildo. O del vero candidato. Alessio, Giovanni o il panda, di Treviso, in estinzione ma protetto (comunque siederà lautamente ricompensato in Consiglio regionale) dal WWF?

E poi c’è la campagna. O, meglio, il coordianameto della Campagna, affidata, ce lo ri-dice Il Corriere del Veneto, anch’esso tra gli “eletti” (non in senso politico). nientemeno che a Jacopo Bulgarini d’Elci, poeta visivo e teorico dell’inquadratura perfetta, già assessore e vicesindaco, dichiaratamente non di centro sinistra anche quando si immolò alle primarie di quella formazione in cui Variati lo mandò allo sbaraglio. L’uomo che fu mente dietro i fiori di cemento di Vicenza e ora guida il panda tra le vette impervie del consenso regionale. Anche se non è chiaro, forse al GdV che non lo cita, se fosse lì per coordinare o per il più remunerativo (per la gloria, per carità, mica per la vil moneta per chi è consigliere delegato – senza portafoglio? – alla pax Italia-Usa) l’“Italia-America Friendship Festival”. Che, infatti, pare, abbia più appeal del Pd regionale stesso.

Manildo, per parte sua, leggiamo da colleghi più fortunati di noi che oggi, non sapendo dell’evento del WWF ci siamo accontentati di scendere al villaggio giubilare di Roma…, non attacca, non polemizza, non grida. Che è come entrare in una gabbia di leoni con un cucchiaio di miele e il sorriso dell’infermiere zen. In Veneto si sa, non vinci con le buone maniere. Ma il panda, simil Gandhi, ci prova, parlando di liste d’attesa, sanità smontata, medici improvvisati e sogni regionalisti con lo stesso tono con cui si recita una fiaba ai bambini.

Il problema, però, è che non si vede lo spartito né chi suona il tamburo. La comunicazione è un concerto a vuoto: titoli sbagliati, nomi confusi, eventi semi fantasma con inviti ammaestrati (non dal capo campagna, ci dicono, ma dal Pd cittadino, bel coordinamento!), per non spaventare il panda? Forse il Pd pensa che basti la forza tranquilla per spostare le montagne, o che il campo largo sia largo abbastanza da non aver bisogno di chi lo racconta.

Nel frattempo, il centrodestra si prepara. Certo, anche lì fanno melina come al 90’ di una partita già vinta. Ma almeno un nome lo troveranno. I piddini pentastellati, invece, hanno un panda. Da combattimento, certo. Ma anche da ritrovare. Nel bosco dell’irrilevanza comunicativa in cui si è perso.

Ecco, ci manca solo che al prossimo comunicato lo chiamino Rodolfo.