Caporalato nel Basso Vicentino: tra lavoratori “fantasma” e aziende locali sotto accusa. Blitz dei Carabinieri e denunce FLAI CGIL

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Caporalato e precariato
Caporalato e precariato

 

Dai controlli di questi giorni dell’Arma sul Caporalato nel Basso Vicentino emergono minori sfruttati, manodopera senza permesso di soggiorno e gravi violazioni sulla sicurezza. Il sindacato: “La responsabilità è anche degli imprenditori agricoli autoctoni. Basta profitti sulla pelle dei più deboli”.

I numeri parlano chiaro e raccontano un sistema che, dietro la facciata di eccellenze agroalimentari, nasconde sfruttamento, illegalità e rischio per la salute dei lavoratori. È quanto emerso dai blitz congiunti dei Carabinieri di Barbarano Mossano e Noventa Vicentina, insieme al Nucleo Ispettorato del Lavoro, nelle campagne del Basso Vicentino.

Il primo caso riguarda un’azienda avicola di Barbarano Mossano: sei lavoratori non regolarmente assunti, tra cui un minore e quattro cittadini extracomunitari irregolari. Contestata al titolare una lunga lista di reati: mancata elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi, assenza di medico competente, mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale, omissione delle visite mediche di idoneità e della formazione obbligatoria. Disposti tre provvedimenti di sospensione dell’attività e inflitte ammende per 50.423,78 euro più sanzioni amministrative per 33.120 euro.

Il secondo intervento ha riguardato un’azienda di Pojana Maggiore, specializzata nella coltivazione di tabacco. Qui i Carabinieri hanno trovato quattro lavoratori, di cui un cittadino marocchino regolare sul territorio ma senza contratto. Ammende per 13.009,32 euro e sanzioni per 3.900 euro.

Secondo la FLAI CGIL, non si tratta di episodi isolati. “È la conferma di un fenomeno radicato anche nella nostra provincia — afferma Giosuè Mattei, segretario generale FLAI CGIL Veneto —. Operazioni come l’accasamento del pollame o lo svuotamento degli allevamenti avvengono di notte, con manodopera reclutata da caporali senza scrupoli. Ma la responsabilità principale è degli imprenditori locali, veri datori di lavoro che organizzano e sfruttano”.

Mattei rilancia anche l’azione delle “Brigate del Lavoro”, sindacato di strada che presto si sposterà a Treviso per la vendemmia del prosecco, “un settore che muove milioni e che deve garantire diritti e sicurezza a chi lavora nei campi”.

Il segretario provinciale, Stefano Menegazzo, sottolinea l’urgenza di una risposta sistemica: “La sicurezza sul lavoro non è un optional. La nostra azione quotidiana è di informare, supportare e incoraggiare i lavoratori a denunciare, ma serve anche che istituzioni e imprese rompano il meccanismo che lega profitto e sfruttamento”.

Il doppio blitz dimostra che il caporalato non è un fenomeno confinato al Sud Italia, ma si insinua anche nella campagna veneta, dove la manodopera vulnerabile è il bersaglio di un sistema produttivo che, troppo spesso, chiude un occhio pur di contenere i costi.