Casellati sul Po: “Dobbiamo impedire che la siccità si trasformi in un deserto economico”

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Maria Elisabetta Alberti Casellati posa davnti a un tratto del Po

La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che oggi in Polesine, a Crespino (Rovigo), su invito di Confagricoltura, ha preso visione della drammatica situazione della coltivazioni dovuti alla siccità.

“Se mancano il grano e il mais noi dobbiamo rivolgerci ad altre economie – ha detto -. La siccità oggi non è soltanto un problema sulle spalle degli agricoltori, è sulle spalle di tutte le famiglie che quando vanno al supermercato si trovano i prezzi degli alimentari aumentati di oltre il 10%. Quindi noi dobbiamo assolutamente impedire che la siccità si trasformi in un deserto economico.

Lo Stato — ha sottolineato Casellati – ha il dovere di andare incontro a questa grave emergenza, non solo integrando il reddito che è mancato agli agricoltori, ma anche facendo un piano che investa su opere irrigue, sugli invasi e sul sistema di canalizzazione.

Questa terra è sempre stata fertile e ha sempre costituito una sorta di granaio del Veneto. Oggi mi ha restituito un’immagine molto dolorosa. Vedere il Po in secca, con tre metri e mezzo di acqua in meno rispetto all’anno scorso, come ci hanno riferito i direttori dei consorzi e vedere il mais bruciato dal sole sono colpi che feriscono il cuore”.

A Crespino, dove la presidente è arrivata in tarda mattinata, erano presenti i vertici nazionali, regionali e provinciali di Confagricoltura oltre a Giorgio Uccellatori, vicepresidente del Consorzio di bonifica Delta del Po e Giancarlo Mantovani, direttore dei consorzi di bonifica del Polesine, che hanno condotto la seconda carica dello Stato sugli argini del fiume illustrando le problematiche causate da questa rovente estate. Presenti tutte le autorità locali.

Dopo la visita sul Po, la presidente Casellati è stata accompagnata in un campo di mais ingiallito dall’arsura. Infine, il confronto con istituzioni e rappresentanti agricoli alla Romanina Eventi, sempre in territorio di Crespino.

“Ringraziamo il presidente Casellati per avere accolto il nostro invito – ha sottolineato Giordano Emo Capodilista, vicepresidente nazionale di Confagricoltura -. L’ondata di calore non accenna a placarsi e la conta dei danni in Veneto continua ad aumentare soprattutto in zone, come in Polesine, dove da parecchie settimane non è più possibile irrigare, con perdite enormi per il riso, il mais e la soia. Rischiamo di perdere produzioni, reddito e posti di lavoro, oltre ad assistere a questioni gravi come incendi e ripercussioni per la salute pubblica. Oltre ad affrontare l’emergenza contingente, con un sostegno immediato agli agricoltori, bisogna far partire gli interventi infrastrutturali già finanziati con un piano di opere irrigue, nuovi invasi, manutenzione degli impianti esistenti e riduzione dello spreco d’acqua degli acquedotti”.

Francesco Longhi, vicepresidente nazionale dei Giovani di Confagricoltura, ha ricordato che “non tutte le aziende sono riuscite a irrigare e chi lo ha fatto ha dovuto affrontare enormi esborsi, con sette irrigazioni contro le due-tre degli altri anni. L’appello che facciamo come giovani è che si aprano dei tavoli per studiare le migliori strategie che consentano alle aziende agricole di affrontare investimenti in chiave di risparmio idrico e di efficientamento della distribuzione della risorsa idrica”.

Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo, ha mostrato gli effetti della siccità sul mais nei campi della giovane Sofia Michieli, che con l’azienda agricola di famiglia coltiva 200 ettari di mais a Crespino: “La spiga media dovrebbe avere ottocento cariossidi, invece quest’anno ne contiene sì e no cento. La qualità del trinciato è bassa e la zootecnia ne risente. Le quotazioni dei cereali stanno precipitando: quindi produciamo poco, prendiamo meno e spendiamo tanto. Le nostre aziende agricole sono in ginocchio. Bene lo stato d’emergenza, ma di fronte a scenari sempre più torridi e siccitosi dobbiamo capire come intervenire e cosa fare in futuro. Passata l’estate, non si può girarsi dall’altra parte e fare come se niente fosse successo. Ci vuole un’autorità che, di fronte a situazioni d’emergenza idrica, decida di rilasciare l’acqua con pari criteri e pari diritti, senza trattamenti di favore a regioni o province”. Ha aggiunto Michieli: “Nonostante l’irrigazione, le spighe sono un terzo rispetto alle dimensioni normali e abbiamo dovuto mandarle al digestore, che ne farà biogas – ha detto alla presidente -. Il mais ci è stato pagato cinque volte in meno, nonostante i costi della produzione siano andati alle stelle, a cominciare dal gasolio. La situazione è disperata”.

Infine Nicola Dell’Acqua, attuatore per il coordinamento e la gestione dell’emergenza idrica: “Il presidente Luca Zaia ha preso atto che sul Po il problema siccità è ormai cronica e serviranno perciò soluzioni radicali per garantire l’acqua al fiume e non essere più in balia di queste emergenze idriche. Le criticità che sta vivendo l’agricoltura sono ancora più grandi. Stiamo facendo di tutto per far sì che i consorzi ricevano l’acqua, perché la diminuzione del 70 per cento generale e soprattutto quella sul Delta del Po non sono più accettabili. I 4,8 milioni stanziati per l’emergenza li abbiamo destinati a problematiche idropotabili, compresi i bypass realizzati d’urgenza per arrivare al potabilizzatore di Caorle”.