
Il caso Valbruna, storico gruppo siderurgico con stabilimenti a Vicenza e Bolzano, torna a scuotere la politica veneta e nazionale. Dopo settimane di preoccupazione per la sorte dello stabilimento altoatesino, arriva un nuovo appello dal Veneto e da Vicenza in particolare: la consigliera regionale del Partito Democratico, in lizza per la rielezione, Chiara Luisetto chiede un intervento urgente della Regione per tutelare non solo i lavoratori di Bolzano, ma anche quelli vicentini, che rischiano di subire pesanti ripercussioni indirette.

“La chiusura dello stabilimento Valbruna di Bolzano rischia di mettere in crisi i posti di lavoro del vicentino – ha dichiarato Luisetto –. Salvare Bolzano significa tutelare anche Vicenza, dove a cascata sono a rischio 1.200 posti. Un patrimonio di competenze ed esperienze che non può essere disperso”.

La vicenda parte dal bando pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano per la riassegnazione dell’area su cui da decenni sorge lo stabilimento Valbruna, di proprietà provinciale. Secondo le organizzazioni sindacali e diversi osservatori, il bando sarebbe “iniquo”, perché formulato in modo da escludere di fatto l’azienda dalla possibilità di mantenere la concessione del sito produttivo. Una situazione che rischia di mettere in crisi non solo l’impianto di Bolzano, ma l’intera filiera siderurgica che ruota attorno alla sede centrale di Vicenza.
Luisetto ha espresso pieno sostegno all’iniziativa del gruppo consiliare del PD altoatesino, che ha presentato una mozione in Consiglio provinciale per chiedere il ritiro del bando e la revisione dei parametri economici e dei canoni di concessione. “È necessario che la Provincia Autonoma di Bolzano – spiega la consigliera veneta – riveda la propria decisione e apra un tavolo permanente di confronto con il Governo e con l’azienda. Serve una discussione seria per garantire continuità produttiva e salvaguardare l’occupazione”.
Tra le proposte avanzate, anche la verifica della possibilità per l’esecutivo nazionale di attivare il “Golden Power”, lo strumento che consente al Governo di intervenire in difesa di imprese strategiche per l’interesse nazionale, soprattutto in settori chiave come l’acciaio speciale, dove Valbruna è considerata leader a livello europeo.
Luisetto ha richiamato con forza anche la responsabilità della Regione Veneto, finora rimasta defilata nella vicenda: “In un contesto economico così fragile, non stare al fianco di una realtà strategica come Valbruna significa abbandonare i lavoratori e compromettere la tenuta industriale del territorio. La Regione deve farsi parte attiva, coordinando un tavolo con le istituzioni altoatesine e il Ministero delle Imprese. Non possiamo permetterci che l’inerzia politica si traduca in nuovi licenziamenti e perdita di competenze”.
La consigliera regionale vicentina sottolinea inoltre il valore simbolico della battaglia: “Non si tratta solo di un’azienda, ma di una storia che unisce due territori e che rappresenta l’eccellenza manifatturiera del Nordest. Chiudere Bolzano significherebbe indebolire l’intera rete produttiva di Valbruna, che da Vicenza ha costruito nel tempo un modello di crescita fondato sulla qualità e sulla professionalità dei suoi lavoratori”.
Dalla vertenza Valbruna emerge ancora una volta il tema della politica industriale in Veneto, tra crisi di filiere e mancanza di strumenti di intervento coordinato tra le regioni del Nord. “Difendere la Valbruna – conclude Luisetto – significa difendere un pezzo del futuro produttivo di Vicenza e dell’intero Veneto. Non possiamo restare spettatori di fronte a un rischio occupazionale così grave. La Regione si assuma le sue responsabilità e agisca subito, in sinergia con Bolzano e con Roma”.