Ciambetti sostenuto da Dal Lago per conferma in Regione, l’intervista: «Veneto forte e ascoltato. Ora continuità e responsabilità»

Roberto Ciambetti (Lega) con Manuela Dal Lago in piazza dei Signori
Roberto Ciambetti (Lega) con Manuela Dal Lago in piazza dei Signori

Il presidente uscente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, ricandidato per le elezioni del 23-24 novembre, racconta risultati, criticità e priorità per la prossima legislatura. Con lui, all’incontro vicentino, anche Manuela Dal Lago.

La sala del Bar Venti5 affacciata su Piazza dei Signori è gremita, ci dicono, quando Roberto Ciambetti, presidente uscente del Consiglio regionale del Veneto, prende posto accanto all’ex presidente della Provincia, prof.ssa Manuela Dal Lago.

Noi, impossibilitati ad essere presenti per una riunione di redazione urgente per l’ultimo numero dell’anno di VicenzaPiù Viva, lo abbiamo intervistato poco dopo l’incontro di campagna elettorale, certo, ma, ci dice, “soprattutto un momento di confronto con cittadini e operatori del territorio” a due giorni dalle urne, a cui Ciambetti si presenta forte di una lunga esperienza amministrativa iniziata negli anni Novanta e culminata nei tre mandati consecutivi in Consiglio regionale, di cui due come presidente dell’assemblea più votata d’Italia per efficienza e numero di leggi approvate.

Presidente Ciambetti, la giornata è iniziata questa mattina tra la gente, al mercato cittadino. Che cosa le hanno chiesto i vicentini?
«Tante cose, e tutte molto concrete. Molti cittadini ci hanno parlato del degrado in alcune aree della città, della percezione di insicurezza, della necessità di una gestione più responsabile degli spazi pubblici. Il contatto diretto ti restituisce un’immagine reale della situazione: è chi vive Vicenza ogni giorno che ti dice dove intervenire e cosa non funziona. Questo ascolto è fondamentale. La politica non può arroccarsi nei palazzi.»

Una parte delle richieste riguarda temi comunali. Tuttavia i cittadini vi identificano come punti di riferimento politici. Questo cosa significa?
«Significa che c’è un bisogno fortissimo di interlocutori credibili. La Regione non può sostituirsi ai Comuni, ma può dare linee guida, esempio e sostegno. Il Veneto ha dimostrato che quando c’è una gestione seria, i risultati arrivano. Credo che molte persone si aspettino che lo stesso metodo possa valere anche a livello locale.»

Nel pomeriggio l’incontro è proseguito al Bar Venti5, insieme a Manuela Dal Lago. Che cosa è emerso?
«È emersa la voglia di partecipazione. Residenti, commercianti, professionisti: tutti desiderano essere coinvolti. Manuela Dal Lago, che conosce profondamente il territorio, ha condiviso preoccupazioni e proposte, soprattutto sul tema della sicurezza urbana e della tutela delle attività economiche. È importante far sentire che la politica è presente e, soprattutto, disponibile a discutere.»

Parliamo del livello regionale. Lei ha ricoperto ormai tutte le principali funzioni consiliari: vicepresidente, capogruppo, presidente per due mandati consecutivi. Quali risultati rivendica?
«Lavoro, serietà e capacità di costruire. Il Veneto è stato spesso indicato come modello per stabilità istituzionale, gestione amministrativa e capacità legislativa. Abbiamo accompagnato la Regione attraverso momenti difficili, dalla crisi economica all’emergenza pandemica. Il Consiglio ha approvato riforme importanti su sanità territoriale, ambiente, cultura, bilancio. Abbiamo dato strumenti concreti al territorio, sempre con equilibrio e senso istituzionale. E questo è un lavoro di squadra costruito negli anni con il presidente Zaia.»

Alla vigilia delle elezioni, perché ricandidarsi?
«Per garantire continuità e responsabilità. In politica non basta iniziare un percorso: va portato a termine. Stiamo affrontando cambiamenti profondi, dal tema della transizione energetica alle sfide dell’invecchiamento, dalla sicurezza agli investimenti infrastrutturali. Serve esperienza, serve visione e servono competenze. Mi ricandido proprio per questo: per proseguire un lavoro che ha dato risultati ed è riconosciuto dai cittadini.»

Lei sostiene la candidatura di Alberto Stefani. Perché?
«Perché rappresenta la continuità del buon governo e al tempo stesso una generazione nuova, preparata, determinata. Il Veneto non può permettersi pause o esperimenti. Abbiamo bisogno di portare avanti scelte solide, come quelle che in questi anni hanno permesso alla Regione di investire, programmare e crescere. Stefani può farlo.»

Lei parla spesso di “ascolto del territorio”. Oggi Vicenza che cosa vi ha detto?
«Ha detto che vuole attenzione. Vuole che qualcuno la guardi negli occhi e prenda sul serio le sue difficoltà. Ha detto che non si accontenta di slogan ma chiede risposte reali. I vicentini sono pragmatici: non chiedono miracoli, chiedono presenza. E noi continueremo ad esserci. Ogni giorno, come abbiamo sempre fatto.»

Un’ultima domanda: come vede il futuro del Veneto dopo il 24 novembre?
«Lo vedo con fiducia. Abbiamo una Regione forte, con cittadini laboriosi e un tessuto produttivo unico in Italia. Se continueremo a governare con competenza e umiltà, il Veneto avrà davanti a sé anni importanti. Ma serve continuità. Serve stabilità. E serve mantenere questo rapporto diretto con le persone, perché il Veneto non si governa a distanza: si governa camminando tra la sua gente.»

In un clima politico spesso dominato da slogan e contrapposizioni sterili, l’incontro con Roberto Ciambetti ha restituito l’immagine di un amministratore che rivendica il proprio percorso con pragmatismo, senza rinunciare al confronto diretto con le persone. Le sue parole, al di là delle appartenenze, mostrano un’idea di politica fondata sulla continuità dell’impegno, sulla conoscenza dei territori e sulla convinzione che il buon governo non sia fatto di annunci, ma di presenza costante.

Saranno i cittadini a giudicare, nelle urne, se questa disponibilità all’ascolto e questa lunga esperienza istituzionale rappresentano ancora un valore aggiunto per il Veneto che verrà e se Ciambetti resterà un punto di riferimento solido in una fase che, qui è trasversalmente condivisibile, comunque chiede stabilità, competenza e visione.