Comitati e cittadini preparano la marcia del 13 settembre contro Italia-America Friendship Festival: “Non è amicizia, è occupazione militare”

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L'anteprima in esclusiva del manifesto della manifestazione contro l'Italia-America Friendship Festival
L'anteprima in esclusiva del manifesto della manifestazione contro l'Italia-America Friendship Festival

Sala piena, sedie accostate una all’altra (con una distribuzione… ovale) e un scambio fitto ma ordinato e costruttivo di idee e proposte. Alla Casa della Pace di via Paolina Porto Godi, i rappresentanti dei comitati pacifisti della città e partiti e sindacati di sinistra storica oltre che singoli cittadini vicentini, con sorpresa molti i giovani, hanno animato un incontro carico di passione per organizzare la manifestazione di sabato 13 settembre con un corteo contro il cosiddetto Italia-America Friendship Festival by Possamai e Bulgarini.

Dopo la bocciatura da parte della Questura, già incontrata, del percorso alternativo verso la Ederle (non vogliono le autorità militari Usa e, forse di più, non si vuol far vedere troppo ai vicentini del corteo) alle 16 il corteo partirà, comunque, dal centro, da piazza Castello e attraverserà prima Corso Fogazzaro per poi dirigersi verso l’argine davanti alla base Del Din, erede del vecchio Dal Molin, simbolo – insieme all’Ederle – di una presenza americana (non del popolo Usa ma delle sue istituzioni militari) che i vicentini, ricordano i presenti, non hanno mai voluto. Non a caso gli slogan scelti – “No more Bases. No more Wars” e “Non è amicizia. È occupazione militare” – marcano la distanza da un Festival percepito dai promotori come un’operazione di maquillage culturale e propagandistico.

No a Italia-America Friendship Festival, la sala con vista parziale dei presenti all'assemblea organizzativa del 21 agosto 2025 alla Casa della Pace
No a Italia-America Friendship Festival, la sala con vista parziale dei presenti all’assemblea organizzativa del 21 agosto 2025 alla Casa della Pace

L’atmosfera della riunione è stata intensa e partecipata. Alcuni cittadini hanno ricordato l’enorme manifestazione del 17 febbraio 2007 contro la nuova base Dal Molin, che portò in strada decine di migliaia di persone (secondo gli organizzatori c’erano centocinquantamila persone provenienti anche da altri paesi europei e dagli stessi Stati Uniti, con la partecipazione del premio nobel per la letteratura Dario Fo). “Quella volta – ha ricordato un attivista – gridammo, invano, che non avremmo voluto un’altra base. Che amicizia è, se si traduce in occupazione?”.

Il corteo, discusso a lungo anche con la Questura, con cui è programmato un secondo incontro il 3 settembre) seguirà un percorso che garantirà visibilità in centro e consentirà di avvicinarsi almeno a vista d’occhio all’ingresso della base Del Din. “Non vogliamo un corteo interminabile – è stato detto – ma un tragitto che ci permetta di parlare sia alla città sia a chi presidia quelle mura”.

Accanto alla logistica, i comitati hanno ragionato su forme espressive e simboliche. Si prepara un laboratorio per cartelli e striscioni al Porto Burci il 10 settembre. C’è chi propone di usare pentole battute in coro, simbolo di protesta ma anche richiamo alle vittime di guerre e carestie, e chi immagina una grande catena trascinata con una palla a stelle e strisce, metafora del peso della presenza USA. Qualcuno sogna persino una “Statua della Libertà rovesciata”, icona forte contro il rovesciamento dei valori ma l’idea non passa perché “quella statua è simbolo di tutti gli americani e noi non siamo in lotta contro di loro ma contro la loro macchina militare”.

Non sono, ovviamente, mancati riferimenti, a dir poco, polemici all’amministrazione comunale di centrosinistra: se Variati, ancora oggi in sella all’Ipab con Possamai, costruì il suo ritorno a Palazzo Trissino cavalcando proprio la protesta No Dal Molin, l’attuale sindaco ha pescato i suoi pochi voti di scarto da Rucco anche da quell’area, oggi delusa.

L’intervento di Emilio Franzina, pubblicato da noi nei giorni scorsi, ha ben anticipato il clima di stasera: “Dov’è finito il sindaco che avevamo votato?”, aveva chiesto lo storico, contestando la scelta di ospitare un Festival che celebra una presenza militare mai condivisa con la città e, per giunta, come osservato in primis e apertamente da Giovanni Marangoni, anche per fare un cadeau economico a Jacopo Bulgarini d’Elci.

Il consigliere esterno nominato da Giacomo Possamai per curare e sviluppare i rapporti con la comunità Usa, che avrebbe dovuto assolvere l’incarico gratuitamente, si trova ora ad aver ideato e a dirigere, non certo gratis, questo festival (leggi anche “ITALIA-AMERICA Friendship Festival a Vicenza: aperte le prenotazioni online, “chiuse” le informazioni su entrate acquisite e uscite previste“). Una posizione che tutti in sala hanno fatto propria, legandola alla richiesta di trasparenza su fondi, sponsor e spazi pubblici concessi alla rassegna avanzata, così come dalla nostra testata (ne scriveremo in dettaglio domani), ufficialmente anche da Marangoni ha chiesto senza avere risposte.

Il clima è di mobilitazione crescente ma consapevole. “Non siamo contro un popolo – ha ripetuto un attivista – ma contro un sistema militare che ci viene imposto, che pesa sulla città e sulle nostre vite. Non è amicizia, è una catena”.

Il 13 settembre, quindi, Vicenza tornerà in piazza dopo che attivisti e cittadini avranno distribuito migliaia di volantini (da domani potranno essere ritirati dai volontari a Porto Burci) e centinaia di manifesti, tutti a spese dei chi vorrà far sentire la voce di chi si sente ingabbiato fra le due basi cittadine e non solo. Non per ricordare, ma per ribadire che la storia delle basi non è mai stata storia di consenso: “Vicenza militare e americana: il “bignamino” di Emilio Franzina di anni fa ma attualissimo e storico contraltare al festival“.

Se un militante per la pace ha reso disponibile già una pagina web interattiva contro le basi (No Military Bases Vicenza) con le informazioni sulla manifestazione contro l’Italia-America Friendship Festival con il claim “Perché molti vicentini sono contrari all’Italia America Friendship Festival?”, anche noi abbiamo raccolto l’appello a dare un contributo per le spese (volantini, manifesti, etc.) e, non nascondendoci noi come gli organizzatori dell’evento festivaliero, commerciale e inopportuno, a dir poco, per la gran parte della città che al suo fregio UNESCO affianca lo sfregio delle basi), lo giriamo a chi vorrà fare altrettanto e meglio:

Questi i dati giratici da Marta Passarin, una delle anime dell’iniziativa (citiamo lei per tutte e tutti gli sponsor della pace):

Bonifico a

ASC Vicenza APS
Banca Etica IBAN IT52S0501811800000011033636
CAUSALE
13 settembre – Non è Amicizia ma occupazione militare

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