
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) ha revocato l’accreditamento al corso di formazione online “La scuola non si arruola”, un convegno rivolto in particolare ai docenti ed organizzato per il prossimo 4 novembre dal Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali (Cestes-Usb) e dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.
Nonostante l’alto numero di iscritti sulla piattaforma ministeriale Sofia, l’accreditamento è stato ritirato con la motivazione che l’iniziativa non sarebbe “coerente con le finalità della formazione dei docenti”.
Il convegno “La scuola non si arruola”, era stato organizzato proprio nella giornata in cui si celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, con l’obiettivo di aprire il dibattito sulla guerra anche al mondo scolastico, evidenziando la marginalizzazione di chi si fa portavoce di una cultura improntata sulla risoluzione pacifica dei conflitti.
Gli organizzatori hanno criticato duramente la decisione del Mim, affermando che il Ministero starebbe sostenendo che l’educazione alla pace e al rifiuto delle armi “non è oggetto di dibattito pedagogico, nonostante l’articolo 11 della Costituzione, per cui l’Italia ripudia la guerra”.
Sulla vicenda è intervenuta la Federazione di Vicenza del Partito della Rifondazione Comunista, che vede nell’annullamento del convegno un’azione preoccupante sul piano ideologico e culturale, “in linea – sostiene – con i principi securitari del governo Meloni”. Il partito osserva che la sicurezza si traduce sempre più in repressione del dissenso e del conflitto attraverso pratiche coercitive e autoritarie.
Rifondazione Comunista esprime particolare preoccupazione per la crescente tendenza all’ingresso dell’esercito nelle scuole per tenere corsi di formazione e parlare di guerra, cercando una “normalizzazione delle pratiche di guerra” nella quotidianità.
Il Partito Della Rifondazione Comunista definisce la motivazione fornita dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, secondo cui l’iniziativa non sarebbe coerente con le finalità di formazione professionale, come “assolutamente capziosa e priva di valore“.
RC ritiene invece che una riflessione sulle tragiche conseguenze della guerra e sui meccanismi che la determinano sia essenziale nello sviluppo di una cultura critica, sia nelle nuove generazioni che in tutti i cittadini, e non sia affatto estranea alla formazione culturale e professionale.
Il partito coglie in questa decisione la “volontà governativa di imporre un unico punto di vista, acritico, tacitando ogni dissenso“. Rifondazione Comunista solidarizza con l’Osservatorio contro la Militarizzazione e si augura che abbia buon fine l’azione legale intrapresa dallo stesso per superare l’opposizione del Ministero e restituire il diritto alla formazione, al dibattito e all’istruzione di docenti, studenti e cittadini.





































