Credito d’imposta per ricerca e sviluppo nella Moda (2020). Secco (Federazione Moda): “Chiedere indietro l’agevolazione è un’operazione assurda”

Un sistema “sano” dovrebbe aiutare chi investe e non rispondere alla logica del “ci siamo capiti male, ridateci i soldi”

335

“Se ci vogliono far fallire per forza ce lo dicano e basta”. E’ davvero sconsolato Giuliano Secco Presidente della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Veneto di fronte alle nuove interpretazioni della Agenzia delle Entrate che sconvolgono all’improvviso e retroattivamente, la norma sul credito d’imposta per ricerca e sviluppo (circolare del MiSE n. 46586), chiedendo indietro alle imprese quanto già concesso. E in Veneto ci sono già decine di casi con importi che a volte arrivano a 100mila euro. “Abbiamo scritto, come Confartigianato Nazionale al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti –prosegue– perché intervenga quanto prima su questa palese incongruenza che mette a rischio, per giunta, la sopravvivenza delle nostre “migliori” imprese, quelle sane e innovative che hanno investito sul loro futuro e su quello dei loro collaboratori”.

Le modifiche circa i criteri di ammissibilità al Credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo legate al design e all’ideazione estetica sono un colpo davvero duro al comparto della Moda. Le nuove interpretazioni sconvolgono infatti la norma e all’improvviso, in una fase molto convulsa per il settore, l’Agenzia delle Entrate va a richiedere in maniera retroattiva un’agevolazione che è stata già concessa.

“La risoluzione n. 41 del 2022 dell’Agenzia delle Entrate –spiega Secco– introduce il criterio di “novità e significatività (e non ripetitività)” del prodotto che viene prototipato. Un concetto molto discutibile perché l’innovazione nella Moda è fatta di passaggi non sempre macroscopici e facilmente relazionabili “su carta”. Come può l’Agenzia delle Entrate stabilire cosa è effettivamente innovativo nella Moda? Anche volendo tralasciare questa gigantesca criticità (non da poco per noi), ci sembra assurdo dare una retroattività alle modifiche. Ma così è stato fatto –denuncia il Presidente-, tanto che a decine di imprenditori stanno arrivando le prime lettere che richiedono indietro, entro il 30/09/2022, le imposte portate a credito negli anni precedenti al 2020”.

“Il nostro settore, tra i più colpiti dal Covid-19, stava avvistando i primi segnali di ripresa che rischiano però, una battuta d’arresto a causa dei forti rincari e difficoltà di reperimento di materie prime ed all’impennata dei costi dell’energia –spiega Luca Bortolotto, Presidente regionale dei pellettieri e Provinciale dell’Abbigliamento e Accessori di Confartigianato Vicenza. L’introduzione dei nuovi criteri di ammissibilità al credito di imposta da parte dell’Agenzia delle Entrate è una misura che penalizza fortemente moltissime aziende artigiane del nostro comparto che negli ultimi anni hanno investito ingenti risorse in innovazione per restare competitive nei mercati e garantire prodotti e lavorazioni di altissima qualità che da sempre contraddistinguono il “Made in Italy” nel mondo. Auspichiamo fortemente che il Ministero dello Sviluppo Economico riveda la sua posizione in merito alla norma, anche alla luce delle manifestazioni di dissenso espresse da Confartigianato Moda e CNA Federmoda” – conclude Bortolotto.

“Anche se gli ordini, in particolare per chi lavora conto terzi ci sono –ammette Secco-, molti colleghi iniziano a chiedersi seriamente se abbia ancora senso, in questo Paese, fare sacrifici economici importanti per poter andare avanti, fare PIL, creare ricchezza e dare lavoro nonostante tutto. Ed ora si chiede loro di rendere un credito perché l’Agenzia ha fatto a suo dire delle interpretazioni poco chiare? Così non va bene. Un sistema “sano” –conclude Secco– dovrebbe aiutare chi investe in tecnologia e chi studia nuovi prodotti per tentare di superare l’ostacolo con il rinnovamento e non rispondere alla logica del “ci siamo capiti male, ridateci i soldi”.