CUB: parità di genere o lotta di classe?

156
Veronica Dalla Pria (CUB Vicenza) in piazza completa
Veronica Dalla Pria (CUB Vicenza) in piazza

(Articolo sulla parità di genere di Veronica Dalla Pria di CUB Vicenza da Vicenza Più Viva n.3 dicembre 2023-gennaio 2024, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Il nostro è un paese in cui le discriminazioni di genere permangono fortemente radicate nella società. Basti pensare che nella maggior parte dei casi una donna nel corso della propria vita si trova costretta a dover scegliere tra il lavoro e la possibilità di avere un figlio o una famiglia. Le tutele lavorative in caso di maternità sono scarse, nella maggior parte delle situazioni totalmente insufficienti e l’idea stessa che una donna abbia una relazione stabile o che possa avere l’aspirazione di diventare madre rappresenta un forte deterrente per la stabilizzazione dal punto di vista contrattuale e molto spesso anche per l’assunzione. La cura genitoriale rimane saldamente ancorata ad una responsabilità femminile. Le differenze di genere sono sempre più forti e la crisi che stiamo attraversando tende ad acuirle ancora di più.

La crisi economica, la partecipazione dell’Italia alle guerre in corso sui vari fronti internazionali, il calo dell’occupazione e la distruzione delle leggi a tutela del lavoro colpiscono duramente ancora una volta le categorie più deboli a livello lavorativo, in particolare le donne.

I dati allarmanti rispetto all’occupazione femminile significano che la lotta per la parità di genere non può essere impostata solo sul piano culturale. La lotta per l’emancipazione femminile deve essere parte integrante della lotta di classe. Il fenomeno dei femminicidi è un segno dei nostri tempi

La violenza che si scatena contro le donne, dentro e fuori le pareti domestiche, è una violenza politica nella sua essenza: quasi sempre viene posta in rilievo solo come fatto di cronaca, senza che siano analizzate per davvero le cause sociali ed economiche di tali violenze.

Le donne, in caso di denuncia di violenze subite, sperimentano sulla loro pelle la distanza abissale tra giustizia e legalità. Spesso, nelle aule di tribunale, assistiamo a processi in cui le donne che hanno subito violenza sembrano essere imputate anziché vittime.

Va evidenziato che le donne delle fasce sociali più deboli vivono le condizioni peggiori: sono doppiamente sfruttate perché in difficoltà sociale ed economica, spesso prive di indipendenza economica perché espulse dal mondo del lavoro.

Occorre quindi lottare per i diritti di tutte e di tutti, contro i privilegi di pochi. Occorre lottare per un sistema che garantisca a tutti un lavoro stabile e tutelato, il diritto all’abitare, il diritto alla sanità ed allo studio, con servizi sociali di assistenza e di cura pubblici e gratuiti, diritti sociali che garantiscano l’effettiva emancipazione, la possibilità anche per le donne di essere autonome ed indipendenti, al fine di esercitare davvero i loro diritti.

Così come la coscienza di classe rende possibile la lotta consapevole degli sfruttati contro gli sfruttatori, solo la capacità delle donne delle classi popolari di contrastare la doppia violenza di classe e di genere, renderà autenticamente possibile un mondo più giusto per tutti e tutte.