
Dietro l’omaggio al partigiano anticomunista Renato Del Din, morto nel 1944, si cela la lunga ombra del padre Prospero, militare, cospiratore e regista delle prime strutture Stay Behind – Gladio. Il flash back storico di Emilio Franzina collega la denominazione della base Del Din ai desiderata degli Usa più che dell’Italia, così come l’edificazione della loro seconda installazione militare in una città che oggi con l’Italia-America Friendship Festival non si sa se celebri l’amicizia (?) dei due Stati (quella dei due popoli è altra cosa) o nasconda interessi locali di qualcuno grazie alle amnesie politiche del sindaco.
Sulla figura di militare e di “cospiratore” di Prospero Del Din padre di Renato Del Din (il partigiano della Osoppo a cui è intitolata la caserma sorta a Vicenza al posto del Dal Molin, perito in combattimento a Tolmezzo il 25 aprile 1944, medaglia d’oro della Resistenza come poi sua sorella Paola, nome di battaglia Renata, anche lei al pari del fratello anticomunista convinta, prima donna paracadutista e tuttora vivente (ha 102 anni), c’è una già folta bibliografia che lo ritrae, dopo il ‘45, molto impegnato a costituire e a orientare la prima versione di Gladio. Ne riassumo qualche passo

Prospero Del Din, combattente e medaglia d’argento al valore nel primo conflitto mondiale, poi ufficiale nella guerra d’Etiopia per la conquista dell’Impero, colonnello e comandante del Battaglione Alpini “Val Natisone” nella seconda guerra mondiale quando viene fatto prigioniero prima di essere rilasciato dagli alleati, successivamente promosso generale e infine sostenitore e pure candidato del Partito Nazionale Monarchico per la circoscrizione di Belluno, Gorizia e Udine città in cui nel 1958 è consigliere comunale e fiero anticomunista, nella storiografia più recente spicca tra i protagonisti, fra gli anni ‘50 e 60 del ‘900, della mobilitazione sfociata nell’organizzazione Stay Behind e quindi Gladio.

Così dettagliatamente ne parla ad es. Giacomo Pacini in un suo libro su La lotta segreta anticomunista in Italia (Le altre Gladio. La lotta segreta anticomunista in Italia, 1943-1991, Einaudi, 2014), che illustra il ruolo da lui svolto nel dopoguerra in qualità di fondatore del Movimento Tricolore, cofondatore dell’Organizzazione Fratelli d’Italia e della ‘nuova Osoppo’ creata nel febbraio del 1946 con il placet statunitense in un clima di guerra fredda e poi denominata 3 Cvl (terzo Corpo Volontari della Libertà ) nonché trasformatasi in Organizzazione ‘O’ e infine sciolta il 4 ottobre 1956. È dalle ceneri di tale struttura che nasce nel 1958 l’organizzazione Stay Behind ‘Gladio’, su cui molto ha scritto pure Ferdinando Imposimato (nel suo volume su La repubblica delle stragi impunite, Newton Compton ed.), relativamente al ruolo svolto in Italia nel secondo dopoguerra dalla cosiddetta strategia della tensione, tra servizi segreti nostrani, europei e americani, prima che nel 1977 i nostri servizi segreti venissero riformati lasciando il posto al Sisde e al Sismi. Il terzo Corpo Volontari della Libertà (3 Cvl), che inizialmente contava circa 4.000 aderenti, venne creato, oltre che da Prospero Del Din, dal colonnello Luigi Olivieri, con la collaborazione del colonnello Aldo Specogna e avrebbe dovuto essere inserito nell’esercito regolare, secondo gli intendimenti dei fondatori, per arginare possibili avanzate da est dei comunisti russi. Si ipotizza, comunque, che diffondesse pure notizie false e tendenziose, come quella di un ammassarsi di truppe partigiane jugoslave ai confini italiani nell’aprile 1948, in prossimità delle elezioni politiche. Inoltre, la ‘nuova Osoppo’ si diede da fare per schedare centinaia di cittadini friulani sospettati di simpatie ‘titine’ svolgendo anche compiti di supplenza dei servizi segreti. Infine, dopo qualche variazione nel nome, il 3 Cvl divenne l’Organizzazione ‘O’, un organismo dove già nel 1957 si pensava che fossero inseriti elementi neofascisti e reduci della X Mas. L’obiettivo dichiarato era quello di opporsi ad una possibile prevalenza comunista in Italia, nel clima internazionale di forte contrapposizione fra Nato da una parte e Urss (poi dal 1955, anche stati del patto di Varsavia) dall’altra. Vale la pena di notare che Imposimato si dice convinto «dell’assoluta buona fede e del coraggio, oltre che della lealtà istituzionale di molti cosiddetti gladiatori […] usati a loro insaputa per operazioni illecite». Non da ultimo, si sente talvolta parlare, dai pochi che ancora ne parlano, della Formazione Osoppo in armi nel secondo dopoguerra per combattere una ventilata invasione da parte slava, ipotizzata nel contesto di allora, alle dipendenze di servizi americani e italiani, ma non tutti gli “osovani” aderirono ad organizzazioni segrete post-belliche. E nondimeno sulla scorta di quanto riportato nei due volumi sopra citati di Imposimato e Pacini, si può dire che ‘Gladio’ fu «un soggetto occulto […] evocato spesso a sproposito, e ancor più frequentemente ignorato nei dibattiti degli storici» che ha inciso sulla democrazia italiana al fine, pure, di «introdurre una Repubblica presidenziale, con il rischio […] di aprire le porte a regimi tirannici» senza più alternanza nei governi, e che ‘Gladio’ non possa quindi essere elogiato, come invece fece Paola Del Din il 25 aprile del 2005, in un intervento pubblico asserendo fra l’altro – non si capisce su che base – che ‘Gladio’ fosse stata una «struttura legittima del governo italiano» e precisando che lei stessa ne aveva fatto parte come membro onorario per affinità (Paola Del Din: quello che ho fatto era per la libertà della mia Patria, in Messaggero Veneto, 1 maggio 2005).
Che Paola fosse stata influenzata, nelle proprie scelte, dal padre generale e cospiratore, è più che probabile tanto quanto appare certo che per nulla casuale sia dunque stata nel 2013 (assieme all’assonanza Del Din – Dal Molin) la scelta di intitolare una base americana, la seconda di Vicenza, al nome di suo fratello partigiano anticomunista morto in battaglia nel ‘44. Sia come sia è un fatto che Prospero Del Din agì come organizzatore nel dopoguerra di gruppi armati anticomunisti tanto più che molte voci in circolo ancora negli anni ’70, lo davano come colui che soprintendeva alla consegna delle armi da parte dei partigiani, in sintesi al loro disarmo, sin dall’indomani della Liberazione, pretendendo che tale compito venisse eseguito rigorosamente.