DDL zone montane, Confartigianato Vicenza: “Un passo importante, ma servono strumenti fiscali dedicati e più sostegno alle piccole imprese”

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ddl zone montane il commento di confartigianato vicenza
Approvato il Ddl Zone montane: per Confartigianato Imprese Vicenza un buon passo avanti, ma serve di più

Con l’approvazione definitiva del Disegno di Legge sulle zone montane, il Parlamento ha delineato un quadro normativo organico dedicato alle realtà alpine e pedemontane, riconoscendo la montagna non più come problema ma come risorsa strategica per il Paese. Per Confartigianato Imprese Vicenza, che comprende 32 comuni montani pari al 14% della popolazione provinciale, il provvedimento segna un passo importante, ma non basta a rispondere pienamente alle esigenze concrete di imprese e comunità locali.

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La filiera del legno è un settore chiave nelle zone montane vicentine con 214 aziende

Il quadro demografico dei comuni montani è eterogeneo: accanto a territori soggetti a spopolamento grave coesistono zone dove, dal 2020, la popolazione è cresciuta persino più delle aree urbane. In queste aree operano circa 8.500 imprese totali, tra cui 3.000 artigiane, impiegando circa 30.000 addetti (7.500 artigiani). Si tratta per lo più di micro e piccole imprese a conduzione familiare, profondamente integrate nel tessuto sociale locale. Tuttavia, la vitalità incontra ostacoli strutturali: ricambio generazionale e costi operativi legati all’isolamento geografico. Un settore chiave è la filiera del legno: in provincia di Vicenza contano 214 imprese nella prima lavorazione, di cui il 44% boschive e forestali, il 37% attive nella segagione e il 19% nella produzione di imballaggi in legno. Nonostante radicamento e potenzialità, queste imprese faticano a crescere da sole, rendendo necessarie forme di aggregazione per presentarsi al mercato in modo più competitivo.

Durante il dibattito sul ddl per le zone montane, Confartigianato aveva avanzato proposte concrete, ancorate a un principio chiaro: territori con esigenze diverse richiedono normative diverse. Tra le richieste: istituzione di Zone Economiche Speciali montane con regimi fiscali più favorevoli; estensione alle imprese artigiane delle agevolazioni già riservate alle imprese agricole, superando logiche settoriali che hanno privilegiato l’agricoltura; adozione di una logica polisettoriale che riconosca l’apporto di artigianato, commercio e servizi; creazione di condizioni non solo per mantenere le imprese esistenti, ma anche per favorire nuova residenzialità e nuova imprenditorialità in montagna.

“La legge approvata recepisce in parte queste indicazioni – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion. – Tra gli aspetti positivi il rafforzamento dei servizi pubblici essenziali (scuola, sanità, connettività digitale), che rappresentano precondizione fondamentale per la vita delle comunità. Importante anche la previsione della Strategia per la Montagna Italiana (SMI), che introduce una programmazione triennale con il coinvolgimento delle parti sociali. Tuttavia, restano fuori dal provvedimento le misure fiscali di vantaggio per le imprese, come la ZES montana o la fiscalità agevolata per le PMI artigiane. Il testo si limita a una delega al Governo per il riordino delle agevolazioni esistenti, senza introdurre strumenti immediatamente operativi e specifici. Manca inoltre un capitolo dedicato alla semplificazione burocratica, altro tema cruciale per le micro e piccole imprese che operano in territori con risorse amministrative ridotte”.

Per Confartigianato Vicenza, il provvedimento rappresenta una base su cui lavorare, non una soluzione definitiva. “Senza strumenti fiscali dedicati e senza un sostegno vero alla competitività delle piccole imprese, la montagna non potrà invertire la generale tendenza allo spopolamento, non basta qualche area in crescita, né valorizzare appieno le sue potenzialità produttive e sociali – aggiunge Cavion. – La montagna vicentina ha dimostrato di saper crescere e innovare anche in anni difficili. Ora servono politiche coraggiose che superino la logica compensativa del passato e investano davvero in una nuova stagione di sviluppo polisettoriale, in cui le imprese artigiane siano protagoniste insieme all’agricoltura, al commercio e ai servizi”.