Debiti, crediti e garanzie: i numeri per Stato, Intesa, BPVi e Veneto Banca in Lca. Conti in rosso… per i risparmiatori

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Banca Intesa Sanpaolo acquista a un euro lBPVi e Veneto Banca e incassa un super bonus
Banca Intesa Sanpaolo acquista a un euro BPVi e Veneto Banca e incassa un super bonus

Spesso ballano le cifre dell’operazione che ha visto “confluire” le due ex Popolari venete, BPVi e Veneto Banca, in Intesa Sanpaolo e questo porta ad errori nel valutare e commentare l’esborso dello Stato a favore dell’Istituto lombardo e a non capire che, invece,  gran parte degli impegni sono a carico delle due liquidazioni cioè, in buona sostanza, dei loro soci azzerati.

Facciamo, quindi, il punto preciso sulla base dei documenti e cioè il D.L. 25 giugno 2017 n. 99 riportante “Disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.” e il Contratto di cessione d’azienda siglato, con qualche fretta di troppo?, all’alba del 26 giugno 2019 (qui su Bankileaks.com il documento) presso lo studio del notaio Marchetti, quello il cui studio era stato scelto dall’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari (AssoPopolari) per supportarle contro il famoso decreto Renzi sulla loro trasformazione in spa e che, ironia della sorte, stipula la fine di due delle più importanti, quelle che erano la spina dorsale del Veneto.

Ecco, quindi, i dati su cui riflettere.

A) Intesa Sanpaolo, nel rilevare all’alba di lunedì 26 giugno 2017 (per un euro in tutto) la “parta buona” delle due ex Popolari venete (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) poste in liquidazione coatta amministrativa domenica 25 giugno 2017 dopo la dichiarazione venerdì 23 giugno di “dissesto o rischio di dissesto” delle stesse banche da parte della Bce, acquisì passività maggiori delle attività e maturò quindi nei confronti delle due liquidazioni un credito di 3,799 miliardi (i calcoli sono stati confermati nel tempo rispetto a quelli fissati nel contratto del 26 giugno) con una garanzia massima prevista in 6,351 miliardi per il suo pagamento;

B) c’è, quindi, il “bonus” di 4.785 milioni a favore di Intesa di cui

  • 3.500 milioni non tassabili come sopravvenienze attive anticipati a titolo di contributo fisso dallo Stato per conto sempre delle liquidazioni per sterilizzare l’effetto dell’operazione sul patrimonio (di questi circa 3.000 sono già stati distribuiti come utili extra del 2018 ai soci Intesa, molti dei quali fondi esteri, molto probabilmente perché l’effetto dell’operazione non è stato neutro ma più che positivo);
  • 1.285 milioni non tassabili come sopra e per conto delle liquidazioni per i cosiddetti “oneri di ristrutturazione e riorganizzazione” dell’acquirente, in buona sostanza i costi dello scivolo a carico del Fondo di Solidarietà, finanziabile (e detraibile) da Intesa per la parte di competenza con questo introito extra, per 4.000 dipendenti “veneti”, poi diventati mille più tremila dell’acquirente stesso;

C) a questi crediti si possono aggiungere fino a 4.000 milioni di crediti in bonis High Risk passati a Intesa ma da questa retrocedibili in caso di deterioramento entro la data di chiusura del suo bilancio al 31 dicembre 2020, a quattro anni, un bel tempo cioè, dalla loro cessione. A fronte di questi 4 miliardi è stata emessa una garanzia statale di pari importo.

D) Intesa è beneficiaria, altresì, di un’ulteriore garanzia concessa dallo Stato per impegni delle Lca nel contratto di cessione per un importo massimo pari alla somma tra euro 1.500 milioni e la differenza tra i contenziosi pregressi e il relativo accantonamento a fondo rischi per un importo ulteriore massimo di euro 491 milioni;

E) A questi importi si aggiunge un credito, sempre nei confronti delle Lca, di un prestitodi 5.000 milioni garantito dallo Stato e concesso alle due ex venete per la loro operatività (costi delle liquidazioni, retribuzioni del personale, eventuali rifinanziamenti di Utp/crediti incagliati e Past due/esposizioni scadute non girati a Sga come gli Npl/sofferenze o a Intesa stessa come i suddetti crediti in bonis, ecc.). Questo prestito sarà ancora in (buona?) parte nelle casse delle due Lca per i residui dei costi non correnti, ad esempio per le cifre di rientro graduale dei crediti rifinanziati).

Da questi conteggi eliminiamo solo le garanzie prestate dallo Stato sulle Obbligazioni acquisite da Intesa, di fatto una garanzia di giro, perché la banca in oggetto, “cessionaria” e “garantita”, le ha rimborsate tutte prima della scadenze per pagare meno interessi liberando, così, lo Stato dall’impegno relativo.