
ROMA (ITALPRESS) – I meningiomi sono tumori che originano dalle meningi, le membrane che avvolgono e proteggono il cervello e il midollo spinale. Rappresentano circa il 30% dei tumori cerebrali primitivi e sono tra i più comuni tumori che si sviluppano nella scatola cranica. Nella maggior parte dei casi sono benigni e a crescita lenta, ma in alcune situazioni possono presentare caratteristiche più aggressive.
I sintomi variano in base alla posizione e alle dimensioni del tumore e possono includere mal di testa, crisi epilettiche, disturbi visivi, cognitivi o motori. La diagnosi avviene tramite risonanza magnetica con mezzo di contrasto e tomografia computerizzata. La diagnosi e trattamento presso centri specializzati è fondamentale per il miglior esito delle cure.
“Un meningioma è una neoplasia che nasce dalle meningi, che non sono altro che l’involucro del cervello e del midollo spinale, quindi del nostro sistema nervoso centrale. È molto importante un messaggio da dare ai pazienti, quando c’è una diagnosi di meningioma non si ha un tumore cerebrale, quindi un tumore che infiltra o cancella la funzione di un’area del cervello: è qualcosa di extracerebrale che lo comprime e, una volta trattato e tenuto sotto controllo, le funzioni vengono ripristinate”, ha detto Federico Pessina, professore ordinario in Neurochirurgia, direttore della scuola di specializzazione in Neurochirurgia di Humanitas University e responsabile dell’unità operativa di Neurochirurgia cranica presso l’istituto clinico Humanitas di Rozzano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
Il meningioma si può rilevare “attraverso una risonanza magnetica. La letteratura normalmente dà un’incidenza di 2-4 casi su 100.000 abitanti, ma in realtà sono molto più frequenti” e vengono rilevati magari attraverso “riscontri accidentali”. Tra i sintomi da tenere sotto controllo “il mal di testa, l’insorgenza di crisi epilettiche, soprattutto se questi meningiomi sono concentrati alle cosiddette convessità, cioè lungo le zone curve della testa, oppure dei deficit molto più difficili da identificare per il paziente o anche per il medico curante, veramente dei sintomi da specialista i meningiomi localizzati alla base del cranio, cioè disturbi ai nervi cranici quindi difficoltà a deglutire, difficoltà a muovere per esempio gli occhi in una maniera corretta difficoltà nei movimenti del viso oppure dolore al viso, la famosa nevralgia del trigemino”, ha spiegato.
I medici di base “fanno sempre arrivare alla mia attenzione, alla nostra attenzione i pazienti già studiati, quindi con una risonanza magnetica che ci consente di fare la diagnosi e in base a determinate caratteristiche radiologiche e cliniche anche a decidere un trattamento”.
I meningiomi “crescono di millimetri all’anno, quindi è molto raro che si abbia una sintomatologia catastrofica e molto rapida”. Il trattamento “è in evoluzione perché abbiamo tante novità da un punto di vista di ricerca, di letteratura, di fattori di rischio”.
L’atteggiamento aggressivo non paga quasi mai, tendenzialmente “il trattamento chemioterapico non è mai un trattamento descritto o considerato, eccetto in una piccolissima parte di meningiomi, i cosiddetti gradi 3 o meningiomi anaplastici, per fortuna molto rari, capaci anche di dare metastasi extracraniche, una malattia estremamente aggressiva. Non c’è una chemioterapia di scelta, ma ci sono tanti trial che stanno cercando” di intervenire “con farmaci diversi”, ha aggiunto Pessina.
“Tra neurochirurghi, radioterapisti, radiochirurghi c’è grande collaborazione però ci sono anche dei terreni ‘di confine’: l’esperienza del neurochirurgo molte volte sottrae alla radiochirurgia alcuni meningiomi piccoli in pazienti giovani. La radiochirurgia nelle lesioni piccole, nei pazienti fragili o anziani è la metodica di scelta. È importante dire che vicino a organi nervi cranici in particolare estremamente sensibili alle radiazioni, come trigemino e nervo ottico, molto spesso la chirurgia è la soluzione migliore”.
A parte i casi estremi, ha sottolineato Pessina, “nel meningioma tradizionale della convessità l’intervento è molto poco invasivo, nessuno si accorge nemmeno che il paziente sia stato operato. Solitamente dopo una risonanza post operatoria e tre notti di degenza, il paziente può tranquillamente tornare a casa sulle sue gambe, facendo una risonanza di controllo a un mese”. Sicuramente “una caratteristica dei meningiomi è quella di essere pieni di recettori per progesterone ed estrogeni” ma “le pillole anticoncezionali in uso sono assolutamente sicure per tutte le pazienti”, rassicura Pessina.
“In linea generale se il paziente ha un meningioma singolo che viene trattato o diagnosticato, non c’è necessità di fare risonanze magnetiche ai parenti stretti. Una cosa diversa è se ci sono quadri di meningiomatosi, cioè meningiomi plurimi soprattutto localizzati lungo la linea mediana, oppure nel caso in cui un familiare un parente stretto sia affetto da una malattia come le neurofibromatosi che hanno la tendenza a sviluppare tumori nel sistema nervoso centrale, di solito benigni, ma non solo meningiomi, e quindi sono di facile identificazione con indicazioni chirurgiche, radioterapiche e chemioterapiche completamente diverse anche rispetto ai meningiomi tradizionali, cosiddetti ‘sporadici’”, spiega Pessina.
L’avvento dell’intelligenza artificiale vorrà dire “tantissimo da un punto di vista diagnostico sicuramente perché l’intelligenza artificiale applicata alla radiomica che è proprio lo studio dell’imaging basato sulla tecnologia di risonanza magnetica potrà avvicinarci proprio a evitare gli autogol diagnostici”. Inoltre ci potrà aiutare a capire “dove potranno eventualmente ricadere le malattie un domani e quindi sapere come interpretare certi segni di risonanza”, conclude Pessina.
– Foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS)