Digiuno a staffetta a Vicenza, oltre 130 persone in sciopero della fame per Gaza: “Non possiamo restare in silenzio”

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Una ragazzina cammina per le strade distrutte di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale (archivio Unicef, foto Eyad El Baba)
Una ragazzina cammina per le strade distrutte di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale (archivio Unicef, foto Eyad El Baba)

 

Parte anche dalla città veneta l’iniziativa del “Digiuno per Gaza”, promossa da cittadini e cittadine che da oltre una settimana si alternano nello sciopero della fame in segno di protesta contro la guerra, la fame usata come arma e il rifornimento di armi ai responsabili del conflitto. “Un piccolo gesto simbolico, ma carico di significato umano e politico”.

Un’azione civile, una voce collettiva
A Vicenza, oltre 130 persone hanno deciso di unirsi in una staffetta di sciopero della fame per Gaza. L’iniziativa, partita dal basso, si chiama “Digiuno per Gaza” ed è coordinata da un collettivo spontaneo di cittadine e cittadini che intendono esprimere il proprio dissenso per quanto sta avvenendo in Palestina, e in particolare nella Striscia di Gaza.

Da oltre una settimana, ogni giorno, gruppi diversi digiunano a rotazione per mantenere alta l’attenzione e testimoniare, attraverso un gesto nonviolento, la propria partecipazione a un dramma umanitario che non può più essere ignorato.

Digiuno per Gaza
Digiuno per Gaza

Il digiuno come atto di solidarietà e denuncia
«Potremmo girarci dall’altra parte — scrive il Collettivo — ma non è con l’indifferenza che si sostiene un popolo che muore di fame. Per questo digiuniamo». Il messaggio, firmato da Marco Fanton a nome del Collettivo Digiuno per Gaza, denuncia con forza le responsabilità internazionali che continuano ad alimentare la guerra con il rifornimento di armi, l’ipocrisia diplomatica e la negazione sistematica della verità.

Il digiuno non è solo privazione, ma atto simbolico di partecipazione e umanità. «Un gesto piccolo, certo — scrivono — ma condiviso da milioni di persone in tutto il mondo stanche di giochi di potere spacciati per equilibrio».

La fame usata come arma: un’accusa che brucia
Il testo diffuso dal collettivo è anche un j’accuse diretto contro la “crudeltà scientifica” con cui — si legge — si sta colpendo il popolo palestinese. “Negli ultimi mesi anche la fame è diventata un’arma: si bloccano gli aiuti, si spara contro chi cerca pane, si distribuiscono alimenti deperiti o contaminati”.

La denuncia si estende anche alla lunga storia della Nakba, alla distruzione culturale, al muro che isola intere comunità, alle umiliazioni quotidiane ai checkpoint, agli arresti arbitrari dei bambini, agli uliveti tagliati e ai pozzi chiusi. Una lunga lista di soprusi, accompagnata da un’immagine potente: la chiave che i palestinesi portano con sé, simbolo del ritorno a casa.

Un invito aperto alla cittadinanza
Il Collettivo Digiuno per Gaza lancia un appello alla cittadinanza: unirsi, anche solo per un giorno, a questo digiuno simbolico. Un modo per prendere posizione, per ricordare che il silenzio — in certi momenti storici — è una forma di complicità.

«Non si tratta di giudicare, ma di scegliere da che parte stare», conclude la nota. «Sumud, la resilienza del popolo palestinese, ci interroga ogni giorno. Noi, nel nostro piccolo, rispondiamo così».

Appello per digiuno per Gaza
Appello per digiuno per Gaza