Veneto, “Donatella” lotta per il diritto al suicidio assistito

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Foto dal web

Donatella” (nome di fantasia a tutela della privacy) è una donna veneta di 76 anni, affetta da una patologia neurodegenerativa. A seguito delle continue sofferenze cui è sottoposta a causa della malattia, “Donatella” il 6 settembre 2024 ha chiesto alla sua azienda sanitaria di riferimento la verifica delle condizioni di cui alla sentenza “Cappato-Dj Fabo”, per poter accedere legalmente in Italia al suicidio medicalmente assistito.

Solamente dopo una lettera di diffida dei legali della signora Donatella del febbraio scorso, l’azienda sanitaria ha inviato la relazione finale della commissione medica multidisciplinare che rileva che la donna è capace di autodeterminarsi, affetta da patologia irreversibile che determina sofferenza intollerabile, ma non è tenuta in vita da un trattamento di sostegno vitale.

L’avvocata Filomena Gallo, Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e legale di Donatella, con un ampio collegio di difesa (Angioletto Calandrini, Francesca Re e Alessia Cicatelli), commenta: “Ma Donatella dipende totalmente dai propri caregiver per lo svolgimento di ogni sua funzione: senza la loro assistenza non potrebbe prendere i medicinali, alimentarsi e bere dell’acqua, ma sarebbe abbandonata a sé stessa e morirebbe tra atroci sofferenze”. L’avvocata Gallo aggiunge: “La stessa ASL è consapevole di questa sua totale dipendenza da terzi, lo evidenzia anche nella sua relazione finale. Ma nonostante questo, nega l’accesso al suicidio medicalmente assistito e disapplica quindi la sentenza 135/2024 della Corte costituzionale”.

La Corte costituzionale, infatti, nella sentenza 135 del 2024, ha espressamente affermato che le “procedure che sono normalmente compiute da personale sanitario, e la cui esecuzione richiede particolari competenze oggetto di specifica formazione professionale, ma che potrebbero essere apprese da familiari o “caregivers” che si facciano carico dell’assistenza del paziente.

Nella misura in cui tali procedure – quali, per riprendere alcuni degli esempi di cui si è discusso durante l’udienza pubblica, l’evacuazione manuale dell’intestino del paziente, l’inserimento di cateteri urinari o l’aspirazione del muco dalle vie bronchiali – si rivelino in concreto necessarie ad assicurare l’espletamento di funzioni vitali del paziente, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo, esse dovranno certamente essere considerate quali trattamenti di sostegno vitale, ai fini dell’applicazione dei principi statuiti dalla sentenza n. 242 del 2019 (p. 8 considerato in diritto set, 135/2024)”.

Donatella si è opposta a questo diniego tramite i suoi legali con anche una consulenza medica del dottor Mario Riccio, anestesista, medico di Piergiorgio Welby che ha seguito altri casi di suicidio medicalmente assistito, perché tale diniego si basa su di una interpretazione dei requisiti illegittima e contraria alle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il giorno successivo all’invio della “opposizione con diffida”, il Direttore sanitario della ASL ha chiesto urgentemente una rivalutazione delle condizioni di “Donatella” al Presidente del Comitato etico e non alla Commissione medica. Si attende ora l’esito.

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, conclude: “Non solo la ASL disapplica una sentenza della Corte costituzionale, ma ha completato la procedura di verifica in tempi troppo lunghi – oltre 5 mesi – e solamente dopo una diffida dei legali di Donatella ha trasmesso la sua relazione finale. Non è accettabile che persone che patiscono sofferenze intollerabili si vedano negare i diritti che la Corte costituzionale ha garantito. È proprio per evitare che vi siano tempi di risposta diversi, a seconda della singola ASL, che è necessaria una legge che preveda tempi e procedure certi. Chiediamo al Veneto di seguire l’esempio della Toscana e tornare a discutere della proposta di legge ‘Liberi Subito’ perché nessuna persona malata debba più aspettare tutti questi mesi per avere una risposta”.