
L’attenzione che il tema della donazione di organi ha riscosso nella nostra città in queste ultime settimane è di estrema importanza ed è dimostrazione della grande sensibilità di cui è capace Vicenza.
Eventi di cronaca, insieme alla collaborazioni tra associazioni di volontariato, amministrazione comunale e Ulss 8 Berica, hanno permesso di riaccendere la giusta attenzione su un tema non solo sanitario, ma anche sociale e culturale che vive un periodo storico di difficoltà e di flessione.
Bene le numerose testimonianze di donatori e riceventi, bene il progetto condiviso tra AIDO e comune di Vicenza per un modulo informativo, da inviare a domicilio per il rilascio o il rinnovo della carta di identità, in cui si può già esprimere il proprio consenso alla donazione di organi. Bene infine il progetto che l’Ulss 8 Berica porterà alla prossima Conferenza dei Sindaci per dei corsi specifici dedicati al personale degli uffici anagrafe sul tema del consenso alla donazione.
A riguardo in particolare di quest’ultimo punto, negli ultimi anni, l’anagrafe comunale è diventata uno snodo centrale per la promozione della cultura della donazione di organi. Dal 2013, grazie al progetto “Una scelta in Comune”, ogni cittadino al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità può esprimere il proprio consenso o dissenso alla donazione post mortem. Questo sistema ha permesso di registrare oltre 20 milioni di dichiarazioni di volontà nel Sistema Informativo Trapianti (SIT), rendendo l’anagrafe il principale punto di contatto tra cittadino e sistema trapianti.
Eppure, ciò che in origine era pensato come una grande semplificazione burocratica e uno strumento di civiltà, oggi sta mostrando evidenti limiti. I dati dei primi tre mesi del 2025 parlano chiaro: il 40% delle 950.000 persone che hanno rinnovato la carta d’identità ha dichiarato esplicitamente di opporsi alla donazione. È il dato più alto degli ultimi dieci anni. Solo dodici mesi prima, nel primo trimestre 2024, le opposizioni erano il 36,6%, segnando quindi un incremento del 3,4%. Se consideriamo che un solo donatore può salvare fino a sette persone – anche nove in caso di donazioni “split” – ogni opposizione in più rappresenta una vita in meno salvata.
Il problema non è solo quantitativo, ma anche qualitativo: in molti casi la scelta di dire “no” non nasce da una decisione consapevole. Il modulo per esprimere la volontà viene spesso presentato senza preavviso, senza materiale informativo adeguato e in un contesto (quello burocratico) poco favorevole alla riflessione. Il risultato è che molti cittadini, soprattutto tra gli anziani e i più giovani, rifiutano per diffidenza, scarsa informazione o semplice incertezza. Secondo il Centro Nazionale Trapianti (CNT), la fascia 18-30 anni ha registrato un’impennata di opposizioni, salite dal 33,6% del 2024 al 37,9% nel 2025. È un paradosso: la possibilità di dichiarare la propria volontà in modo rapido e accessibile rischia di produrre l’effetto opposto a quello desiderato.
Inoltre, c’è un nodo normativo spesso ignorato. La volontà espressa in vita tramite l’anagrafe è vincolante e non può essere modificata dai familiari dopo il decesso. Questo significa che anche un “no” dichiarato frettolosamente, magari in un momento di confusione o senza consapevolezza, diventa definitivo. E se è vero che la volontà è modificabile in qualsiasi momento, è altrettanto vero che pochissimi cittadini sono consapevoli di questa possibilità o si prendono il tempo per rettificare una decisione presa in fretta.
Proprio per superare queste criticità, si potrebbe pensare all’attivazione di sportelli anagrafici all’interno degli ospedali, dove il contesto ambientale è più adeguato e rassicurante. In questi spazi, dedicati alla raccolta delle dichiarazioni di volontà, i cittadini potrebbero essere affiancati da personale sanitario e da volontari di associazioni specializzate, formati per fornire informazioni chiare e scientificamente corrette. La possibilità di ricevere spiegazioni e chiarimenti prima di esprimere una scelta così delicata aumenterebbe la consapevolezza e la qualità della decisione, riducendo il numero di opposizioni non motivate.
Il CNT ha annunciato l’avvio di un’indagine nazionale per comprendere le ragioni profonde dell’aumento delle opposizioni. L’obiettivo è intercettare i “perplessi”, coloro che non hanno ancora maturato una scelta consapevole, e restituire centralità al valore del dono. Con oltre 8.200 persone in lista d’attesa per un trapianto – tra cui quasi 6.000 in attesa di un rene – non possiamo permetterci di perdere tempo, né tantomeno consenso.
Gli uffici anagrafe restano uno strumento potente e insostituibile per costruire una cultura della donazione. Ma vanno rafforzati, guidati, messi in condizione di offrire non solo un servizio amministrativo, ma un vero spazio di scelta informata. E portare questo servizio anche dentro gli ospedali può essere un passo decisivo per garantire che il “sì” alla donazione sia davvero un atto libero, ragionato e consapevole.
Massimiliano Zaramella, Chirurgo vascolare al San Bortolo di Vicenza, presidente del Consiglio Comunale di Vicenza e delegato alla Salute dello stesso Consiglio comunale