Due anni dall’omicidio di Giulia Cecchettin. Presidente Ciambetti: “Necessario rafforzare la cultura del rispetto”

"Ringrazio l'esempio di Gino Cecchettin che ci ha insegnato a non cercare mai la vendetta ma a costruire la Giustizia non solo nei tribunali ma nella nostra vita quotidiana"

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Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti alla presentazione del Premio intitolato a Giulia Cecchettin

 

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Gino Cecchettin in Consiglio Regionale (dietro Roberto Ciambetti)

A due anni dall’uccisione della figlia Giulia per mano di Filippo Turetta, Gino Cecchettin è intervenuto in un’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, insistendo sulla necessità, per non piangere altre vite spezzate, di agire a livello educativo. La violenza di genere, ha ribadito, non è un’emergenza ma “un fenomeno radicato nella nostra cultura, nel linguaggio e nei modelli di relazione, negli stereotipi che tramandiamo, una società che giustifica, minimizza o resta in silenzio. Credo che l’educazione sia l’unica risposta sistematica e possibile”.

Sulla stessa lunghezza d’onda le parole del presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, che ha sottolineato “la straordinaria forza di Gino Cecchettin e di quanti con lui, pur feriti da un dolore insanabile, hanno voluto colmare quel vuoto di ignoranza e barbarie che alimenta la violenza nei confronti delle donne. Una violenza che non è solo fisica”.  A confermare la necessità di agire innanzitutto a livello culturale, Ciambetti ha ricordato che “Il Consiglio regionale del Veneto non solo ha istituito un premio per la migliore tesi di laurea magistrale in lingua italiana in materia di femminicidio e violenza di genere ma ha anche varato l’Osservatorio regionale sulla Violenza contro le donne perché siamo convinti che ci sia la necessità di avviare un percorso educativo che fin dall’infanzia rafforzi la cultura del rispetto e della dignità di ogni essere umano”.

Il presidente del Consiglio Regionale ha elogiato l’esempio di Gino Cecchettin, il quale, nel nome di sua figlia Giulia “ci ha insegnato a non cercare mai la vendetta ma a costruire la Giustizia, non solo nei tribunali ma nella nostra vita quotidiana. Un insegnamento che commuove, che deve motivarci ogni giorno nella lotta contro la violenza di genere e per il quale ringraziamo Gino Cecchettin, privato dell’amore della figlia nel modo più barbaro”