
Dumping contrattuale, una vera piaga del mondo del lavoro che mette a rischio i lavoratori, i consumatori e le aziende stesse, perché i contratti pirata, firmati da sigle sindacali poco rappresentative, con trattamenti economici peggiori e condizioni di lavoro svantaggiose, alimentano un mercato del lavoro parallelo sottopagato in cui non è garantita la professionalità e che genera concorrenza sleale.
Il problema, oltre al settore della somministrazione di alimenti e bevande, riguarda anche il settore delle sale da gioco: lo ha segnalato Emanuele Cangianelli, presidente di EGP FIPE, l’organizzazione di categoria degli esercenti attivi nei giochi regolamentati parte di Confcommercio, in occasione della presentazione del “Manuale sul Dumping Contrattuale nei Pubblici Esercizi” tenutasi oggi al CNEL. Cangianelli ha dichiarato: “La lotta all’illegalità e la tutela della salute dei consumatori passano anche dalla cura della professionalità di chi lavora nelle gaming hall, la cui qualificazione è assolutamente imprescindibile. Questa è la sede giusta per esprimere la nostra preoccupazione per il permanere del fenomeno del dumping contrattuale che ormai interessa anche gli esercizi autorizzati al gioco pubblico”.
Infatti, secondo la ricerca condotta da ADAPT sulla base dei contratti depositati presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, il dumping contrattuale è una realtà: come accade per i pubblici esercizi in generale, tra i contratti depositati alcuni – tra cui il CCNL FIPE – hanno una reale applicazione diffusa e riconosciuta, altri hanno un’applicazione molto più limitata e tutelano molto meno i lavoratori. Anche se non riguardano grandi numeri, sono abbastanza da generare disparità sostanziali nei trattamenti economici e concorrenza sleale a danno delle aziende che rispettano i contratti riconosciuti: “Come EGP FIPE – ha quindi ribadito Cangianelli – crediamo sia doveroso richiamare l’attenzione sull’opportunità di un intervento deciso da parte di Governo, INPS e Ispettorato del lavoro affinché sostengano le imprese che adottano contratti più rappresentativi, intervenendo su chi cerca scorciatoie per ridurre il costo del lavoro, rischiando così di abbassare gli standard necessari all’esercizio delle concessioni di giochi pubblici. Condizioni che alimentano, di fatto, una concorrenza tossica a scapito dei lavoratori, creando ingiustizie anche nella competizione tra imprese e allontanandosi dai livelli di offerta essenziali per la legalità, la tutela degli utenti e l’integrità del comparto dei giochi pubblici.”