Elena Donazzan vada in carcere… ad ascoltare i detenuti! Spesso la parte degenerata della società non è dentro, è fuori

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ena Donazzan con Enoch Soranzo all'esterno del carcere di Padova (foto Padova Today)
ena Donazzan con Enoch Soranzo all'esterno del carcere di Padova (foto Padova Today)

Leggo distrattamente una dichiarazione di Elena Donazzan, assessore alla Formazione ed al Lavoro della Regione Veneto: “Non esistono regole d’ingaggio chiare in assoluto, quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità. Perché voi non avete a che fare con le signorine. Qua dentro abbiamo la parte degenerata della società”. 

Boh, penso io, avrà appena finito un vertice di maggioranza. Starà parlando di quelli della Lega, o di Forza Italia… e invece no. Si rivolge alle guardie carcerarie di Padova che mercoledì scorso hanno tenuto un sit-in di protesta, in conseguenza dei recenti episodi di violenza che si sono verificati ai danni di alcuni agenti di polizia penitenziaria.

E la parte degenerata della società, ovviamente, sono i detenuti, con cui gli agenti devono raffrontarsi ogni giorno. Inutile dire che parole del genere hanno immediatamente infiammato il dibattito politico, con dichiarazioni al vetriolo delle opposizioni, nei confronti del nostro assessore preferito, che in colpo solo ha fatto strame dell’art. 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali) e dell’art. 27 (Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato) della Costituzione.
Se avete sentito due tonfi, sono probabilmente le palle di Zaia cadute in terra.
La nostra eroina a questo punto, lacrimando per essere sempre fraintesa e contestata pretestuosamente, si difende e spiega: “Gli agenti non hanno a che fare con la vigilanza in una scuola dell’infanzia con le creature che sono la migliore umanità, ma in carcere, banalmente ribadisco, con persone che qualcosa di male nella vita devono averlo fatto per essere recluse”.
Certamente, viene da pensare. Ad esempio avere rubato… troppo poco.
Avessero compiuto le loro malefatte in politica, depredando non un negozio, una villa o una pompa di benzina, ma la comunità tutta, con ogni probabilità il carcere lo avrebbero visto solo di sfuggita, ottenendo sconti di pena, pene alternative, detenzione domiciliare in ville faraoniche.
Lamentandosi comunque – ci mancherebbe – di non avere abbastanza agibilità politica.
Viene da pensare ai Berlusconi, Formigoni, Galan, Verdini – e tanti altri come loro -, che francamente appaiono più meritevoli di reclusione di tanti che invece reclusi lo sono davvero.
Consigliamo di cuore all’assessore Elena Donazzan di visitarle più spesso, le carceri. Di parlare non solo con gli agenti penitenziari, ma con i detenuti. E soprattutto di ascoltarli. Magari si renderà conto che spesso la parte degenerata della società non è dentro. È fuori.