Elezioni, politica e religione: Salvini impegnato a fare il Papa e in Israele errore madornale di Netanyahu

141
Netanyahu soldati haredim nell'esercito israeliano
soldati haredim nell'esercito israeliano

Mentre l’Italia era immersa nelle elezioni, con un Salvini impegnato a fare il Papa, un Papa impegnato a fare il social-comunista e Zingaretti dichiarava alla 7 che “Se ci fosse un voto anticipato sarei l’unico vincitore di queste europee”, in Israele correvano voci di nuove elezioni: La “sinistra israeliana” aveva una sola speranza, quella che Lieberman (destra “estrema”) facesse scivolare Bibi Netanyahu.

Cominciava cosi un mio articolo del 10 aprile. Netanyahu ce l’ha fatta…. Aveva vinto la pancia degli elettori, ma poi alla fine non si è formato un nuovo governo. Perché? Politica e religione non si devono mescolare mai, in nessun paese al mondo. E questo è stato l’errore madornale di Benjamin Netanyahu. Non mi aveva entusiasmato la sua idea di annoverare nella sua alleanza una componente ultrareligiosa, perché dove c’è un ultra, di qualsiasi ordinamento ci sono solo complicazioni. Tuttavia non sono convinta che questo sia l’elemento cardine dell’insuccesso che forse, dovrebbe ricercarsi nel tradizionale valzer di poltrone!

Chi è Avigdor Lieberman? Pochi italiani, fuori ambiente, lo conoscono e lo considerano. Lieberman, nato il 5 giugno del 1958 a Chi?in?u, attuale Moldovia. E’ un politico israeliano, ha rivestito parecchie cariche governative, già Ministro degli Esteri, fondatore e leader del partito di destra Israel Beytenu. E’ un falco, di quelli duri, come lo sono i suoi elettori, diplomato in agraria in Moldovia, ha assolto il servizio militare in Israele nell’artiglieria di Tsahal e si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Gerusalemme. Non ha ancora capito che nel 2009 aveva 15 seggi e nel 2019 solo 5, assomiglia a un piddino: una riflessione è possibile?

Lieberman è il leader di una forza nazionalista d’immigrati russi che di certo non va a braccetto con gli ebrei ultraortodossi, rei di non considerare gli ebrei russi allo stesso livello di altri ebrei (senza tener conto che la religione ebraica non è dogmatica…). Credo sia un uomo di una laicità estrema che può dar fastidio persino a me. Tanto io sono laica ma combattiva nel ricordo e nel rispetto della tradizione rabbinica russa ed ebraica in generale, quanto credo Lieberman non abbia mai sentito parlare di rabbini russi come Yitzchak Isaac Krasilschikov, detto anche Gaon di Poltava, Abraham ben Samuel Firkovich (rabbino, scrittore e archeologo), Shneur Zalman Borukhovich (Rabbino, Filosofo e scrittore) solo per citarne qualcuno, ognuno di loro meriterebbe una Storia. Forse sa che esiste la cultura Yiddish, ma non credo che sappia che si divide in arcaica (fino al 1250), antica (1200-1500), media (1500-1700) e moderna dal 1700 ai nostri giorni, nonostante sia il frutto delle sue radici (e delle mie)!

Il sogno social-collettivista del Kibbutz, quello che piace tanto ai sinistri italiani (come concetto filosofico, ma guai a lavorarci, a dividere in parti uguali e condividere) non lo sfiora minimamente, probabilmente gli interessano i kibbutzim revisionati nel concetto produttivo e quotati alla Borsa di New York. Eppure un uomo così, uno che tira lo sciacquone del water mentre è al telefono con un giornalista (clicca qui) riesce comunque ancora a trascinare elettori, pur avendone perso moltissimi per strada, riesce a far cadere un governo prima della sua formazione, in un paese che ne ha bisogno più di altri! Paradossalmente ha fatto un grande favore alla cosiddetta sinistra israeliana (non mi stupirei se in futuro si alleasse con i rossi…), gli oppositori di Netanyahu non sono proprio tutti di sinistra, anche se, c’è quest’abitudine della stampa internazionale di vedere solamente sinistra in opposizione a destra, destra in opposizione a sinistra.

Ma chi sarà eletto a settembre? Ecco che il favore diventa veleno, non ci sono leader, non ci sono uomini di carisma, cultura e preparazione come Bibi Netanyahu (nonostante i suoi difetti…), in grado di condurre un paese con le difficoltà di Israele. Su una cosa sono però d’accordo con Lieberman: il servizio militare per tre anni deve essere obbligatorio per tutti, gli ultrareligiosi inclusi che non possono sottrarsi a questo dovere e rispetto, nemmeno nel nome di D-o! Solo che prima si doveva fare il Governo e poi la Legge dell’obbligo militare. Non si rimanda a nuove e costose elezioni, Israele costa e ogni missile rispedito al mittente costa 60.000 euro alla collettività israeliana.

Ripeto che forse Lieberman bramava a una grande poltrona, perché non tutti gli Haredim sono contrari al servizio militare. Quei ragazzi che portano il mitra sopra il Tallit non sono forse militari religiosi? Non appartengono al reggimento Nahal Haredi, battaglione ultraortodosso dell’esercito Israeliano? Gli uomini impegnati nell’unità Zakà a fianco dell’esercito non sono forse religiosi?

Per qualche Neturei Karta, per gli Haredim di Mea Shearim (Gerusalemme) che non vogliono fare il servizio militare ce ne sono migliaia che lo fanno. Il rapporto del RIC (Centro di Ricerca e di Informazione) della Knesset (fonte Ynet 12.02.2018) sull’arruolamento ultra-ortodosso dell’IDF ha rivelato che nell’agosto 2017, 7.250 soldati Haredim erano arruolati volontariamente nell’Esercito Israeliano.

La scusa di Lieberman non regge!

Articolo precedenteCasaPound protesta al Centro Commerciale di Thiene: “Smog e cemento: un futuro grigio!”
Articolo successivoBlackout a Burano, Mazzorbo e Torcello: nessuna utenza ora senza elettricità
Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.