
Giovedì 6 novembre le farmaciste e i farmacisti delle farmacie private del Veneto sciopereranno per l’intero turno di lavoro. La mobilitazione, indetta da Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL, nasce dopo il fallimento della trattativa con Federfarma e punta a ottenere il rinnovo del contratto nazionale scaduto nell’agosto 2024.
Le farmacie private del Veneto si fermeranno giovedì 6 novembre per chiedere il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, scaduto ormai da oltre un anno. L’astensione dal lavoro, proclamata da Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL, riguarderà l’intero turno di lavoro e sarà accompagnata da un presidio unitario a Venezia, in Campo San Maurizio, dalle 10 alle 13.
Lo sciopero arriva dopo l’esito negativo della procedura di raffreddamento e conciliazione dello scorso 20 ottobre, seguita alla rottura del tavolo con Federfarma, che – spiegano i sindacati – continua a non riconoscere incrementi retributivi adeguati né misure capaci di valorizzare la professionalità di chi lavora in farmacia. “Federfarma ci ha costretti a questa scelta – dichiarano le segreterie regionali –. Scioperiamo con senso di responsabilità, per difendere il valore di una professione che è parte viva della sanità pubblica.”
Le organizzazioni sindacali parlano di “una scelta necessaria per la dignità del lavoro”, denunciando la sospensione unilaterale delle trattative e un’offerta economica di soli 180 euro sul triennio, giudicata inaccettabile a fronte dell’inflazione e della crescente complessità del lavoro in farmacia.
Durante la pandemia, i farmacisti hanno garantito continuità e vicinanza ai cittadini, e oggi il loro ruolo si è ulteriormente ampliato con la farmacia dei servizi e la sanità di prossimità prevista dal PNRR. “Chi lavora in farmacia – sottolineano i sindacati – deve essere riconosciuto come parte integrante del sistema sanitario regionale, con diritti e retribuzioni adeguate.”
Le richieste principali riguardano aumenti salariali proporzionati al costo della vita, una migliore conciliazione tra tempi di vita e lavoro, il riconoscimento della professionalità e percorsi di formazione continua. Le sigle chiedono inoltre alla Regione Veneto di sostenere la riapertura immediata del tavolo nazionale.
“Chi garantisce un servizio sanitario essenziale deve essere valorizzato, non lasciato nell’incertezza”, afferma Alessio Odoni, segretario regionale Filcams CGIL Veneto. “I lavoratori delle farmacie hanno tenuto aperto il Paese durante la pandemia – aggiunge Massimo Marchetti, segretario generale aggiunto Uiltucs UIL Veneto – oggi chiedono solo rispetto e dignità.”
“Scioperiamo per essere ascoltati, non per fermare il servizio ai cittadini – conclude Patrizia Manca, segretaria regionale Fisascat CISL Veneto – dietro ogni camice bianco ci sono persone, famiglie e valori: la dignità del lavoro in farmacia riguarda tutti.”










































