Giorgio Armani, ecco il testamento: lusso diviso in due, la Maison al mercato e le case agli affetti

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MILANO (ITALPRESS) – La scomparsa di Giorgio Armani, il 4 settembre a 91 anni, non ha colto impreparata la sua maison. Lo stilista aveva pianificato con precisione il futuro del gruppo e la distribuzione dei suoi beni personali, affidandosi a due testamenti – datati 14 marzo e 2 aprile – depositati presso lo studio del notaio Elena Terrenghi. Ne emerge un disegno nitido: da una parte, il destino industriale della Giorgio Armani spa, blindato nella Fondazione che porta il suo nome; dall’altra, il patrimonio immobiliare e finanziario, distribuito tra familiari e collaboratori di lunga data, con un ruolo centrale per il compagno e braccio destro Leo Dell’Orco. Il primo documento, del 14 marzo, riguarda il gruppo Armani. Qui lo stilista ha scritto nero su bianco che, entro 18 mesi dall’apertura della successione, la Fondazione dovrà cedere il 15% del capitale. I destinatari sono già indicati: in via prioritaria i grandi gruppi partner storici della maison – Lvmh, EssilorLuxottica, L’Oréal – oppure un operatore “di pari standing” scelto dalla Fondazione insieme a Dell’Orco (o, in sua assenza, ai nipoti Andrea Camerana e Silvana Armani).

Questa è solo la prima tappa. Tra il terzo e il quinto anno dalla successione, lo stesso acquirente potrà rilevare tra il 30 e il 54,9% delle quote, conquistando così la maggioranza assoluta. Se questo percorso non dovesse concretizzarsi, Armani ha previsto un piano alternativo: la quotazione in Borsa, su un mercato regolamentato italiano o equivalente, entro un massimo di otto anni. In questo scenario, la Fondazione conserverà comunque un ruolo di controllo, con una quota non inferiore al 30,1%. Un punto fermo attraversa tutte le opzioni: nessun fondo di investimento potrà entrare nel capitale. Armani voleva che la maison restasse indipendente dalle logiche speculative, affidata solo a operatori industriali capaci di garantirne la crescita e il posizionamento globale.

La Fondazione Giorgio Armani diventa così il perno della successione, con il 9,9% del capitale in azioni di categoria F e la nuda proprietà sul 90%. A Dell’Orco è assegnato l’usufrutto del 30% delle azioni A, mentre un altro 15% è stato diviso tra i familiari: la sorella Rosanna, il nipote Andrea Camerana e le nipoti Silvana e Roberta. Quanto ai diritti di voto, Armani li ha calibrati con precisione: 40% a Dell’Orco, 30% alla Fondazione, 15% a Silvana e 15% ad Andrea Camerana. Nel testamento, Armani ha persino previsto i nomi per i futuri organi della Fondazione: nel consiglio di amministrazione entrerà Andrea Camerana con il notaio Terrenghi, nel comitato di valutazione le nipoti Silvana e Roberta, nel comitato di sorveglianza l’avvocato Sabrina Moretti e il notaio Carlo Munafò. Il secondo testamento, datato 2 aprile, riguarda i beni personali. La mappa delle proprietà è vasta e prestigiosa: St. Moritz, St. Tropez, l’appartamento di Brera a Milano, la tenuta di Broni nel Pavese, le ville di Pantelleria e Antigua, gli appartamenti di New York e Parigi.

Il cuore simbolico dell’eredità immobiliare è però il palazzo di via Borgonuovo 21 a Milano, definito da Armani il suo “centro dell’universo”. Qui lo stilista ha voluto che Leo Dell’Orco avesse usufrutto a vita, con una clausola precisa: arredi e ornamenti non devono essere rimossi, “con la sola eccezione di un quadro di Matisse e di una foto di Rayman”, finché Dell’Orco vorrà viverci. Gli altri immobili sono stati divisi con altrettanta cura. A Camerana va la nuda proprietà della casa di St. Moritz, sempre con usufrutto a Dell’Orco. A Silvana Armani l’appartamento di Parigi. Alla sorella Rosanna e ai nipoti Andrea e Silvana, il 75% della società L’Immobiliare srl, che gestisce le ville di St. Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria, con il restante 25% in nuda proprietà sempre a loro e l’usufrutto a Dell’Orco.

Il patrimonio di Armani non si limita agli immobili. Tra i beni finanziari spicca la partecipazione in EssilorLuxottica, pari al 2% del capitale e valorizzata in 2,45 miliardi di euro. La ripartizione è dettagliata: 100 mila azioni (26,5 milioni di valore) a Michele Morselli, amministratore delegato della società immobiliare di famiglia e amico di lunga data; 7.500 azioni ciascuno (quasi 2 milioni) a Daniele Ballestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli. Della quota restante, il 45% va a Dell’Orco (circa 960 milioni) e il 60% ai familiari (1,44 miliardi complessivi). Il testamento regola anche le risorse liquide: 40% a Dell’Orco, 60% ai familiari, con una clausola speciale per le due figlie di Andrea Camerana, a cui spettano 1,5 milioni ciascuna da versare al “Mamar trust” istituito da Rosanna. Altri beneficiari ricevono complessivamente 33,9 milioni in Btp.

Perfino lo yacht dello stilista è stato regolato nei dettagli: va a Rosanna, Silvana e Andrea, ma con l’onere di concedere a Dell’Orco il diritto di noleggiarlo per quattro settimane l’anno, anche non consecutive, con priorità di scelta entro aprile. Alla nipote Roberta Armani è stata invece garantita la possibilità di utilizzare, insieme al compagno Paolo Berizzi, le case di New York, Parigi, Broni o, a scelta, una tra St. Tropez, Antigua e Pantelleria per soggiorni temporanei. Il mosaico dell’eredità Armani mostra il tratto distintivo del fondatore: ordine, precisione e visione. Alla maison, il destino del mercato; agli affetti, case, ricordi e patrimonio. Alla Fondazione, il compito di preservare indipendenza e continuità. E soprattutto, una clausola implicita: nessuna guerra familiare, nessun vuoto di potere. Tutto è stato stabilito, fino all’ultimo dettaglio.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).