
(Adnkronos) – I recenti licenziamenti che hanno colpito la divisione britannica di Rockstar Games hanno travalicato i confini della cronaca videoludica per approdare nelle aule della politica istituzionale. La decisione dell'azienda di allontanare 34 sviluppatori del team scozzese, impegnati nella lavorazione di Grand Theft Auto 6, ha sollevato forti sospetti riguardo alle reali motivazioni dietro tale provvedimento. Sebbene Rockstar abbia ufficialmente motivato l'azione citando casi di "grave condotta scorretta", l'Independent Workers’ Union of Great Britain (IWGB) ha respinto questa versione, etichettando l'accaduto come una manovra di "union busting", ovvero un tentativo mirato di smantellare l'organizzazione sindacale interna. La questione ha assunto una rilevanza nazionale quando è stata portata all'attenzione della Camera dei Comuni durante il Prime Minister’s Questions. Chris Murray, deputato laburista per la circoscrizione di Edimburgo Est e Musselburgh, ha interpellato direttamente il Primo Ministro Keir Starmer sulla vicenda. Murray ha riferito di aver incontrato i vertici di Rockstar, dichiarando tuttavia di non aver ricevuto rassicurazioni sufficienti circa il rispetto delle normative sul lavoro da parte dell'azienda, alimentando ulteriormente i dubbi sulla legittimità dei licenziamenti. La risposta di Keir Starmer è stata netta, definendo il caso "profondamente preoccupante". Il leader britannico ha ribadito il principio secondo cui ogni lavoratore possiede il diritto inalienabile di aderire a un sindacato senza dover temere ripercussioni professionali o conseguenze inique. Starmer ha inoltre confermato l'intenzione del governo di rafforzare le tutele per i lavoratori, assicurando che i ministri competenti esamineranno nel dettaglio il caso specifico sollevato da Murray e forniranno aggiornamenti sulla situazione.
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