
Cristina Guarda, eurodeputata veneta dei Verdi eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra interviene con decisione sul rinvio di dodici mesi dell’applicazione del Regolamento europeo sulla deforestazione (EUDR), definendolo “una vergogna”: “Non si tratta di semplificazione – dichiara – ma di pura deregolamentazione che aumenta i rischi legati al clima e penalizza le imprese che hanno già investito in filiere sostenibili e trasparenti”. Per questo, continua l’esponente AVS, ogni mese di ritardo significa più foreste perse, più comunità danneggiate e più concorrenza sleale nel mercato unico.

L’eurodeputata punta il dito contro le pressioni dell’industria conciaria, “assecondate dall’estrema destra”, che vanno nella direzione opposta rispetto alla necessità di garantire filiere sicure e a deforestazione zero: “Non è difendendo vecchi modelli produttivi – ribadisce – che si tutelano i posti di lavoro, ma investendo in innovazione e sostenibilità. Chi oggi chiede proroghe e scappatoie sta bloccando la transizione e condannando le nostre imprese a perdere competitività. La politica europea deve perseguire il bene comune, non difendere interessi privati. Gli imprenditori della concia vogliono davvero che i loro figli crescano in un Veneto con le temperature di Tunisi? La deforestazione accelera la crisi climatica e l’aumento delle temperature, con estati sempre più torride e notti tropicali che abbiamo già imparato a conoscere. Estati più calde significano più morti, soprattutto tra anziani e persone fragili. Difendere le foreste a livello globale significa difendere la salute delle nostre comunità locali” aggiunge.
Proprio per questo, secondo Guarda, il settore conciario, che già beneficia di ingenti risorse pubbliche per gestire i propri impatti ambientali, dovrebbe valutare il passaggio a nuovi materiali, come già avviene in Portogallo, con tessuti sostitutivi della pelle derivati da scarti agricoli, resistenti e sicuri per la salute pubblica: “Investire in innovazione – conclude- per creare nuove imprese e posti di lavoro”.




































