Guarda (Verdi-AVS) contro il rinvio del Regolamento europeo sulla deforestazione: “Una vergogna che mette a rischio il clima”

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Sede Parlamento europeo a Bruxelles guarda eudr
Sede Parlamento europeo a Bruxelles

Cristina Guarda, eurodeputata veneta dei Verdi eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra interviene con decisione sul rinvio di dodici mesi dell’applicazione del Regolamento europeo sulla deforestazione (EUDR), definendolo “una vergogna”: “Non si tratta di semplificazione – dichiara – ma di pura deregolamentazione che aumenta i rischi legati al clima e penalizza le imprese che hanno già investito in filiere sostenibili e trasparenti”. Per questo, continua l’esponente AVS, ogni mese di ritardo significa più foreste perse, più comunità danneggiate e più concorrenza sleale nel mercato unico.

Cristina Guarda solidarietà ai diffidati da Simico per pista da bob
L’eurodeputata Cristina Guarda

L’eurodeputata punta il dito contro le pressioni dell’industria conciaria, “assecondate dall’estrema destra”, che vanno nella direzione opposta rispetto alla necessità di garantire filiere sicure e a deforestazione zero: “Non è difendendo vecchi modelli produttivi – ribadisce – che si tutelano i posti di lavoro, ma investendo in innovazione e sostenibilità. Chi oggi chiede proroghe e scappatoie sta bloccando la transizione e condannando le nostre imprese a perdere competitività. La politica europea deve perseguire il bene comune, non difendere interessi privati. Gli imprenditori della concia vogliono davvero che i loro figli crescano in un Veneto con le temperature di Tunisi? La deforestazione accelera la crisi climatica e l’aumento delle temperature, con estati sempre più torride e notti tropicali che abbiamo già imparato a conoscere. Estati più calde significano più morti, soprattutto tra anziani e persone fragili. Difendere le foreste a livello globale significa difendere la salute delle nostre comunità locali” aggiunge.

Proprio per questo, secondo Guarda, il settore conciario, che già beneficia di ingenti risorse pubbliche per gestire i propri impatti ambientali, dovrebbe valutare il passaggio a nuovi materiali, come già avviene in Portogallo, con tessuti sostitutivi della pelle derivati da scarti agricoli, resistenti e sicuri per la salute pubblica: “Investire in innovazione – conclude- per creare nuove imprese e posti di lavoro”.