Guerra in Ucraina, Valdegamberi (Gruppo Misto Veneto): “Basta calunnie. Non ho mai giustificato il ricorso alle armi”

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Guerra in Ucraina
Ucraina, mappa dello scenario da Il Messaggero

“Fare speculazioni sulle dichiarazioni per far dire ciò che non si è detto è un’arte che qualcuno è abile a esercitare pur di non andare a fondo dei problemi”. Con queste parole Stefano Valdegamberi risponde alle accuse rivoltegli stamattina in un comunicato ufficiale del Consiglio Regionale Veneto da Andrea Zanoni, Consigliere regionale del PD sulla Guerra in Ucraina  (qui le reazioni sul conflitto Russia-Ucraina mano a mano che ci arrivano, in copertina una mappa dello scenario da Il Messaggero, ndr).

“In nessuna mia dichiarazione ho giustificato la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Anzi, da anni ho sempre messo in guardia che la politica di innalzare barriere e di voler isolare a ogni costo l’avversario, e la storia lo insegna, porta solo ai conflitti armati”. Aggiunge Valdegamberi: “Ho sempre cercato di costruire ponti dove altri innalzavano barriere che sono le premesse di quanto sta accadendo. Certi errori si pagano poi. Sono sempre stato una persona libera che ha espresso il proprio parere, anche correndo il rischio di rendersi inviso e impopolare per dare una visione delle cose e della realtà più obiettiva di quanto, invece, si vuole far credere. Chi mi conosce sa che lo faccio senza alcun tornaconto personale. La Guerra in Ucraina c’è da dieci anni. Nessuno se n’era accorto? C’è stato il Maidan, ci sono stati colpi di stato verso Presidenti legittimamente eletti, ci sono stati 12.000 morti nel Donbass. Silenzio. Nessuno ha fatto veglie di preghiera, nessuno ha portato mazzi di fiori, nessuno ha detto nulla. I conflitti (qui le reazioni sulla Guerra in Ucraina mano a mano che ci arrivano, in copertina una mappa dello scenario da Il Messaggero, ndr) vanno prevenuti con il dialogo e il rispetto, cercando di capire anche le ragioni altrui”.

“Parlavo ieri con una studentessa ucraina – conclude Valdegamberi – ora in Italia, a Verona, la cui famiglia viveva nel Donbass, dove prima piovevano le bombe dell’esercito governativo tra l’indifferenza di tutti noi, neo-pacifisti. Mi raccontava che la gente oggi in questa regione è felice e si sente sicura. Queste informazioni non arriveranno mai ai cittadini italiani”.