I pueblos blancos e la grotta dei bandoleros a Vejer de la Frontera: nuove emozioni di una vicentina… andalusa

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I bandoleros celebrati dalla gente dei pueblos blancos
I bandoleros celebrati dalla gente dei pueblos blancos

C’è di più, l’ho scoperto da quando mi sono trasferita da Vicenza qui a Vejer de La frontera, oltre l’immagine turistica de los pueblos blancos, tipicamente andalusi e un richiamo culturale artistico e architettonico particolare che veicola un turismo non ancora di massa e soprattutto spagnolo.

In effetti in questi villaggi o piccole città che troviamo da la Sierra Morena, la Serranìa de Ronda e la Sierra de Cadiz fino giù lungo la costa dell’oceano Atlantico e del Mediterraneo da Cadiz a Màlaga si usa ancora oggi dipingere le pareti esterne delle case con la calce per schermare e proteggere dai raggi solari che in questa regione sono particolarmente ardenti.

Vejer de la Frontera
Vejer de la Frontera

Le piccole case dei pueblos blancos vengono poi abbellite con molti fiori colorati in vasi di terracotta appesi alle pareti esterne o all’interno del patio che può essere comune ad altre casette o privato. Altri vasi di piante e fiori adornano il suolo sia esterno all’abitazione che all’interno del patio creando così un suggestivo contrasto tra il bianco abbacinante dei muri a calce e la luce intensa, il blu brillante del cielo e il verde delle colline circostanti.

I villaggi bianchi sono molto antichi e portano una forte impronta araba come si vede dalle strette tortuose e ripide calle acciottolate del casco antiguo. In molti di loro si possono ancora ammirare castelli moreschi e chiese gotiche spesso con originali portoni in legno intagliato e ferro.

Vejer de la Frontera, il villaggio in cui vivo, uno dei pueblos blancos, è adagiato sopra una collina a dieci chilometri dall’Atlantico e quando passeggio su e giù nel dedalo di vicoli della parte più antica mi piace perdermi ascoltando il vento che mi libera la testa da qualsiasi pensiero: lo stupore mi coglie ogni volta che dalle finestre naturali tra le case lo sguardo scende tra verdi colline e valli fino all’oceano.

Nelle passeggiate con la mia pelosa cagnolino, mi sono accorta camminando in un passaggio stretto e ripido tra due calle che sotto i ciottoli si sente un vuoto, lo avvertivo dal tonfo sordo dei miei passi per scoprire successivamente che esiste davvero una grande grotta sotto il villaggio che da Vejer si estende fino alla frazione in pianura di La Barca. Si dice che il sottosuolo di Vejer nasconda una moltitudine di camminamenti e passaggi che nel corso degli anni sono caduti nell’oblio. Per questo motivo si deve parlare con le persone anziane quelle che conservano le leggende di tutte le grotte trovate nella città.

Sembra che l’uscita della grande grotta a La Barca venisse usata dai bandoleros come via di fuga. Sì, perché altra storia curiosa di cui poco viene tramandato oggi ma che ha evocato un immaginario molto forte e romantico con racconti e canti nel periodo storico tra il 1700 e il 1800 sono proprio queste figure di briganti che scorrazzavano in Andalusia.

Il bandolero era un combattente per le cause giuste e contro l’oppressione sociale e politica dando sostanza a ciò che i romantici trasferivano attraverso leggende e storie vere al di fuori della Spagna rendendo il brigante una figura idealizzata.

oronavirus, tempo curvo e tempo di Tempranillo
oronavirus, tempo curvo e tempo di Tempranillo

La Ruta de los banboleros y la Ruta del Tempranillo sono rotte di cammino che percorrono i luoghi dei briganti andalusi, la prima è nota come un percorso sulle piste ciclabili che corrono da Vejer de la Frontera verso Tarifa seguendo la costa oceanica; la seconda lungo i vari villaggi della sierra che ha visto le gesta del Tempranillo, uno dei bandoleros più famosi da cui, forse ma lo scoprirò, prende il nome uno dei vini preferito del mio amico, vicentino come me, Maurizio Mascarin.

La mia vicina di casa ha 103 anni, forse è la più vecchia del villaggio, ancora bella dritta nonostante un ginocchio con l’artrite di cui si lamenta, ha lo sguardo vivace ed è curiosa peccato sia sorda come una campana ma un giorno che la vedrò seduta al sole sull’uscio aperto proverò a farle delle domande sulle grotte e sui bandoleros.

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