Il codice di condotta di FCA … ovvero prendi i soldi (pubblici) e scappa

170
Codice di condotta Fca: integrity
Codice di condotta Fca: integrity

Vediamo un po. Poco tempo fa FCA riceve un prestito oltre 6 miliardi di euro garantito dallo Stato (cioè dai contribuenti).  Si dice che, a fronte di questo prestito, ci siano garanzie da parte di FCA di mantenere investimenti e posti di lavoro in Italia.

Qualche giorno fa, FCA invia una lettera (in inglese) nella quale scrive testualmente (come viene riportato virgolettato dai giornali) «Caro fornitore, vogliamo comunicare alla sua società, per conto di Fca Italy e di Fca Poland, che il progetto relativo alla piattaforma del segmento B di Fiat Chrsyler, è stato interrotto a causa di un cambiamento tecnologico in corso. Pertanto vi chiediamo di cessare immediatamente ogni attività di ricerca, sviluppo e produzione onde evitare ulteriori costi e spese».

Questo significa crisi (molto probabile se non sicura) per un migliaio di ditte dell’indotto FCA (circa 58.000 addetti e un giro d’affari valutato in 18 miliardi).

È la solita, vecchia storia. Dopo richieste, imposizioni, ricatti occupazionali, “lorpadroni” ricevono soldi (e tanti) garantiti dallo Stato. Per mantenere investimenti e livelli occupazionali? Non sembra proprio. Per aumentare i propri profitti? Molto ma molto più plausibile.

Soldi “buttati via”? Per i lavoratori e i contribuenti onesti sembra proprio di si, per i padroni un guadagno sicuro.

Intanto nella prima pagina del “Codice di condotta” di FCA si può leggere una frase attribuita a Sergio Marchionne “Continueremo a lavorare e a guardare al futuro mantenendoci fedeli ai principi di onestà, umiltà e rispetto che ci hanno condotto così lontano”.

Non ci sono altre parole da aggiungere. Ma un paio di domande sembrano d’obbligo. Siamo proprio sicuri che “il privato” sia “bello” e che garantisca occupazione, sicurezza trasparenza e benessere a chi lavora? E riusciremo a prendere coscienza che il modello di sviluppo nel quale viviamo è sbagliato?

PS:

link all’articolo corriere:

https://torino.corriere.it/economia/20_agosto_02/indotto-auto-allarme-tutte-city-car-fiat-saranno-targate-psa-6e8e97c2-d4ec-11ea-85eb-cddcd933cbd3.shtml


Clicca qui se apprezzi e vuoi supportare il network VicenzaPiù

Articolo precedenteAl via il restauro dell’edicola cinquecentesca alla base della torre Bissara
Articolo successivoMutazioni Notturne, sabato 8 agosto nel giardino dell’Astra il debutto di “Radium Girls”
Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.