
MILANO (ITALPRESS) – In occasione della Settimana mondiale della celiachia, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità la prima legge regionale che riconosce ufficialmente la rilevanza sociale della celiachia, con l’obiettivo di migliorare la diagnosi precoce, la qualità dell’assistenza e l’inclusione sociale delle persone affette da questa patologia autoimmune.
Il provvedimento, illustrato oggi in Aula a Palazzo Pirelli e presentato in conferenza stampa nella Sala “Giorno del Ricordo”, è frutto di un ampio lavoro di confronto con le associazioni dei pazienti e del settore scientifico.
La legge istituisce una cabina di regia regionale, promuove campagne informative e formative rivolte a cittadini, operatori sanitari e della ristorazione, e introduce screening pediatrici mirati, facendo della Lombardia la prima regione in Italia a muoversi in questa direzione.
“Con questa legge la Lombardia è la prima regione in assoluto a riconoscere la rilevanza sociale della celiachia – ha dichiarato Emanuele Monti (Lega), presidente della Commissione Welfare e primo firmatario del provvedimento -. Lo fa investendo sulla prevenzione, potenziando gli screening pediatrici, aumentando i punti informativi e promuovendo la formazione nei ristoranti e nelle mense, comprese quelle scolastiche. Verranno inoltre istituiti percorsi formativi certificati e un elenco regionale degli operatori della ristorazione”.
La legge è supportata da uno stanziamento iniziale di 1 milione di euro nel triennio, a cui si aggiungono fondi dedicati agli screening. Soddisfazione anche da parte di Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega al Pirellone: “Grazie all’iniziativa della Lega siamo la prima Regione ad affrontare in modo strutturato la consapevolezza della celiachia, coinvolgendo tutte le ATS e creando punti informativi territoriali. Solo una persona su tre oggi sa di essere celiaca: questo è un problema enorme che con questa legge vogliamo affrontare e risolvere”.
Il progetto di legge è stato sostenuto trasversalmente da tutte le forze politiche. Patrizia Baffi (Lombardia Migliore), presidente della Commissione Sanità e relatrice del testo, ha sottolineato come la norma “sia il risultato di un intenso lavoro di ascolto, che ha permesso di affinare il testo anche attraverso un maxiemendamento. Abbiamo voluto una legge che fosse aderente ai bisogni reali dei pazienti e che potesse diventare un modello virtuoso per le altre Regioni”.
Tra i punti qualificanti della legge: screening pediatrici precoci, con il coinvolgimento dei pediatri e delle famiglie; formazione obbligatoria per operatori della ristorazione, con l’istituzione di un albo regionale; campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte a cittadini, personale sanitario e sociosanitario; linee guida regionali per la somministrazione di alimenti senza glutine nelle mense, comprese quelle scolastiche; trattamento dei dati nell’ambito del registro delle malattie infiammatorie croniche intestinali; clausola valutativa per monitorare l’efficacia delle misure adottate.
La norma finanziaria prevede 300mila euro annui per il triennio 2025-2027 per le azioni di formazione e sensibilizzazione e ulteriori 50mila euro nel 2025 per percorsi formativi dedicati agli operatori della ristorazione. Anche l’opposizione ha contribuito al testo.
Davide Casati, consigliere del Partito Democratico, ha sottolineato il valore degli emendamenti approvati: “Abbiamo puntato molto sulla formazione degli operatori sociosanitari, partendo dai medici e dai pediatri, ma anche sugli studenti degli istituti alberghieri e delle scuole professionali: dobbiamo investire sui futuri lavoratori. E naturalmente sull’importanza cruciale degli screening per intervenire tempestivamente su una malattia che, se non intercettata, comporta costi e disagi enormi per le famiglie”. Secondo i dati aggiornati al 2023, in Lombardia sono 49.273 i pazienti celiaci diagnosticati, un numero in costante crescita.
La legge punta a migliorare l’accessibilità agli alimenti senza glutine, il supporto nei territori e la qualità della vita delle persone celiache, riconoscendo per la prima volta la celiachia come una condizione che richiede attenzione non solo sanitaria ma anche sociale e culturale.
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