Il diritto di aborto in Veneto, in Italia e nel mondo

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Manifestazioni pro aborto in Usa (foto Afp)
Manifestazioni pro aborto in Usa (foto Afp)

Il diritto di aborto in Italia è sancito dalla legge nazionale 194/78, ma i fattori da tenere in considerazione sono molteplici e interrelati in una complessa rete di diritti che in altri Paesi sta iniziando a essere messa in discussione.

Indagine sulle interruzioni volontarie della gravidanza in Italia

A partire dal 1979 l’Istituto nazionale di statistica, a seguito dell’entrata in vigore della legge numero 194/78, ha avviato, in accordo con le Regioni ed il Ministero della sanità, la rilevazione dei casi di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). I dati vengono raccolti per mezzo del modello individuale di dichiarazione di interruzione volontaria della gravidanza, che deve essere compilato dal medico che procede all’interruzione stessa. Nel modello sono richieste notizie sulla donna e sull’interruzione della gravidanza. Tra queste: data di nascita; comune di nascita e comune di residenza; provincia di intervento; cittadinanza; stato civile; titolo di studio (il più elevato conseguito); condizione professionale/non professionale.

Tasso di abortività

Secondo i dati del 2020 forniti dall’Istat la percentuale di abortività in relazione ad età e provincia di residenza presenta delle variazioni – anche se non estremamente significative – tra regioni. Nelle fasce che mostrano i dati più alti (30-34 e 35-39) la percentuale è rispettivamente del 23,41% e 21,44% al nord, 22.69% e 22.53% al centro, e 22.48% e 21.77% al sud. Per quanto riguarda il Veneto in particolare spiccano un 25% a Treviso e un 26% a Rovigo nella fascia 30-34. In Veneto come nel resto d’Italia dati più bassi nella fascia 20-24 anche se con alcune significative differenze tra province: se Verona si attesta su un 19,57%, Treviso e Rovigo presentano tassi inferiori, nello specifico 14,55 a Treviso e 13,38 a Rovigo. Significativa impennata per queste fasce d’età per le donne Italiane residenti all’estero: 27,61% per la fascia 30-34 e 26,22% per la fascia 35-39. Per quanto riguarda infine il tasso di abortività delle minorenni su 1000 abitanti la media italiana è 1.79, mentre quella veneta è dell’1.15.

Aborto farmacologico e le altre metodologie

Attualmente il metodo più utilizzato per abortire è quello chirurgico, che prevede a sua volta diverse tecniche che dipendono dal periodo di gestazione: l’isterosuzione consiste nell’aspirazione dell’embrione attraverso una cannula (chiamata cannula di Karman) che viene introdotta nell’utero; la dilatazione e revisione della cavità uterina (D&R), comunemente conosciuta come raschiamento, prevede la dilatazione della cervice e l’inserimento di una cannula di diametro maggiore. Dopo le 12 settimane la legge del nostro Paese prevede l’interruzione volontaria di gravidanza solo in caso di rischi per la salute fisica e mentale della donna: in questo caso si utilizza la dilatazione e lo svuotamento (D&S) che consiste nella dilatazione meccanica del canale della cervice per la rimozione del prodotto del concepimento.

L’aborto farmacologico, che viene indotto da farmaci a base di mifepristone (RU486) e prostaglandine, invece, viene eseguito in misura minore. Osservando i dati si nota in Italia l’adozione come linea preferenziale del metodo di Karman con 26776 e meno frequentemente il raschiamento o altre forme di isterosuzione (5 664 e 9 763). Le somministrazioni di mifepristone e prostaglandine sono invece 20 902 . Il Veneto conferma il trend italiano, ma c’è da evidenziare il dato nettamente superiore di Verona e Vicenza rispetto alle altre province per quanto riguarda interventi di raschiamento (526 e 406 rispetto a Belluno o Padova che ne compiono 123 o 117). L’aborto farmacologico è una scelta doppia al nord rispetto al sud (10192 contro 4351).

Tempi di attesa

L’articolo 5 della legge 194/1978 dice che «quando il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, riscontra l’esistenza di condizioni tali da rendere urgente l’intervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato». Con questo certificato la donna può presentarsi e realizzare l’interruzione della gravidanza. Capita però che, qualora non sia riscontrata l’urgenza, alla donna venga rilasciata la certificazione che attesta lo stato di gravidanza e l’avvenuta richiesta, con la quale la si invita «a soprassedere per sette giorni». Scaduti i sette giorni il documento costituisce «titolo per ottenere in via d’urgenza l’intervento». Nonostante il carattere di urgenza, in alcune regioni, il tempo di attesa dalla consegna del certificato alla pratica abortiva è superiore a 7 giorni.

Elevati tempi di attesa devono quindi essere monitorati perché possono segnalare difficoltà nell’applicazione della legge. Da questo punto tra le regioni più virtuose l’Emilia Romagna che pratica il 90% degli aborti nei primi 15 giorni mentre il Veneto risulta essere più lento nello stesso arco temporale pratica solo il 31% degli aborti. A discolpa del Veneto, tuttavia, una larga maggioranza dei soggetti che hanno preso parte all’indagine non ha indicato le tempistiche dell’aborto.

Uno sguardo all’Europa

Il diritto di aborto è uno dei temi caldi del momento. Oltreoceano il Congresso dello stato americano dell’Oklahoma, a maggioranza Repubblicana, ha approvato con maggioranza schiacciante una legge che vieta quasi del tutto l’aborto. È la terza volta nel giro di tre mesi che l’Oklahoma aggiorna la sua legislazione contro l’interruzione di gravidanza, che ora è considerata la più restrittiva tra quelle approvate in tutti gli Stati Uniti. Parallelamente il governo spagnolo ha approvato un disegno di legge su salute riproduttiva, sessuale e diritto all’aborto che prevede anche il congedo mestruale. Di aborto si è parlato qualche mese fa in relazione alle rifugiate ucraine in Polonia. Dall’inizio del 2021 la legge polacca permette alle donne di abortire solo in rarissimi casi tra cui lo stupro, che però deve essere accertato da un magistrato. Nei fatti abortire in Polonia è quasi impossibile, e per chi arriva dall’Ucraina – dove l’aborto è sempre legale fino alla dodicesima settimana – e non sa come muoversi lo è ancora di più.

Per le donne il diritto di aborto è e rimane un altro diritto da conquistare e difendere.