(Articolo di Jacopo Maltauro, giovane consigliere comunale del Comune di Vicenza da Vicenza Più Viva n. 2 ottobre-novembre 2023 , sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Su questa nuova testata cartacea, che si interessa della nostra città, mi sento di proporre ai lettori una riflessione generale stimolata dai temi e dai problemi che sono protagonisti in questi giorni e settimane nel dibattito pubblico vicentino. Chi di noi non ha colto quanto emerge in modo poderoso oggi il tema della gestione dei migranti, tra accoglienza diffusa e maxi hub o le notizie che arrivano dal carcere vicentino con il clima teso e preoccupante tra i suoi detenuti o ancora il dibattito attorno alle imponenti opere infrastrutturali che incombono sul nostro tessuto urbano o la questione dell’aumentato degrado in città che allarma cittadini e famiglie e che si manifesta quotidianamente tra episodi di aggressione, spaccio, microcriminalità e accattonaggio.
Questioni non di certo di lana caprina anzi, per nulla. Problematiche complesse e caratterizzate da molte sfaccettature che spesso la politica locale, tanto quanto quella nazionale, rincorre affannosamente, ad intermittenza, scossa dalla sveglia della mediaticità quando si registrano gli episodi e poco dopo già sonnolente e disinteressata, alla rincorsa del tema caldo offerto dal giorno seguente. La modalità intermittente e insofferente di affrontare questi temi, porta la politica e la comunità in cui essa incide a subire i fenomeni e non a governarli. Ciò non può non indurci a fare una riflessione: cosa chiediamo ai nostri rappresentanti per risolvere tali questioni? La frenesia di un momento o la pazienza di un percorso? Ecco, cari lettori, io credo che il metodo non possa essere secondario all’azione. Va bene agire, è ciò che questi episodi ci impongono, ma è necessario farlo sulla base di un ragionamento, di una programmazione, di una fase di studio e di preparazione certosina.
Rincorrere ed improvvisare fa e crea danni, a tratti anche difficili da riparare. Questo dal mio punto di vista è e sarà il punto nodale della politica dell’amministrazione comunale di Vicenza, questa, signori, è e sarà la sfida che interesserà anche il nostro consiglio comunale quale assemblea elettiva cuore della democrazia cittadina. Una grande sfida: tentare di riappropriarsi della capacità da parte della politica di dirigere e non di farsi dirigere. Uscire dalla ‘cultura della rincorsa’ evocata dalla rapidità di questi tempi e riacquisire un po’ della ‘cultura della pazienza’ nell’affrontare i problemi. Le assemblee elettive come il nostro consiglio servono a questo, a prevenire, programmare, prevedere, costruire con metodo e pazienza. Un impegno serio che anch’io in qualità di capogruppo di opposizione e di consigliere eletto dai miei concittadini cercherò di imprimere, invitando l’amministrazione e la maggioranza attuale a scrostarsi di dosso la voglia di intervenire sulle questioni solo quando esse sono illuminate dalla luce dei riflettori. Migranti, sicurezza, sociale, TAV, PNRR, rilancio commerciale, ambiente, Università come fenomeni e questioni da gestire nell’arco del mandato con cura e costanza, visione e studio e non con l’affanno di chi cerca un voto in più tra le pieghe delle pubbliche preoccupazioni.
Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista, o il buon amministratore nel nostro caso, pensa alle prossime generazioni, amava ricordare il buon Alcide De Gasperi che il Direttore sa starmi particolarmente a cuore. A noi la sfida allora, nella consapevolezza che non c’è destra e sinistra che tenga di fronte alla necessità di rispondere in modo efficace e lungimirante alle esigenze e alle necessità che sono percepite dalla nostra comunità, dalle nostre famiglie, dai nostri giovani, dalla nostra gente. Più pazienza, più costume, più pensiero: ricette antiche di un’arte della politica che va ritrovata e riannodata oggi più che mai.