Il mimo Silvio Berlusconi e il terzo forno

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È noto come il mimo Silvio Berlusconi abbia compromesso, e poi con due parole invalidata, la leadership di Matteo Salvini nella coalizione di centrodestra; è noto come abbia dettato una linea politica personale invece che quella convenuta con gli alleati. Allo stesso modo Matteo Renzi in tv da Fabio Fazio, con mezzora di capolavoro mistificatorio, ha comandato la linea del PD prima di ogni inutile Direzione del partito. Sia nel primo che nel secondo caso non emerge il semplice protagonismo dei due attori, ma la realtà delle due aree di centrodestra e di centrosinistra tenute a freno dai due padroni in caso di eventuali fughe in avanti.

Nel caso cioè che qualcuno dei loro “amici” si faccia tentare dalle oneste richieste del M5S e dia un governo al paese senza di loro. Intanto, è meglio fare politica con la macchina del fango… L’ammonimento di Salvini in puro stile mafioso sul settimanale “Chi“, dove sono state pubblicate le foto della compagna Elisa Isoardi in intimità con un altro Matteo, avvocato romano, fa il paio con il servizio de “Le Iene” che, non si sa se a torto o a ragione, hanno accusato Roberto Fico di non pagare, o almeno, di essere a conoscenza che la sua compagna avesse una colf in nero nella sua casa di Napoli. Pare proprio che le compagne dei nemici di Berlusconi siano i più grandi alleati della sua politica. Difatti, come non ricordare anche Elisabetta Tulliani, coniugata Gianfranco Fini, e i guai procurati al deputato e allora Presidente della Camera da lei e dalla sua famiglia?

L’abilità del ragno di Arcore a rovistare nelle vite degli altri attraverso il suo potente apparato mediatico e col suo enorme capitale privato continua a compromettere la linearità del dibattito politico italiano, costruendo una realtà democratica, a destra come a sinistra, sussidiaria di quella economica.

Nel frattempo si smette di parlare di politica e si racconta dell’ambizione di un 30enne a fare il Presidente del Consiglio, si celebrano valori non politici, come la lealtà, l’invidia, l’amore, valori che fanno parte della sfera delle relazioni private e toccano solo marginalmente quella sociale e pubblica. Così, dopo il successo in Friuli, un popolo fragile e scontento, incapace di decodificare l’enorme teoria di messaggi che i padroni dell’informazione gli propina, firma la possibilità che il Presidente Mattarella aveva tenuto in serbo, il terzo forno.

La via cioè di una maggioranza da trovare direttamente in parlamento attorno a un personaggio indicato dal Presidente della Repubblica e gradito ai partiti, che avrà un programma generico ed enfatizzato da ogni fonte d’informazione. Un programma che consentirà ai padroni della democrazia di fare i loro affari e che rischia di essere approvato anche dalla Lega di Salvini.

Si compirà cioè ciò che era prevedibile fin dall’inizio, il governo di tutti contro il M5S, l’esclusione del popolo dalle decisioni. Non si cambierà la legge elettorale, almeno fino a quando il consenso delle gente per i Pentastellati sarà ancora alto, e l’estremo appello di Luigi Di Maio alla Lega di andare al voto a giugno con un sistema elettorale a ballottaggio, che faccia cioè decidere al popolo il suo governo, sarà l’ennesima richiesta del Movimento a cadere nel vuoto.

Giuseppe Di Maio