La popolazione cinese ha subito un calo demografico l’anno scorso per la prima volta da quando una devastante carestia nell’era di Mao si era abbattuta sulla Cina, un chiaro segnale che il Paese sta affrontando una crisi demografica, aggravata da decenni di politica coercitiva che ha limitato la maggior parte delle famiglie costringendole ad avere un solo figlio.
L’Ufficio nazionale di statistica ha annunciato martedì una diminuzione di 850.000 persone per una nuova popolazione totale di 1,4 miliardi – il primo calo di questo tipo in 60 anni.
Il tasso di natalità ha raggiunto il livello più basso mai registrato: 6,77 per 1.000 persone, inferiore rispetto al 7,52 del 2021. L’ultima volta che la popolazione cinese è diminuita è stato nel 1961, dopo tre anni di carestie causate dalla disastrosa politica industriale del Grande balzo in avanti di Mao Zedong, oltre che da inondazioni e siccità.
Gli sforzi del governo per invertire il calo delle nascite sono iniziati seriamente nel 2016, quando esso ha posto fine alla regola del figlio unico per famiglia, fissando invece la restrizione a due figli.
Ma né questa prima revisione né un ulteriore aggiustamento del 2021, con cui è divenuto lecito avere anche tre figli hanno rallentato la tendenza al ribasso. La Cina deve fare i conti con una forza lavoro in calo che faticherà a sostenere una popolazione che invecchia rapidamente.
Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, quest’anno la sua posizione secolare di nazione più popolosa del mondo sarà probabilmente occupata dall’India.
Sebbene sia stata prevista da tempo, questa inversione di tendenza è arrivata molto prima del tempo: sia i principali studiosi cinesi che le Nazioni Unite avevano stimato, già nel 2019, che la tendenza alla diminuzione sarebbe iniziata solo all’inizio degli anni 2030.
Fonte: The Vision