Immersione nell’arte alla Fondazione Bisazza di Montecchio Maggiore

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L'entrata della Fondazione Bisazza
L'entrata della Fondazione Bisazza

(Articolo da Vicenza Più Viva n. 5, inserto Cool, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Qui è ancora attiva la mostra di Norman Parkinson, fotografo di moda. L’esposizione era stata rinviata più volte durante il periodo della pandemia.

A Montecchio Maggiore si può godere appieno di un’immersione nell’arte di alto livello. Alla Fondazione Bisazza è possibile riempirsi gli occhi ammirando l’esposizione permanente di installazioni di mosaici e di fotografia di architettura. E anche della mostra “Norman Parkinson- Fashion Photography 1948-1968”, ancora accessibile dopo lo sfortunato periodo del Covid che ha costretto a chiudere anche le mostre d’arte più belle. In una stanza a parte si possono ammirare inoltre le opere di Nobuyoshi Araki.

Il pinocchio di Jaime Hayon
Il pinocchio di Jaime Hayon. Foto: Marta Cardini

La storia della Fondazione

La location di Montecchio Maggiore per oltre sessant’anni, ha rappresentato il mondo della famiglia Bisazza. Qui, infatti, nel 1956 Renato Bisazza fondò un’azienda per la produzione di mosaici, inizialmente destinati al rivestimento esterno degli edifici. Da allora le cose sono cambiate in modo significativo e oggi gli spazi che erano destinati alla produzione ospitano la Fondazione, a Vicenza. La trasformazione dell’edificio è opera di Carlo Dal Bianco, il cui mandato era quello di creare ambienti puliti e ordinati senza, però, cancellare le tracce del passato industriale. In risposta alle richieste, l’architetto ha conservato i pavimenti di cemento a vista, le tracce delle vecchie fornaci e ha trasformato le pareti in vetrate che inondano di luce naturale gli interni di altezza vertiginosa. Le undici sale attualmente si estendono su una superficie di circa 6000 mq, più altri 1500 dedicati alle esposizioni fotografiche e di architettura temporanee.

Love over All di Fabio Novembre
Love over All di Fabio Novembre. Foto: Marta Cardini

La Fondazione è un’iniziativa completamente privata e non profit e, più di qualsiasi altra cosa, rappresenta la passione della famiglia Bisazza per l’arte. La sua genesi si può far risalire al 1995, anno in cui fu affidato ad Alessandro Mendini il ruolo di primo direttore artistico dell’azienda. Durante i quattro anni dell’incarico, l’architetto, recentemente scomparso, ha rivoluzionato non solo l’azienda ma soprattutto il campo d’applicazione della tecnica musiva. Mendini, non solo ha utilizzato le tessere musive nei suoi progetti architettonici, come le stazioni della metropolitana di Napoli, il Groninger Museum nei Paesi Bassi e i punti vendita di Swatch e Alessi, ma ha anche avviato le collaborazioni con altri designer, la cui creatività, ispirata da queste tessere minuscole, ha dato vita a mobili, oggetti e installazioni artistiche. Lo scopo era uscire da quell’immagine ristretta, legata alla realizzazione di bagni e piscine. Da allora questa è la linea adottata senza esitazioni da Bisazza. “La collaborazione con designer e architetti contemporanei è parte integrante della nostra azienda- sottolinea Piero Bisazza, presidente della Fondazione-. È un modo per dare ai nostri prodotti la giusta collocazione nel mondo contemporaneo”.

La stanza di Emilio Pucci
La stanza di Emilio Pucci. Foto: m.c.

I mosaici esposti

Arrivando al parcheggio della Fondazione, già colpisce l’entrata: un enorme mosaico che ritrae un roseto. I colori dominanti sono il rosa, il nero e il verde. Poi si entra e ci si immerge in mondo surreale, magico. Si inizia il percorso fra i mosaici tridimensionali, fra cui spicca un enorme pinocchio bianco e nero di Jaime Hayon. Si prosegue con una stanza che riproduce in gigantografia degli oggetti da cucina in argento di Sudio Job, tra cui spicca una teiera. C’è poi una maxi poltrona di Proust, monumentale, coloratissima di Alessandro Mendini, l’automobile “Bisazza Motel” diMarcel Wanders, vari arredo bagno lussuosi in mosaico e i mobili dorati “per uomo” di Alessandro Mendini. Colpisce poi una stanza bianca e rosa con una lunga tavola di Emilio Pucci e il jet set di Jaime Hayon. L’esposizione si conclude con l’enorme maschera argentata e plurisfacettata Godot di Fabio Novembre e con una grande stanza dove è riprodotto il simbolo del cuore ed è presente una mini cooper, sempre ricoperta di mosaici.

mobili per Uomo di Alessandro Mendini
Mobili per Uomo di Alessandro Mendini. Foto: m.c

La mostra di Norman Parkinson

Una delizia per gli occhi è anche la mostra “Norman Parkinson, Fashion Photography 1948- 1968”, che ripercorre vent’anni della fotografia di moda attraverso lo sguardo di Norman Parkinson e di altri quattro fotografi riconosciuti a livello internazionale: Milton Greene, Terence Donovan, Terry O’Neill e Jerry Schatzberg. Le foto, a colori o in bianco e nero, ci fanno immergere nello stile unico di dive e icone della moda e del cinema. Spiccano fra le tante, le foto di Marilyn Monroe e Audrey Hepburn. Si tratta di un viaggio incantevole tra le figure e i luoghi iconici della moda degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.

Audrey Hepburn
Audrey Hepburn ritratta da Norman Parkinson. Foto: m.c.
Mostra di N. Parkinson alla Fondazione Bisazza
Parte della mostra di N. Parkinson alla Fondazione Bisazza. Foto: m.c.

La mostra di Nobuyoshi Araky

Tra foto di nudo femminile e stile “sado-masochista”, le foto potrebbero sembrare un po’ osè e comunque dalla spiccata sessualità. A Tokyo, il 21 febbraio 2009, su uno sfondo di mosaico d’oro, il fotografo giapponese scatta una serie di immagini, finora inedite, commissionate dalla Fondazione Bisazza. Foto di donne giapponesi legate, appese, nude o vestite colpiscono per l’audacia dell’immagine.

Foto di Nobuyoschi Araki
Foto di Nobuyoschi Araki