Immigrazione sulla rotta balcanica, smantellata una cellula criminale pakistana

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TRIESTE (ITALPRESS) – Smantellato un gruppo criminale pakistano attivo nel favorire l’immigrazione clandestina lungo la cosiddetta rotta balcanica. L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo, e dalla Squadra Mobile di Trieste, nonché dalle Polizie Slovena, Croata e Bosniaca, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia per il tramite degli uffici degli esperti per la sicurezza di Lubiana e Zagabria.

L’attività di Polizia è stata finalizzata all’esecuzione di misure di custodia cautelare nei confronti di 7 persone, tutte di origine pakistana, ritenute, al termine di articolate investigazioni dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, parte integrante di un gruppo criminale attivo nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina lungo la cosiddetta rotta balcanica. Gli indagati, oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono ritenuti responsabili di plurimi episodi di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni aggravate. Nel medesimo contesto investigato sono stati tratti in arresto nella flagranza del reato di sequestro di persona a scopo di estorsione ulteriori 2 soggetti di etnia Pakistana e indagati in stato di libertà ulteriori 3 soggetti, tutti facenti parte del gruppo criminale.

Le indagini, svolte dagli agenti del Servizio Centrale Operativo e della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile giuliana, hanno avuto inizio nel febbraio del 2024 a seguito della denuncia presentata da un migrante irregolare di origine indiana, giunto clandestinamente assieme ad altri stranieri in Italia attraverso la rotta balcanica e precisamente attraversando clandestinamente i confini di Bosnia, Croazia, Slovenia e Italia guidati dai passeur attraverso sentieri boschivi. Una volta giunto in Italia il migrante ed un suo connazionale rimasto ignoto, venivano invitati da uno dei passeur dell’organizzazione all’interno di un’abitazione in via Baiamonti, dove, ad attenderli, trovavano due cittadini pakistani regolari sul territorio nazionale i quali li trattenevano a forza nella casa, sequestrandoli per due giorni.

Nel contesto i due cittadini indiani subivano violenze fisiche e psichiche che gli stessi aguzzini documentavano con filmati, inviando poi i video ai familiari delle vittime stanziali in India e richiedendo per la loro liberazione la cifra di euro 2000. Il versamento di denaro è stato poi accertato essere effettivamente avvenuto mediante il circuito di money transfer con più passaggi di denaro transitati in vari stati (Pakistan-Francia-Italia) con l’indicazione di vari destinatari al fine di depistare eventuali controlli di Polizia. Il beneficiario finale delle somme corrisposte è risultato essere un cittadino straniero con regolare permesso di soggiorno e residente a Trieste. L’episodio ha dato il via ad una serie di attività di indagini, dirette dalla DDA di Trieste, che hanno consentito di cristallizzare l’operatività, in ambito locale e lungo la cosiddetta rotta balcanica, di uno strutturato gruppo criminale pakistano attivo nel favoreggiamento e nella permanenza sul t.n. di migranti irregolari. Le investigazioni, protrattesi per diversi mesi, hanno richiesto, oltre a molteplici servizi sul territorio, anche attività di natura tecnica (intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e videoriprese) nonché un costante monitoraggio dei profili social in utilizzo agli indagati.

Estremamente proficue ai fini del positivo risultato finale sono state anche le molteplici interlocuzioni e gli interscambi informativi con la Polizia Slovena e Croata. Proprio tali approfondimenti volti ad acquisire utili informazioni in ordine ad elementi di riscontro alle indagini in atto, hanno consentito poi all’Autorità Giudiziaria italiana di sintetizzare in Ordini di Indagine Europei una serie di richieste per la formale assunzione al procedimento degli elementi di prova raccolti dalle richiamate autorità estere in relazione ai soggetti indagati. Nel corso delle attività oltre a numerosi episodi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono stati acquisiti al procedimento elementi in ordine a gravi episodi di reato commessi da parte di appartenenti al sodalizio in esame, in questa giurisdizione e altrove, in danno sempre di migranti irregolari. È infatti emerso come gli indagati, agendo in gruppo, anche nella zona confinaria di pertinenza della vicina Slovenia, erano soliti commettere rapine e sequestri di persona a scopo estorsivo, in danno di malcapitati migranti, dagli stessi prima condotti sino alla zona boschiva del confine Italiano-Sloveno. Proprio gli approfondimenti investigativi della Polizia Criminale di Capodistria (SLO) verso tali fenomeni delittuosi hanno contribuito affinché, attraverso un proficuo interscambio info-investigativo, si riuscisse poi a ricostruire puntualmente l’organigramma del gruppo criminale investigato. Sulla base delle operazioni tecniche, delle informazioni comunicate dal collaterale organo sloveno e, soprattutto, dagli esiti del costante ed accurato monitoraggio dei profili social di tutti gli stranieri emersi nel corso delle indagini, è stato verificato come i soggetti monitorati fossero, direttamente o per interposta persona, legati tra loro operando in un contesto delinquenziale in danno degli stessi stranieri che si erano a loro affidati per fare ingresso clandestinamente in Italia. Le indagini nel corso dei mesi hanno consentito di ricostruire numerosi trasporti illegali di migranti di varia etnia (pakistana, nepalese, afghana, indiana) dai campi profughi della Bosnia, con particolare riguardo a quello della città di BHIAC verso l’Italia, attraverso i sentieri boschivi di Croazia e Slovenia con destinazione questo capoluogo. È emerso inoltre come, nella città di Zagabria, i clandestini, venivano sistemati in diversi appartamenti dedicati (safe house), piuttosto che in hotel gestiti da soggetti compiacenti in attesa del successivo trasporto verso la Slovenia. Qui, non appena oltrepassato il confine, i migranti venivano istruiti sul come farsi rintracciare dalla Polizia per essere poi accompagnati presso i centri profughi ubicati nella provincia di Lubiana, al cui interno stazionavano altri soggetti legati all’organizzazione criminale investigata il cui compito era quello di assistere i migranti per la prosecuzione del viaggio sino in Italia. Il costo del viaggio variava dai 4000 ai 6000 a seconda della zona di partenza e dei mezzi utilizzati.

A tal proposito, è stato accertato un episodio nel corso del quale tre cittadini indiani irregolari dopo avere preso contatti con un pakistano aderente al sodalizio, stabilmente radicato all’interno del campo profughi di Logatec (SLO), venivano informati da quest’ultimo su come raggiungere Trieste. Il passeur ha messo in contatto i migranti con due suoi connazionali stanziali a Trieste uno dei quali gli dava appuntamento in questa piazza Oberdan per poi accompagnarli presso un appartamento sito in via della Fabbrica dove, ad attenderli, c’era un secondo soggetto di etnia pakistana. Giunti nell’appartamento i tre indiani venivano sequestrati sotto la minaccia di coltelli e picchiati brutalmente con schiaffi e calci, violenze che venivano, dagli aguzzini, documentate con video poi inviati ai familiari delle vittime per ottenere il pagamento del loro riscatto.

Nella circostanza, la tempestiva denuncia di un familiare dei tre malcapitati, giunta in città dalla Lombardia, ha consentito ad operatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Trieste di localizzare in breve termine l’immobile di interesse e quindi intervenire all’interno dell’abitazione interrompendo l’azione delittuosa e procedendo all’arresto in flagranza di reato dei due aguzzini. Al termine delle complesse investigazioni il copioso materiale di rilevanza probatoria raccolto, compendiato in una puntuale informativa di reato redatta congiuntamente da personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Trieste ha determinato il gip del Tribunale di Trieste, sulla scorta delle richieste avanzate dal pm titolare del procedimento, ad emettere sette misure cautelari in carcere.

Due dei provvedimenti hanno visto quali destinatari soggetti localizzati in territorio estero entrambi destinatari di Mandato di Arresto Europeo richiesto dall’autorità giudiziaria italiana. Uno di questi, ritenuto il terminale sloveno dell’organizzazione criminale, è stato tratto in arresto dalla Polizia Criminale di Capodistria all’interno del campo profughi Sloveno di Logatec. Altro indagato, solito muoversi tra la Bosnia e la Croazia, ritenuto il passeur che instrada i clandestini dal campo profughi di Bihac (Bosnia) al confine croato-sloveno è tuttora attivamente ricercato dalle polizie Croata e Bosniaca. I restanti 5 destinatari dei provvedimenti custodiali sono stati rintracciati presso appartamenti siti in questo centro città. Durante il corso delle perquisizioni, a casa di uno dei destinatari dei provvedimenti, è stato individuato un cittadino pakistano di circa 30 anni in possesso di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina, arrestato in flagranza di reato. Le perquisizioni hanno altresì permesso di acquisire al procedimento utile materiale probatorio, quali passamontagna, tirapugni e coltelli.

– foto ufficio stampa Polizia di Stato –

(ITALPRESS).