
“Finche non lo imbarcano, io non riapro”. Sono le parole di Margherita Parolin, la titolare del negozio di corso Fogazzaro che ha chiuso “per paura” dopo che il suo persecutore, che era stato preso ed espulso dal Paese, non è stato trattenuto al Centro per il rimpatrio di Gradisca, per non meglio precisate ragioni di salute, ed è di nuovo a Vicenza dove già si è rifatto vedere dalle parti del negozio già preso di mira.

Il caso è arrivato alla stampa nazionale e al Parlamento, con l’interrogazione ministeriale del senatore Pierantonio Zanettin, e nei confronti della negoziante è arrivata la generale solidarietà da tutti i partiti “Destra, sinistra, alto, basso” ha confermato la diretta interessata, che nonostante tutto non ha perso spirito e vivacità. Ne è prova il fatto che nel primo pomeriggio di oggi, sotto la candela ozonica delle 14.30, attenta e numerosa è stata la partecipazione alla conferenza stampa davanti al negozio “chiuso per paura”, indetta da Impegno per Vicenza presente con diversi rappresentanti, guidati da Michele Dalla Negra e Stefano Notarangelo, che assieme all’indomita titolare del negozio hanno fatto il punto della situazione.
Soprattutto la questione più evidente, ha spiegato Michele Dalla Negra, è la necessità di un maggiore presidio del territorio. le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma non sono abbastanza, eppure è dimostrato che la sola presenza di auto della polizia o di corpi militari sono un deterrente per i piccoli criminali. “Certo – ha ricordato Stefano Notarangelo – dobbiamo anche proporre delle soluzioni: bisogna anche risolvere le criticità carcerarie, e per certi tipi di reato trovare delle soluzioni alternative, trovare dei percorsi come i lavori socialmente utili, volendo trovare le soluzioni, le risorse ci sono.” Notarangelo poi non si è risparmiato una frecciata: “È tempo di finirla di esserci quando il problema è risolto e di nascondersi quando le cose vanno male. Siamo davanti ad una attività mediatica senza precedenti di poca sostanza e sola apparenza”.
Margherita Parolin ha confermato di avere ancora fiducia nelle istituzioni, nonostante tutto: “Se non ci fossero loro io non sarei qui. Questa esperienza mi ha portato tanta solidarietà e mi ha anche fatto capire che Vicenza, almeno un po’, mi vuole bene”.
Michele Dalla Negra proprio prendendo spunto dalle parole della commerciante ha sottolineato l’importanza di non voltare le spalle: “Invitiamo la cittadinanza a non voltarsi, a chiamare le forze dell’ordine. I cittadini vivono un senso di abbandono, ma è importante che loro stessi diventino presidio. Poi naturalmente, torno a ripeterlo, bisogna che aumenti la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, altrimenti la situazione non cambierà”.
Bez e Pizzolato: una situazione intollerabile
Sul tema sono intervenuti anche i consiglieri comunali Giacomo Bez, capogruppo Pd ed Elia Pizzolato, Capogruppo dei Civici per Vicenza, ribadendo l’assurdità di una situazione per cui il lavoro fatto dalle forze dell’ordine sia stato cancellato con un colpo di spugna facendo tornare la situazione a com’era prima.
“Serve uno Stato che protegga davvero chi rispetta le regole – ha affermato Bez – non che li esponga nuovamente al pericolo a causa di un sistema inefficace. Accanto all’indignazione, serve anche il coraggio della verità: oggi esistono ostacoli concreti ai rimpatri, spesso legati alla pericolosità del soggetto da espellere. È una realtà inquietante, che ci dice che alcune persone vengono ritenute troppo pericolose perfino per essere fatte salire su un volo di linea. Ma è altrettanto inquietante che, dopo quasi tre anni al Governo, la destra continui a riempire televisioni e giornali di propaganda sulla sicurezza e poi, nei fatti, non riesca nemmeno a garantire che un soggetto pericoloso venga effettivamente espulso. Meno proclami, più serietà, più responsabilità.”
Pizzolato poi ha difeso il Sindaco Possamai, ricordando che né il primo cittadino né l’amministrazione Comunale hanno competenze sulle espulsioni, i rimpatri e la gestione dei CPR: “È quanto mai opportuno che venga aperto un tavolo urgente tra Ministero dell’Interno, Prefetture e Comuni per trovare soluzioni reali e attuabili in questi casi, ma anche per avviare un processo strutturale di inclusione effettiva ed efficace di chi nel nostro paese vuole vivere, studiare, lavorare”.
La vicenda che ha coinvolto Margherita Parolin e il suo negozio Maison Marguerite, hanno evidenziato i due capigruppo, tocca un nervo scoperto del sistema: “È semplicemente inaccettabile che una cittadina si trovi costretta a chiudere un’attività commerciale per paura, mentre la persona ritenuta pericolosa non solo è ancora in libertà, ma si presenta di nuovo davanti al suo negozio, impunemente.” Un paradosso da affrontare a livello nazionale e internazionale: “Se una persona rappresenta un rischio per l’ordine pubblico, allora deve essere allontanata in modo efficace e definitivo dal nostro territorio. Serve un cambio di passo a Roma, serve il coraggio di mettere mano alle norme e agli strumenti, perché non è accettabile che l’inerzia legislativa e diplomatica ricada sulle spalle dei cittadini. La sicurezza – concludono Bez e Pizzolato – non è una concessione: è un diritto.”