In attesa di emanazione ancora 641 decreti attuativi tra cui quelli del Fondo di ristoro per i soci BPVi e Veneto Banca: vergogna!

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Sono 641 i decreti attuativi che Matteo Renzi, 251 quelli del suo governo, e Paolo Gentiloni, altri 390, hanno lasciato in eredità al governo Conte per cui, se dovessimo valutare l’azione dei nostri parlamentari e della connessa burocrazia sulla base dei provvedimenti di questo tipo, indispensabili per rendere operative le leggi di riferimento, altro che taglio di vitalizi! Bisognerebbe parlare ed attuare, senza decreti intermedi ovviamente, il taglio degli emolumenti a questi monumenti del non fare che rendono ancora incomplete e inattuabili molte leggi chiave dell’ordinamento civile.

Come la ormai tristemente nota, e attesa, legge 205 del 27 dicembre 2017 che istituisce il Fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari tra cui, le più dannegggiate, quelle, oltre 200.000, colpite dai crac di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Tra le leggi di fatto inefficaci anche se spesso sbandierate come conquiste di questo o quel partito o movimento o, addirittura, di tutti i gruppi parlamentari, come nel caso dei dovuti ristori ai soci truffati delle banche promessi, guarda caso, prima delle elezioni e ora ibernati, ci sono numerose leggi di bilancio, come proprio la 205, che, per loro natura, richiedono un elevato numero di decreti attuativi, magari complessi, ma spesso, come nel caso che abbiamo appena citato, quella che pare mancare o, si teme, cambiare è la volontà politica.

Il dubbio, atroce, che viene, visto che i decreti attuativi della 205, dovevano essere emanati entro il 30 marzo 2018, a cavallo dell’insediamento del Governo del Cambiamento, è che il freno esistente (innestato?) presso il Consiglio di Stato oltre che a una manifesta lentezza e inefficienza della macchina statale sia dovuto a un sadico gioco per il consenso da parte dei parlamentari della magioranza attuale. Dio non voglia che stiano pensando così: “buttiamo a mare la 205 così poi facciamo un’altra legge di cui potrà prendere merito solo la nostra parte politica!“.

Quella che, in questo caso, tutto dice di voler cambiare meno l’atavica abitudine a muoversi sulla pelle dei cittadini: 208 mila soci, che vuol dire fino a 208 mila famiglie e oltre 160.000 ultrasessantacinquenni: una vera vergogna a dir poco!

Per giustizia anche verso tutti gli altri cittadini, alcuni per giunta coincidenti con i 208.000 di cui sopra, che aspettano che altre leggi siano veramente applicabili una volta emanati i relativi 641 decreti attautivi, che riguradano di tutto, dalla riforma della Giustizia, al ddl Concorrenza, passando per la Green economy, ecco un check della situazione fatto da… Il Fatto Quotidiano.

 

TORNA ONLINE IL SITO PER IL MONITORAGGIO – Nei giorni scorsi, dopo un periodo in cui era inaccessibile, è tornato online il sito dell’Ufficio per il programma di governo (Upg) della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sulla piattaforma è stato pubblicato il primo report dell’ufficio sotto la guida dell’esecutivo Conte. “Si tratta di una piattaforma fondamentale per monitorare l’iter dei decreti attuativi” spiega l’osservatorio civico Openpolis che, proprio a giugno, aveva chiesto all’esecutivo gialloverde di rimettere online il sito. Nel primo report, oltre a fare il punto sul primo mese di governo (9 sedute del consiglio dei ministri e 12 provvedimenti deliberati), viene anche aggiornata la situazione ereditata dalla legislatura precedente.

COSA RESTA DA FARE – Le leggi e i decreti legislativi adottati dall’esecutivo Renzi hanno richiesto in totale 840 provvedimenti attuativi. Il 70 per cento di questi (589) è stato già adottato. “Per quanto riguarda invece la squadra guidata da Paolo Gentiloni – spiega Openpolis – erano previsti nel complesso 564 decreti attuativi”. Di questi sono stati adottati 174 (il 30 per cento). Il risultato è che sono molte le leggi chiave della scorsa legislatura che restano ancora incomplete. “Il governo Conte – aggiunge l’osservatorio – dovrà quindi decidere quanti e quali energie dedicare a perfezionare il lavoro lasciato a metà dai suoi predecessori, visto che alcuni provvedimenti chiave risultano ancora incompleti”. Tra questi, numerose leggi di bilancio: quella del 2015 (governo Renzi) necessita ancora di 14 decreti attuativi su 85 previsti, quella del 2016 (governo Renzi) di 23 su 125, quella del 2017 (governo Renzi) 21 su 77 e, infine, quella del 2018 (governo Gentiloni) 97 su 149. In totale, quindi, solo per le quattro leggi di Bilancio restano da adottare 155 decreti attuativi.

DALLO SBLOCCA ITALIA DI RENZI AL DECRETO FISCALE DI GENTILONI – Molti altri provvedimenti sono nella stessa situazione e, alcuni di essi, hanno occupato il dibattito pubblico per numerose settimane. “Per il governo Renzi si possono citare sia lo Sblocca Italia – spiega Openpolis – a cui mancano ancora 6 decreti attuativi sui 38 previsti, sia il decreto banche (4 su 7)”. Restano da adottare, poi, la metà dei 30 decreti attuativi previsti per il Nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 50/2016), altri 9 decreti (su 31) per la legge 221/2015 sulla Green economy, altri 3 (su 28) per la 107/2015 la ?Buona scuola’ e 5 (su 8) per quanto riguarda il decreto legislativo 45 del 2014 sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Necessitano, invece, di un solo decreto diverse norme, tra le quali il decreto competitività, la legge sulla violenza negli stadi, la riforma della Giustizia. Per l’esecutivo Gentiloni ci sono, tra gli altri, il ddl concorrenza (ancora 8 provvedimenti attuativi da adottare su 13) e il decreto fiscale (11 su 19). Sono stati adottati solo due, poi, dei 15 decreti previsti dal decreto legislativo 147/2017 sul Reddito di inclusione e il contrasto alla povertà. Resta in stand by il Codice dell’amministrazione digitale (decreto legislativo 217/2017) che di decreti attuativi ne prevede sette. “I provvedimenti attuativi possono avere delle scadenze temporali entro cui essere adottati – ricorda l’osservatorio civico – Più tempo passa, più rischiano di scadere i termini previsti per l’adozione, più è probabile che una legge rimanga tronca”.

Da IL Fatto Quotidiano