
ROMA (ITALPRESS) – L’Occidente “deve scegliere la politica giusta, sostenere il popolo iraniano e il suo movimento di resistenza democratica”, per rovesciare il regime in Iran e stabilire in quel Paese una Repubblica democratica. E’ l’opinione di Hossein Abedini, vicepresidente dell’Ufficio britannico del Consiglio nazionale di resistenza iraniana (Ncri), in un’intervista concessa all’Agenzia Italpress.
“La situazione in Iran è attualmente molto instabile. Sappiamo tutti che ci sono quattro principali preoccupazioni riguardo all’Iran. La prima è la spaventosa situazione dei diritti umani, che sta peggiorando, soprattutto dopo la guerra dei 12 giorni tra Iran e Israele, con il regime che teme la sua opposizione”, ha osservato Abedini. “Ci sono state molte esecuzioni sotto Masoud Pezeshkian, il cosiddetto presidente ‘liberale’, o almeno così hanno cercato di dipingerlo. Sono già state giustiziate 1.450 persone. E secondo Amnesty International e le altre organizzazioni per i diritti umani, il numero delle esecuzioni è almeno raddoppiato rispetto allo scorso anno”, ha proseguito.
La seconda questione, secondo il vicepresidente dell’Ufficio Ncri a Londra, “è il terrorismo del regime, che sta peggiorando. Internamente, sia i dissidenti iraniani che i cittadini stranieri sono presi di mira”. La terza questione è “la spaventosa ingerenza del regime negli affari di altri Paesi islamici mediorientali e la quarta è la questione delle armi di distruzione di massa, il nucleare, che tutti sanno essere un grosso grattacapo per la comunità internazionale”.
Abedini è giunto a Roma in occasione di due conferenze internazionali dedicate alla situazione in Iran, una il 30 luglio presso la Sala Regina della Camera dei Deputati e la seconda il 31 luglio presso il Palazzo dei Congressi. “Tutti sanno che il regime è su un pendio scivoloso verso la sua fine. Questo regime crollerà, non c’è dubbio. Ma ciò che conta è capire quale può essere la soluzione”, ha osservato Abedini, lui stesso bersaglio di numerosi attentati da parte del regime iraniano.
“Sono stato molto fortunato a sopravvivere, sono stato colpito al petto e all’addome. Ho dovuto subire molti interventi chirurgici e sono rimasto in coma per quasi 50 giorni. E anche quando ero in ospedale, hanno provato due volte a ‘portare a termine il loro lavoro’. Ma, in ogni caso, miracolosamente, sono sopravvissuto. E ne ho dato conto sulla stampa mondiale”, ha commentato Abedini. Alla domanda su cosa faccia così paura al regime per portarlo a organizzare attentati del genere, il membro della resistenza non ha dubbi. “Sanno che il nemico del regime è dentro l’Iran, è lo stesso popolo iraniano, ed è per questo che hanno così tanta paura. Per questo vogliono assicurarsi di giustiziare le persone all’interno dell’Iran o di assassinare i cittadini iraniani fuori dal Paese”, ha precisato Abedini. Riguardo alla guerra “dei 12 giorni”, che ha visto attacchi da parte di Israele prima e degli Usa poi ai siti nucleari e militari di Teheran, l’esponente del Ncri ritiene che “siano, purtroppo, il risultato di una politica sbagliata adottata da molti Paesi occidentali per decenni, la politica di conciliazione, come la chiamiamo noi”.
Per Abedini “non si può rovesciare una dittatura dall’alto con i bombardamenti. Questo regime deve essere affrontato con fermezza dalla comunità internazionale, e i Paesi occidentali devono schierarsi dalla parte del popolo iraniano”. La presidente eletta della resistenza iraniana, Maryam Rajavi, “ha parlato di una terza opzione, che dice no a politiche concilianti, no alla guerra, ma sostiene il popolo iraniano e il movimento di resistenza iraniano per liberarsi da questa brutale dittatura”, ha spiegato ancora Abedini.
“Non stiamo chiedendo soldi o armi ai Paesi occidentali. Chiediamo solo loro di essere risoluti, forti nei confronti di questo regime, di porre fine a questa politica di conciliazione adottata in questi quattro decenni”. Una politica, secondo l’esponente Ncri, “molto controproducente, che ha solo reso il regime più sfacciato e aggressivo nell’acquisire una bomba nucleare, così come nell’uso dei Proxies in tutta la regione, e anche nelle politiche omicide all’interno dell’Iran, nelle esecuzioni. Sono 120.000 i membri e sostenitori dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, il principale movimento di opposizione, giustiziati negli ultimi quattro decenni. Non stiamo parlando di numeri, ma di esseri umani, di coloro che hanno scelto la via della resistenza e che sono stati giustiziati”, ha proseguito Abedini.
“L’Occidente deve ora scegliere la politica giusta, sostenere il popolo iraniano e il suo movimento di resistenza democratica, per rovesciare questo regime e stabilire una Repubblica democratica che, come sapete, come previsto dal piano in 10 punti di Maryam Rajavi, parla di un Iran libero da armi nucleari o di distruzione di massa, senza pena di morte, senza esecuzioni, di un Iran in cui uomini e donne possano essere liberi e assolutamente uguali e credere nella coesistenza con tutti i vicini della regione”, ha concluso.
-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).