
Vicenza si prepara a ospitare, dal 12 al 14 settembre 2025, la prima edizione di Italia-America Friendship Festival, un evento ideato per rinsaldare i legami culturali e istituzionali tra Italia e Stati Uniti. Ma mentre l’amministrazione comunale, con in testa il sindaco Giacomo Possamai, promuove la manifestazione come occasione di apertura e dialogo internazionale, in città si accende lo scontro politico.

Azione Vicenza si schiera convintamente a favore dell’iniziativa attraverso le parole della sua segretaria cittadina Francesca Carli: «Diciamo sì alla cultura della libertà e della democrazia, no alle strumentalizzazioni ideologiche dell’antiamericanismo». Secondo Azione, l’atlantismo non è una semplice scelta geopolitica, ma un riferimento identitario: «La sicurezza e la prosperità del nostro Paese – spiegano – passano anche da una relazione solida con gli Stati Uniti. Ma non si tratta di una fedeltà cieca: ogni amministrazione va valutata per la sua aderenza ai principi fondanti dell’alleanza, come lo Stato di diritto e la libertà dei popoli».
Una posizione che sottolinea come il Festival, nel contesto delle rinnovate tensioni globali alimentate dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, rappresenti un gesto simbolico importante, ma che va letto con pragmatismo e coerenza, senza indulgere in nostalgie né in populismi.

Ma diametralmente opposta è la lettura del Partito della Rifondazione Comunista, che su iniziativa della sua federazione vicentina ha ottenuto l’approvazione unanime di un Ordine del Giorno del Comitato Politico Nazionale (CPN) contro l’Italia-America Friendship Festival. «Quella festa – si legge nel documento – è un’offesa a una città che ha sempre espresso la propria vocazione antimilitarista. È una provocazione politica e un gesto di servilismo guerrafondaio».
La critica più dura riguarda la presenza della base militare statunitense Dal Molin (Del Din, ndr), da sempre contestata dalla sinistra radicale: «Quella base è simbolo di occupazione e compromissione del territorio, realizzata con deroghe e militarizzazione. Noi – ribadiscono da Rifondazione – siamo per l’amicizia tra i popoli, non per l’imperialismo mascherato da diplomazia culturale».
Nel documento, i cui primi 5 firmatari del CPN del PRC sono Silvia Stocchetti, Fiorenzo Fasoli, Monica Coin, Alessandro Modolo, Giuseppe Palomba, si propone non solo di chiedere l’annullamento dell’evento, ma anche di organizzare una manifestazione pacifista di protesta durante i giorni del Festival, in coordinamento con comitati civici e associazioni per la pace.
A tre mesi dall’evento, dunque, Vicenza si trova ancora una volta a essere crocevia e simbolo di una frattura nazionale: tra chi legge il legame con gli Stati Uniti come presidio di libertà e chi lo considera un’imposizione militare e politica da respingere.
Il dibattito è aperto. E destinato a salire di tono.